Lettere a Iacchite’: “Vi spiego perché la giustizia e lo stato non tutelano le persone oneste”

Sono Ottavio Cozza e vorrei raccontare una terribile vicenda di cui sono stato vittima innocente.

Correvano gli anni Novanta e la disoccupazione in Calabria era sempre stata prassi, a meno che non ti rivolgevi ad un politico di turno per risolvere questo problema.

Purtroppo la mia indole e la mia cultura, sin da ragazzino, mi hanno portato a frequentare ambienti alternativi nei quali si combatteva ogni forma clientelare, cercando di dare risalto alle proprie potenzialità in un territorio precario di idee e di iniziative.

Cosi decisi di andarmene a Napoli ad imparare l’arte della ceramica in una citta’ piena di creatività e socialità.

Intanto in Calabria si aprivano nuovi orizzonti per i giovani disoccupati, grazie a ‘Sviluppo Italia’ , con l’apertura di nuove sedi informative su finanziamenti pubblici destinati a giovani imprenditori.

Fu così che terminato il corso di ceramica a Napoli, feci domanda per accedere al ‘prestito d’onore‘. Frequentai un corso di circa tre mesi e fui ammesso al finanziamento per iniziare una nuova attività.

Nell’anno 2000 finalmente ero titolare della ‘Free Art Store‘, laboratorio artigianale ed artistico nel centro storico di Cosenza, per la lavorazione della ceramica e del legno.

Il mio negozio si trovava in piazza Tommaso Ortale, di fronte alla chiesa di San Gaetano.

Era una delle poche attività artistiche-artigianali che si trovava nella zona, ma era solo l’inizio, e proprio in quel periodo, il sindaco Giacomo Mancini stava realizzando la trasformazione del centro storico di Cosenza, incentivando le persone ad investire in forme culturali in quell’area.

Ad inizio attività, ciò che facevo era molto apprezzato dalla gente, infatti fui contattato da scuole, comuni ed associazioni di tutta la provincia nella progettazione ed esecuzione di laboratori creativi all’interno dei loro territori.

Ben presto però presi coscienza del posto in cui mi trovavo e di tutti i problemi che lo circondavano. Intorno al 2002-03, visti i problemi di disciplina stradale, ordine pubblico e vivibilità, che pesavano sull’economia delle attività esistenti, insieme ad altri operatori commerciali del centro storico e cittadini residenti, più volte andammo ad esporre i nostri problemi al sindaco Catizone e alla sua giunta.

Eravamo esausti dal clima che si viveva, per non parlare dell’assenza di persone del luogo e di turisti che dovevano frequentare la città vecchia e le sue potenzialità storico-artistiche e quindi sostenere la nostra economia.

Voglio sottolineare il grande caos di automobili che transitavano e parcheggiavano dove volevano, senza alcun rispetto per chi lavorava, addirittura davanti alle porte delle attività senza lasciare passaggio.

Così la notte del 24 gennaio 2006 una macchina parcheggiata davanti alle vetrine del mio laboratorio, in piena zona rimozione, prendeva fuoco verso le 3 di notte, danneggiando la mia bottega e tutto lo stabile.

Fui costretto a chiudere la mia attività restando moroso nei confronti di Sviluppo Italia e dell’Inps, in attesa di un risarcimento.

La notte dell’incendio intervennero i vigili del fuoco ed i carabinieri e trovarono una presunta bottiglietta che avrebbe potuto contenere liquido infiammabile, nei pressi dell’automobile in fiamme.

La mia bottega era devastata, vetrine in vetro blindo sciolte. Il fuoco era entrato all’interno e molte attrezzature, e materiali, distrutti ed anneriti.

La mia asscurazione era scaduta da circa 20 giorni, dopo un contratto di 5 anni.

Così mi affidai alla giustizia per avere un giusto risarcimento, nella speranza di poter rimettere in sesto la mia attività e continuare.

Sono passati 10 anni, tra indagini, perizie, udienze e testimoni e alla fine la sentenza qualche settimana fa.

In pratica, essendo ‘presumibilmente’ un’azione dolosa, così definita dal giudice, perché i carabinieri rinvenivano una bottiglietta di plastica nei pressi, io non ho diritto a risarcimento ne da parte dell’assicurazione della macchina ne tantomeno da parte del proprietario della stessa, con la compensazione delle spese processuali.

Allora mi chiedo: ma in uno stato di diritto è possibile che una persona che paga le tasse, mentre dorme la notte, a casa sua, gli distruggono le proprie cose e nessuno ha responsabilità?

Esistono i fondi antiracket o antimafia, ma il mio caso non rientra neanche in questi perché non è stata un’azione diretta da malavitosi nei miei confronti, ne tantomeno ho avuto richieste estorsive che non ho mai denunciato.

Intanto dal 2006 sono rimasto nuovamente inoccupato senza alcuna forma di reddito, e sempre piu arrabbiato nei confronti di una giustizia e di uno stato che non tutelano le persone oneste che lavorano.

All’eta di 45 anni circa chi potrà offrirmi un lavoro? Come fare ad andare avanti nel sistema in cui oggi viviamo?

Probabilmente ho sbagliato ad essere un onesto cittadino !

Ottavio Cozza