Terme Luigiane, i sindaci: “Ancora mistificazioni da parte di bugiardi e vigliacchi”

TERME LUIGIANE. I SINDACI DI ACQUAPPESA E GUARDIA PIEMONTESE: “ANCORA MISTIFICAZIONI”

Le istituzioni dovrebbero informare la cittadinanza solo attraverso atti e provvedimenti adottati nell’interesse della collettività, rendendoli noti attraverso gli organi di stampa che assolvono, meritevolmente, alla funzione informativa.
Talvolta, tuttavia, è necessario chiedere l’ausilio della stampa per rettificare quanto taluno, per interesse personale o per vera e propria volontà mistificatoria, afferma il falso ed attribuisce, subdolamente, ad altri atti o fatti che in realtà non sono mai accaduti.

Tra siffatti ‘mistificatori’ è doveroso, ancora, distinguere i bugiardi (per professione o per natura) dai vigliacchi: i primi mentono sapendo di mentire ma almeno ci mettono la faccia; i secondi, invece, si nascondono dietro improbabili siglette e non hanno mai il coraggio di assumere la responsabilità delle proprie affermazioni.

Entrambi, s’intende, risponderanno davanti alla Magistratura delle proprie azioni per diffamazione ed alcuni di essi anche per istigazione a delinquere, soprattutto quelli che invocano, impropriamente, i principi della Costituzione a sostegno di improbabili ‘circhi mediatici’; tutti risponderanno proprio davanti a quella Magistratura che brandiscono, a senso unico, atteggiandosi ad unici interpreti della legge e delle sentenze.
Veniamo ai fatti.

Nell’orgia mediatica e social-mediatica successiva all’incontro tenutosi presso il Centro congressi del Comune di Acquappesa in data 7 dicembre 2021, è stato detto che i Comuni avrebbero posto “condizioni” alla riconsegna dei beni dopo la sentenza del TAR Calabria – che ricordiamo ai più ha dichiarato inammissibili ben quattro ricorsi della SATECA S.p.A. – e ne avrebbero, dunque, rifiutato la riconsegna.

Il verbale in quella sede redatto – reso pubblico dalle scriventi Amministrazioni comunali e non solo (in parte) letto ad uso e consumo di telecamera – è scritto nella lingua nazionale, comprensibile ai più ma evidentemente non a tutti.
Non vi sono condizioni; le Amministrazioni comunali hanno convocato la SATECA per la riconsegna dei beni, lo hanno scritto ad inizio verbale e lo hanno ribadito a chiusura dello stesso.

Le Amministrazioni comunali si sono limitate, unicamente, a precisare le condizioni d’uso del compendio e delle sorgenti alla stregua della sub-concessione esistente che il TAR Calabria ha ritenuto – fermo restando il diritto dei Comuni di proporre appello avverso tale sentenza, come sarà fatto – tuttora vigente sino alla “individuazione del nuovo sub-concessionario” ma precisando che “non potrebbe comunque che essere regolato dalle pattuizioni che avevano regolato il rapporto di sub-concessione tra le parti”.
Così la sentenza.
E non v’è dubbio (sfidiamo, sul punto, i raffinati interpreti del diritto, sia pubblici che anonimi) che la sub-concessione regola lo svolgimento delle attività unicamente nel compendio.

Non v’è incertezza, ancora, che:
– lo stabilimento “S. Francesco”, all’interno del compendio, risultasse vuoto ed inutilizzato al momento dell’apprensione: alle farneticazioni altrui rispondiamo con le riprese audio-video effettuate quel giorno anche, peraltro, dal personale della Questura di Cosenza;
– che i beni del compendio e delle sorgenti termali erano e sono (salvo gli interventi, tutti documentati, eseguiti nel frattempo dalle Amministrazioni comunali) in grave stato di abbandono ed in assenza di manutenzione che, per sub-concessione, gravava e grava su SATECA;
– che i lavori e gli interventi eseguiti dai Comuni avrebbero dovuto essere effettuati, negli anni, da SATECA, sempre in ossequio alla sub-concessione e che, quindi, come per ogni fattispecie di questo tipo, devono essere risarciti da chi non li ha eseguiti (SATECA) a chi li ha eseguiti in suo danno (i Comuni), tanto al pari di tutte le altre spese richieste.

I cittadini ben comprendono che queste non sono ‘condizioni’ bensì precisazioni – peraltro già annunciate alla società a mezzo diffida inviata nei giorni antecedenti ma taciuta dalla stessa – perché, ove fossero state tali, nel verbale avrebbero scritto “si riconsegna a condizione che…”.

Nulla di tutto questo se non la volontà, ripetuta e manifestata, di riconsegnare i beni in data 7 dicembre 2021 e, immediatamente, ribadita con convocazione per il giorno 17 dicembre 2021 sempre per la riconsegna.
La società, del resto, se avesse voluto – anche a tutela dei “250 lavoratori” (i quali, però, sono sempre, poco meno di 20 a ogni ‘incontro’) – avrebbe potuto riprendere i beni e contestare, nelle dovute sedi, le richieste dei Comuni ma nel frattempo riprendere le attività.
Avrebbe potuto, appunto, ma non lo ha fatto perché, in verità, non ha alcuna voglia di rispettare la sub-concessione e pretende, esclusivamente, di esercitare l’attività al di fuori del compendio nel proprio stabilimento che con l’interesse pubblico termale non ha nulla a che fare.

Le Amministrazioni comunali – che perseguono l’interesse della collettività e non quello dei Sindaci – hanno sempre rispettato la legge e non intendono sottrarsi all’esecuzione di una sentenza (fermo restando il diritto di impugnazione) tanto da aver convocato la società per la riconsegna dei beni; le stesse, tuttavia, non intendono più tollerare l’esercizio di attività al di fuori del compendio ed in violazione della sub-concessione (ad effetti precari sino all’individuazione del nuovo sub-concessionario) perché la legge devono rispettarla tutti: Comuni, società e lavoratori.
Per le medesime ragioni le Amministrazioni comunali ed i loro legali agiranno, in ogni sede, per l’accertamento e la punizione dei responsabili di tutte le fattispecie delittuose consumatesi in questa vicenda, da ultimo nella giornata di ieri.