Terni, le ultime prodezze dei soliti iGreco: meccanici e lavoratori dalla Calabria

La famiglia iGreco insieme a Ernesto Carbone, Ferdinando Aiello e Brunello Censore

Ex Novelli-iGreco
C’era una volta l’accordo migliore del mondo.

di Paolo Lupattelli

Tra tutte le crisi industriali dell’Umbria ce ne sono due di difficile comprensione. Quella della Trafomec di Tavernelle che sta morendo lentamente nell’indifferenza generale e quella dell’ex Gruppo Novelli, oggi Alimentitaliani, che non finisce mai di stupire per i continui stop and go, per il livello delle relazioni industriali e per le figure non proprio entusiasmanti rimediate dai protagonisti in commedia.

Fra una decina di giorni il giudice di Castrovillari (Cosenza) si esprimerà sul ricorso del curatore fallimentare dell’ex Gruppo Novelli sul piano concordatario e sul controricorso de iGreco, i nuovi proprietari del gruppo.

Intanto sul sito web dei fallimenti di Castrovillari sono state pubblicate le buste paga dei lavoratori ex Novelli con tanto di importi percepiti, indirizzi, codici Iban, accesso ai benefici della legge 104. Siamo sicuri che il battagliero sindacalista della Flai umbra Paolo Sciaboletta, nomen omen, abbia già allertato l’ufficio legale della Cgil umbra e calabrese per verificare se la pubblicazione, vietata per la “legge sulla privacy” a Terni, sia invece possibile a Castrovillari (Cosenza) e, in caso di infrazione alla legge, individuare e perseguire l’autore.

Il decreto legislativo 30 giugno 2003 n°196 entrato in vigore nel 2004, come ci insegna il battagliero Sciaboletta, nomen omen, è il Codice per la protezione dei dati personali. L’articolo 1 recitaChiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano”. Chiunque, anche i lavoratori della ex Novelli; anche i cassintegrati, a Terni in Umbria come a Castrovillari in Calabria. Per i trasgressori sono previste sanzioni civili, penali ed amministrative.

Sciaboletta, nomen omen, insieme a tutti gli altri sindacalisti che hanno seguito la vertenza ex Novelli tutelerà tutti i lavoratori non solo gli iscritti. E’ una questione di diritti, vero? O no?

Intanto il Ministero del Lavoro ha emesso il decreto per la cassa integrazione straordinaria per area di crisi complessa per i dipendenti di Terni che dall’8 maggio scorso non hanno visto un euro.

Nel frattempo è scoppiata la grana della Novelli Service, società di logistica interna, 30 dipendenti, mezzi propri per il trasporto dei prodotti aziendali nei depositi del gruppo. La Novelli Service ha presentato domanda di concordato nell’ottobre 2012 contemporaneamente al Gruppo Novelli al quale la domanda è stata accorpata.

Dopo il fallimento del Gruppo Novelli viene presentato un nuovo concordato. Poi una serie di episodi alquanto singolari che fanno riflettere sul concetto di relazioni industriali de iGreco un gruppo che, tra l’altro, ha manifestato la propria volontà di acquisto di Alitalia. I fornitori, in generale, non vengono pagati; i sei dipendenti licenziati devono ancora prendere i soldi per le ferie non godute e per la liquidazione; la capo ufficio del personale si nega ai dipendenti e non accetta di incontrarli; i mezzi vengono riparati quasi di nascosto da meccanici provenienti dalla Calabria; vista l’impossibilità di avere credito per l’approvvigionamento del distributore interno, i rifornimenti di gasolio sono stati fatti riempiendo taniche nei distributori adiacenti ed il conto è stato saldato con tessere prepagate. Un movimento vietato per i rifornimenti di carburanti sia per motivi fiscali che per motivi di sicurezza. Nella vicenda Novelli Service la Filt Cgil si lamenta della latitanza della nuova proprietà che non si confronta e neanche si presenta all’Ispettorato del Lavoro di Terni rinviando ogni incontro a settembre.

Ora, giustamente, la Filt-Cgil minaccia una diffida mentre nell’aprile scorso quando 33 impiegati della sede ternana sono stati messi in Cigs per aver osato scioperare nessun sindacato ha alzato la voce. Neanche un comunicato di quattro righe per biasimare l’episodio che sembra provenire direttamente dalle cronache dell’800.

Anzi, a proposito di diritti in piazza, questo episodio rimarrà nella storia del sindacato come un’occasione sprecata di difesa dei diritti dei lavoratori. Senza retorica alcuna, ma, come ci insegnano Paolo Sciaboletta, nomen omen, e i suoi colleghi lo sciopero costituisce un diritto di libertà, cioè un diritto il cui esercizio non può essere limitato né può comportare alcuna sanzione da parte dell’ordinamento.

Forse per qualcuno è un problema di informazione ma vi assicuriamo che il 4 dicembre 2016 venti milioni di Italiani hanno stabilito che la Costituzione non si tocca, va solo attuata, tutta, compreso l’art. 40.

Tornando alla Novelli Service da maggio in poi i nuovi manager hanno ripetuto come un ritornello “tutto in regola, abbiamo avuto il benestare dei sindacati in sede ministeriale”. Vero o quasi vero ma hanno dimenticato un piccolo particolare: la Filt Cgil non era stata invitata al tavolo ministeriale quindi non ha mai firmato o dato il benestare a nessuno. Una delle troppe contraddizioni di quell’accordo firmato al Mise nell’aprile scorso che prima ha suscitato grandi entusiasmi in tutti meno che nei dipendenti messi in mobilità.

Poi alla prova dei fatti ha cominciato a mostrare tutte le lacune. Siamo passati dall’accordo migliore del mondo ad un accordo da ridiscutere e ad una nuova proprietà che lascia perplessi nel modo di intendere le relazioni industriali. E di questo risultato non dobbiamo ringraziare la politica nazionale o quella umbra né i sindacati nazionali o territoriali il cui comportamento è di difficile comprensione per noi che siamo limitati. L’approfondimento e la trasparenza sulla vertenza ex Novelli si deve tutta alla tenacia dei dipendenti messi in cassa integrazione straordinaria a zero ore di Terni e di Monza che hanno avuto la forza di imporre al dibattito generale la loro sorte e quella del Gruppo.

Troppo spesso lasciati soli anche da quei sindacati che solo ora cominciano a parlare, o a balbettare comunicati tecnici, dopo quattro mesi dall’accordo. Ad onor del vero una eccezione è rappresentata da Matteo Casiraghi, Flai-Cgil, che a Monza sta guidando la battaglia per i 120 dipendenti della Panem messi in mobilità.

Casiraghi è l’autore della fulminante sintesi che in poche righe fotografa lo stato dell’arte del Gruppo ex-Novelli.

“Abbiamo portato in piazza le ragioni e la dignità dei lavoratori della Panem di fronte alla complicazione determinata da avventurieri di impresa, noi non molliamo. 120 dipendenti sono in attesa di conoscere il loro destino dopo il fallimento del Gruppo Novelli. Il Tribunale di Terni si è mosso ponendo riserve sulle operazioni industriali de iGreco. Il nostro territorio non merita queste operazioni di sciacallaggio politico ed istituzionale. Come si può dare credibilità ad un imprenditore che si offre per Alitalia vantando di fatturare 400 milioni con 2mila dipendenti quando non è ancora in grado di far produrre né tantomeno vendere semplice pane?”

Bella fotografia. Peccato che Matteo Casiraghi sia a Monza e non in Umbria e che il suo esempio non sia stato seguito per niente dai suoi colleghi umbri. Comunque dopo l’entusiasmo iniziale anche le istituzioni cominciano a frenare. Il 6 giugno nella prima audizione alla II Commissione il Presidente del Pd, Eros Brega inizia la riunione rivolgendosi con il lei all’amministratore di Alimentitaliani, Saverio Greco e la finisce con un più confidenziale tu.

Sembra che siano arrivati i salvatori della patria, meglio essere condiscendenti. Poi a fine luglio dopo che la poderosa macchina da guerra si è inceppata prende le distanze, diciamo che dal confidenziale tu passa ad un curiale voi: ”Istituzione di un tavolo in Seconda Commissione con azienda e sindacati, per seguire costantemente tutte le problematiche della ex Novelli e seguire attentamente il rispetto di quanto previsto nell’accordo sottoscritto anche dai lavoratori con Alimentitaliani srl. Auspicabile una nuova comunicazione ed un miglior rapporto che possa portare ad un confronto costruttivo, utile al futuro di una importante realtà produttiva che occupa oltre 300 lavoratori. Arrivare dunque alla predisposizione di un piano che, dopo l’estate possa trovare l’approvazione e la fiducia dei creditori”.

E mentre il Presidente Brega auspica e segue attentamente, iGreco fanno arrivare dalla Calabria non solo meccanici per riparare i mezzi ma anche lavoratori agricoli interinali per la vendemmia alle Fattorie Novelli di Montefalco. Un suggerimento: non rovinate il Sagrantino potreste suscitare qualche rivolta. Così va il mondo ai tempi del Jobs Act. Quello che stupisce è il silenzio che ha caratterizzato tutta la singolare vicenda del fallimento dell’ex Gruppo Novelli e il singolare intreccio di alleanze e vicinanze politiche de iGreco. Una vicenda che merita di essere approfondita nei particolari. Cercheremo di farlo prossimamente.