Tallini e il clan Grande Aracri: voti e l’assunzione del figlio in cambio del suo intervento per le autorizzazioni a Farmaeko

Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria fino al giorno in cui è stato arrestato da Gratteri (ma col cacchio che s’è dimesso da consigliere…) e tornato in Consiglio tra gli applausi dei colleghi, è abbastanza in paranoia in questi giorni dopo l’ufficializzazione del pentimento del boss Nicolino Grande Aracri. Eh già, perché se parla “zio” Nicola – e non si vede proprio perché non debba parlare di lui – Gratteri non faticherà neanche un po’ a rimetterlo dove si merita. Per il momento, dunque, ci limitiamo a raicordare in che cosa è incappato qualche mese fa il pessimo Tallini.

Le accuse nei suoi confronti, per ora, si limitavano al fatidico “articolo 416 bis”. Non fa organicamente parte del clan Grande Aracri di Cutro ma nell’ordinanza si specifica chiaramente qual è il suo ruolo, tale da determinarne l’arresto da parte della Dda di Catanzaro. Dolce musica per le nostre orecchie. 

“… Concorreva nella partecipazione all’associazione di ‘ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro in quanto, in qualità di assessore regionale fino al 2014, e quindi candidato alle elezioni regionali del 2014, e successivamente quale consigliere regionale, forniva un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa, promettendo e assicurando in cambio del sostegno elettorale – promesso ed attuato da parte del sodalizio – la sua disponibilità nei confronti dell’organizzazione ‘ndranghetistica, al fine di garantire ai referenti del sodalizio medesimo, le condizioni per l’avvio prima e l’effettivo esercizio poi, dell’attività imprenditoriale della distribuzione all’ingrosso dei prodotti farmaceutici, onde realizzare lo scopo del sodalizio del controllo della specifica attività economica.

In particolare, intervenendo presso gli uffici pubblici, al fine di agevolare e accelerare l’iter burocratico per il rilascio delle necessarie autorizzazioni nella realizzazione del “Consorzio Farma Italia” e della società Farmaeko Srl, che prevedeva la distribuzione dei cosiddetti “medicinali da banco” sul territorio nazionale, promuoveva la nomina del responsabile del relativo ambito amministrativo regionale e concorreva ad indurre i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione.

Ancora, pur consapevole dei reimpiego dei capitali illeciti, provenienti dal delitto associativo di stampo ‘ndranghetistico, concorreva nei progetti commerciali inerenti la distribuzione dei farmaci, ed imponeva, nella struttura societaria Farmaeko Srl, l’assunzione e l’ingresso, quale consigliere, del proprio figlio Giuseppe Tallini, così da contribuire all’evoluzione imprenditoriale del Consorzio Farmaceutico, fornendo il suo contributo nonché le sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare. In tal modo rafforzava la capacità operativa del sodalizio nel controllo di attività economiche sul territorio, incrementando la percezione della capacità di condizionamento e, correlativamente, di intimidazione del sodalizio, accrescendo la capacità operativa e il prestigio sociale e criminale…”.