Tangentopoli, saltano le coperture di Paolini

O si conclude oggi o è meglio lasciar perdere. Meglio ritirarsi e attendere da buon cittadino gli esiti della giustizia. E’ questo il consiglio che qualcuno nella tarda serata di ieri ha fatto giungere a Paolini in pellegrinaggio a Roma per capire se la situazione che lo vede coinvolto nelle dichiarazioni del pentito Foggetti, e non solo, si può apparare. Gli spiragli sembrano essere pochi.

La manovra per coprire Paolini c’è stata, ma pare che non abbia sortito alcun effetto. Colpa nostra che abbiamo anticipato il movimento messo in atto da Paolini. Che da giorni si sta adoperando per tranquillizzare i suoi alleati, confortato da alcuni pezzotti romani, che lui in questa storia dell’inchiesta sul voto di scambio a Cosenza non c’entra niente.

Continua a dire che lui non riceverà nessun avviso di garanzia, garantito. Per cui può essere uno dei candidati alle primarie del PD senza correre il rischio di trovarsi dentro una inchiesta antimafia.

Questo è quello che gli hanno chiesto gli alleati: Enzo, sei sicuro di questo? Lui ha giurato di sì. Ma, come dicevamo ieri, chi ha potuto dire una cosa così segreta all’avvocato? Uno spiffero che ha reso Paolini talmente sicuro da poter fare la voce grossa con i suoi alleati: state tranquilli, io non avrò problemi, fidatevi.

I contatti avuti da Paolini con esponenti romani di rilievo del PD sono stati diversi. La cosa che ha fatto per primo è stata quella di procurarsi gli atti relativi alle audizioni della commissione parlamentare antimafia in vista a Cosenza, capeggiata da Rosy Bindi, ve la ricordate?

fava bindi

La commissione ascoltò, il 27 ottobre 2015, a Cosenza prima e Catanzaro dopo, i massimi vertici dell’apparato di sicurezza: prefetto, questore, comandante dei carabinieri, della guardia di finanza, il procuratore capo di Cosenza il dottor Granieri, i pm antimafia Bruni e Bombardieri e l’allora procuratore capo Lombardo (oggi in pensione).

Al termine dell’audizione, la Rosy così si espresse: “Dopo aver ascoltato i magistrati, e le forze dell’ordine, viene meno la convinzione che la zona di Cosenza sia un’area franca rispetto ai fenomeni mafiosi. Cosenza è un luogo d’insediamento di ‘ndrangheta, con forti collegamenti con le altre cosche della Calabria e questo è un dato di fatto, ma c’è una forte consapevolezza della magistratura, che si sta adoperando in tal senso, nonostante una forte carenza d’organico”.

Una dichiarazione che all’epoca leggemmo come il preludio, o il benestare politico, a quello che oggi si paventa: l’intervento della magistratura.

bindififì

A partecipare alle audizioni in quei giorni, oltre alla Bindi c’erano diversi parlamentari tra cui Fava, Vecchio, Buemi, Gaetti, e l’immancabile Madame Fifì. Pare che Enzo, per rassicurare gli alleati, abbia citato proprio gli atti prodotti dalla commissione in quei giorni, che nulla dicono, a detta sua, sulla sua persona.

A fornire i verbali della commissione parlamentare ad Enzo pare sia stato il vicepresidente della commissione parlamentare antimafia Claudio Fava, amico di vecchia data di Enzo, per via dell’appartenenza al partito di Niki Vendola.

Enzo e Niki si conoscono da tempo tant’è che all’epoca Niki fu lo sponsor politico di Paolini. E con lui Claudio Fava. All’inizio qualcuno aveva pensato a Madame Fifì, ma noi l’abbiamo subito scartata perchè in questa storia per il candidato a Cosenza, non tifa certo Paolini, nonostante abbia più volte fatto credere allo stesso di essere dalla sua parte. Ma i curtiddrati si sa, fioccanu ari spaddri. Ci siamo chiesti: perché avrebbe dovuto aiutarlo?

Pare che Enzo abbia sventolato gli atti in faccia agli alleati, sostenendo questa tesi: mentre sugli altri “indagati”, vedi Occhiuto, Greco, Manna, il riscontro alle dichiarazioni di Foggetti e non solo, è stato trovato, per lui no.

Nel senso che il do ut des tra la malavita e i politici chiamati in causa, escluso Enzo, si è concretizzato con l’ingresso nelle “cooperative” pubbliche di soggetti appartenenti alla malavita locale (Rende, Castrolibero e Cosenza), mentre su di lui questo riscontro non esiste.

Adolfo Foggetti
Adolfo Foggetti

E’ solo la parola di un delinquente contro la sua. Impossibile da provare quanto da Foggetti raccontato su Paolini, salvo canterini dell’ultima ora, o votanti che hanno deciso di collaborare con la giustizia confermando ai giudici che Paolini ha dato loro del denaro in cambio del voto.

Enzo, in sostanza, sostiene che non esistono prove a suo carico, e che nessun GIP mai firmerà niente contro di lui, stando agli atti della commissione antimafia. E’ questo uno dei suoi punti di forza.

Ma non finisce qui la sicurezza di Enzo. E qui l’argomento diventa delicato e necessita di una breve premessa.

Quello che sto per scrivere non mette minimamente in discussione l’onestà, la professionalità, e la correttezza del soggetto chiamato in questione, ma quello che voglio porre alla vostra attenzione è solo una questione di opportunità che ai malpensanti come me non è sfuggita.

Enzo, come tutti sanno, è il cognato del giudice Alfredo Cosenza. Magistrato integerrimo e persona perbene. Che, guarda un po’ il caso, è stato assegnato ultimamente come giudice a latere del processo iniziato qualche giorno fa a Cosenza contro l’associazione a delinquere di stampo mafioso capeggiata da Maurizio Rango, a detta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro.

Daniele Lamanna
Daniele Lamanna

Accusa sostenuta dal dottor Bruni che vede alla sbarra, oltre a Rango che ha scelto il rito alternativo, anche Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, a giudizio sia davanti al tribunale di Cosenza in composizione collegiale sia davanti alla Corte D’Assise.

Gli imputati devono rispondere dell’omicidio di Luca Bruni, che, come sostenuto da Adolfo Foggetti, risultano essere gli esecutori materiali del delitto.

A me pare quantomeno strano che il dottor Cosenza non si sia posto il problema, dopo l’assegnazione di questo incarico, di un possibile conflitto di interessi. Già, perché il suo giudizio potrebbe (e dico potrebbe, condizionale) essere influenzato dalla presenza proprio del Foggetti in questo procedimento come teste d’accusa principale, nonché accusatore del cognato Enzo.

Il problema che noi poniamo è solo relativo a questo. Possibile che il dottor Cosenza non si sia messo a rapporto con i suoi superiori per far presente questo? Possibile che la sostituta Manzini, che con il dottor Cosenza si vede tutti i giorni, non abbiano mai discusso se è opportuno o meno partecipare a questo processo?

A noi pare evidente il conflitto di interessi che potrebbe venire a crearsi, anche se al tribunale di Cosenza è cosa usuale. Non ci fa caso nessuno. Ma noi sì.

Ci chiediamo: come è possibile assegnare un giudice a un processo dove il di lui cognato è chiamato in causa proprio da uno degli imputati nonchè pentito Foggetti (accusatore di Paolini), che lo stesso si troverà ad esaminare, valutare, oltre che ad avere accesso ad atti, dichiarazioni, interrogatori, si può fare una cosa del genere? Domandiamo.

E, per correttezza, in attesa della rinuncia del dottor Cosenza di partecipare a questo processo, ci fermiamo qui. Non vogliamo andare oltre, nelle considerazioni, perché pensiamo ad una svista del dottor Cosenza e alla buona fede del procuratore Granieri e della dottoressa Manzini.

In attesa del ripristino della legalità per il buon svolgimento di un processo così importante, ci scusiamo con gli interessati se abbiamo malipensato. Ma è quello che più di ogni altra cosa ci riesce bene.

2 – (fine)

GdD