Terme Luigiane, la grande farsa è servita: “Siamo passati da un monopolio a un altro a base di chiacchiere…”

Terme Luigiane: mentre le Amministrazioni dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese celebrano l’accordo con la Regione Calabria i consiglieri di opposizione parlano di farsa.
Vincenzo Rocchetti e Francesco Tripicchio, sindaci dei paesi termali, riferiscono che la dura battaglia «ha visto riconosciuti i diritti ed il rispetto dei nostri territori». In una nota si evidenzia che l’accordo è stato «un bel colpo per Acquappesa e Guardia Piemontese. Durante la gestione Sateca, ricevevano solo 44mila euro annui, dai quali si dovevano detrarre i circa 25mila euro annui che, i due Enti, dovevano pagare alla Regione Calabria. Dunque, un ricavo di nemmeno 20mila euro all’anno; al contrario di oggi, dove 75mila euro annui sono la base di partenza netti in appannaggio delle stesse cittadine termali».

I primi cittadini hanno snocciolato i numeri degli “importanti obiettivi e risultati”, partendo appunto dall’aumento del canone di locazione. Di altro avviso i consiglieri di minoranza del Comune di Acquappesa e Guardia Piemontese, che spiegano: “Per dare attuazione a tutto ciò, dopo la presa forzosa e illegittima dei beni, ci si è cimentati nella redazione di regolamenti con i quali si stabiliranno le percentuali delle acque da suddividere tra bando, privati e già utilizzatori delle acque, proprio al fine di favorire l’agognata concorrenza. Ci si è cimentati nella formulazione di atti chiamati bandi, ma che di bando nulla avevano… Di fatto invece si è passati ad un affidamento diretto da una società (Spa) ad un’altra società (Spa) con l’unica differenza che nella seconda il capitale sociale è pubblico. Il monopolio quindi è passato da una società ad un’altra. La concorrenza si è volatilizzata unitamente alla trasparenza del bando pubblico non ritenuto più, da loro, necessario per legge… I regolamenti ad oggi vigenti non sono stati rispettati. E tutto quanto era stato sbandierato come necessario, stranamente non è più necessario…”. La minoranza poi contesta con forza il presunto accordo, mai ratificato, e che – conoscendo Occhiuto e i suoi sodali – rimane soltanto una delle tante chiacchiere di questa gentaglia.