Sistema Rende/Cosenza: ma Granieri lo sa?

Dario Granieri

L’operazione della DDA segna finalmente un punto a favore per i cittadini.

I PM antimafia, nell’eseguire le ordinanze di custodia cautelare validate dal GIP di ieri, in sostanza dicono quello che ogni rendese e cosentino sa da sempre: Sandro Principe e compari sono corrotti fino all’osso.

Certo è che la colpevolezza o meno degli indagati dovrà essere acclarata in una aula di tribunale. Secondo riti e formule processuali, tipiche di uno stato di diritto. Ma nessuno può confutare i dati storici dell’amministrazione Principe.

La sua politica, per quanto aveva organizzato la cittadina sul modello svizzero, tutta pulitina e dove nessuno butta carte o cicche a terra, è sempre stata incentrata sulla speculazione edilizia e sulle tangenti. La commistione tra Comune e cosche è sempre stata sotto gli occhi di tutti. Solo chi non voleva vederla non l’ha vista.

Questo al di là dei giusti riscontri investigativi che l’accusa dovrà produrre e che un tribunale ed un giudice terzo dovranno valutare. I cittadini onesti, avvocatoni e giuristi della domenica permettendo, sanno bene quanta verità c’è nelle carte dei giudici, quando dicono che al Comune c’è la mafia. Un riscontro popolare che vale più di mille sentenze. Che non vuol dire appellarsi alla giustizia sommaria. Ma nemmeno si può dire che questa commistione è frutto di fantasia di qualche PM.

Sandro Principe
Sandro Principe

Esistono verità storiche che nessuno può smontare quali: che Principe e tutta a razza politica sua fossero degli intrallazzini è cosa più che provata, perchè tutti gli abusi amministrativi di cui si sono macchiati, sono palesi ed evidenti. Anche agli avvocatoni.

Il consiglio comunale di Rende, negli ultimi vent’anni è stato usurpato, con la scusa della politica, da una banda di costruttori il cui unico scopo era quello di arricchirsi speculando per avere una corsia preferenziale nella farraginosa macchina burocratica amministrativa. Per dire questo non serve nessuna sentenza. E non si infrange nessun garantismo. I palazzi stanno lì. Basta munirsi di un metro e misurare le distanze, ad esempio, tra palazzi o la larghezza dei marciapiedi, per capire l’illegalità diffusa.

fiume

Nessuna regola o iter amministrativo è stato, nella costruzione di centinaia di palazzi, rispettato. Capisco chi oggi si lancia nel più classico garantismo d’accatto che ovviamente tira fuori solo quando si tratta di politici potenti e corrotti. Guandandosi bene dall’esserlo, garantista, quando si tratta di spacciatori che vengono arrestati senza droga, e ladri di polli vari. Per loro il garantismo non vale, perché non hanno la stessa “autorevolezza” dei politici mafiosi, nonché lo stesso denaro.

Detto questo, viene da chiedersi rispetto a tutto questo malaffare la procura di Cosenza che fa? Che ha fatto? Possibile che non si sono mai accorti di quello che succedeva e succede al comune di Rende così come succede al Comune di Cosenza? Che dicono Granieri, Tridico, e compari? Hanno mai svolto un indagine in tal senso? Si sono mai occupati di mafia e politica? O per loro questo connubio non esiste?

Il pm Tridico, garanzia per i potenti
Il pm Tridico, garanzia per i potenti

E ancora, possibile che nessuna informativa della Mobile, dell’Anticrimine, sulla situazione di Rende e Cosenza, sia mai pervenuta sulla scrivania del procuratore di Cosenza? Può anche darsi che i poliziotti non si siano mai accorti di questo andare a braccetto tra politici e malandrini, e non hanno mai scritto niente in proposito. Per cui, che ne può sapere quell’incorruttibile di Granieri se nessuno lo informa che a Cosenza c’è la mafia?

Del resto, se tutta la città li ha visti insieme, politici e malandrini, vuoi che qualche poliziotto onesto non li abbia visti anche lui e segnalati in procura? Ma, a come stanno le cose, pare proprio che non esista nessun informativa e nessuna segnalazione.

Il dato si ricava dall’assenza totale di inchiesta o processi, portati avanti dalla procura di Cosenza sulla questione politica/mafia. Dunque, se nessun poliziotto ha mai segnalato niente a Granieri e Tridico, giustamente i due pensano che la mafia a Cosenza non esiste. E così si concentrano a fare altro, tipo: perseguitare la libera stampa.

Capiamo che Granieri, poverino, non può avere la sfera di cristallo, per capire se c’è davvero questa mafia da noi o meno. Né si può pretendere che lo stesso vesta i panni di investigatore per poi mettersi a pedinare in prima persona guappi e politici marpioni.

O studia la strategia e coordina gli uffici, per lottare come solo lui sa fare contro il crimine, o passa la giornata, travestito da buffone (per non farsi notare) in strada a seguire ed intercettare gli indagati. Questo ad un procuratore del suo livello non si può chiedere. E’ compito della polizia giudiziaria fare questo, certo, su input del procuratore, ma la questura può agire anche in maniera autonoma, se vuole, “investigativamente” parlando.

Poiché ha l’obbligo di relazionare, periodicamente, sul malaffare del territorio. E poi chi più della questura conosce il territorio e la geografia mafiosa connessa ad esso e più di tutti sa chi sta con chi. Conosce storie e movimenti delle cosche locali. Possiede una rete di informatori straordinaria a Cosenza. Potrebbero aiutare se volessero questo povero procuratore che è l’unico in Italia a non conoscere il fenomeno ‘ndranghetistico”, nonostante diriga una procura di frontiera come quella di Cosenza, dove tale fenomeno è altamente conosciuto.

Delle due l’una: o il questore non si è mai posto il problema della mafia nelle amministrazioni di Cosenza e Rende, perché pensa che non ci sia (la mafia, viatu a iddru), e quindi niente informative in tal senso; oppure qualcuno (birbantello) in procura cestina sistematicamente le informative che giungono dagli uffici di polizia giudiziaria, per non farle leggere a quell’incorruttibile di Granieri che se edotto non perderebbe tempo ad applicare la Legge.

Perché è della sua incorruttibilità che più di ogni altra cosa il Granieri va fiero, solo che a pavoneggiarsi troppo su questo, si è dimenticato della Giustizia. Ma è cosa di cui francamente si può fare a meno, non possiamo essere perfetti. Del resto “Se il giudice fosse giusto (dunque perfetto) il criminale non sarebbe colpevole”. Meglio un giudice con qualche difetto, che un criminale innocente (il che, è un evidente ossimoro).

GdD