Timori per il governo dopo la morte di Berlusconi. Meloni è tentata dal partito unico

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – “È come ripartire da zero”. Giorgia Meloni è letteralmente sotto shock, quando all’alba viene informata dell’ineluttabile. Sconvolta e amareggiata. La morte di Silvio Berlusconi non può dirsi inattesa, ma è comunque improvvisa. E si trasforma in un enorme problema per l’esecutivo. Forza Italia appare subito in preda a un trauma distruttivo. E così, la presidente del Consiglio sceglie di gestire ore complesse con un doppio registro. Quello ufficiale punta sulla continuità: nessun partito unico prima delle Europee, è la linea, Antonio Tajani alla guida di Forza Italia ed equilibri congelati per un anno. L’opzione che però riservatamente già valuta assieme ai fedelissimi prevede tutt’altro film: un accordo tra i due simboli e un’unica lista per il 2024. Una sorta di nuovo Pdl, l’embrione di quella fusione tra conservatori e popolari che dall’Italia intende esportare a Bruxelles. L’unica strada – soprattutto – per evitare che la frantumazione di Forza Italia metta a rischio il governo.

Quando alle 10.45 arriva a Palazzo Chigi, Meloni è seduta accanto all’autista. Si vedono solo i suoi occhialoni da sole scuri. Ha pianto per l’alleato. E ha maledetto questa nuova condizione del centrodestra, perché consapevole che dopo il lutto arriverà l’instabilità. “La linea è che pensiamo solo a governare”, scrive a caldo ad alcuni del cerchio magico. Prende tempo, deve pianificare la ripartenza. Attende che il fuso americano sia compatibile con una telefonata, poi sente Antonio Tajani: “Devi mandare un messaggio di continuità”. Sente anche Marina Berlusconi. Perché con lei, nei prossimi giorni, dovrà capire quanto la famiglia intenda provare a far sopravivere Forza Italia. O quanto invece, disimpegnadosi, renderà obbligato il partito unico già nei prossimi mesi.

Nulla è ancora certo, molto deve ancora accadere. Basti pensare che all’ora di pranzo di venerdì scorso Meloni si preparava a un tranquillo fine settimana di vacanza in famiglia. Lasciata la masseria di Bruno Vespa, riparte in auto assieme al compagno Andrea Giambruno e alla figlia Ginevra. Presumibilmente resta in Puglia per due giorni, almeno a seguire i voli tracciati da FlightRadar24: domenica mattina l’aereo presidenziale parte da Ciampino alle 7.01, atterra a Brindisi alle 7.51, riparte dalla Puglia alla volta della Tunisia alle 8.54, dove atterra 75 minuti dopo, in tempo per l’incontro tra Meloni e Saied.

Tutto alle spalle, dopo la fine dell’era del Cavaliere. A dire il vero, per Meloni esisterebbe una condizione ideale, che non prevede forzature: arrivare alle Europee con Tajani alla guida di Forza Italia e costruire soltanto dopo un partito unico moderato. Al ministro degli Esteri, la premier garantirebbe anche due condizioni necessarie: nessun via libera all’ingresso di transfughi azzurri in Fratelli d’Italia, un pressing sui centristi per correre con FI in un listone nel 2024, in modo da assicurare percentuali decenti alle Europee. In questo modo, la premier eviterebbe anche di sfidare Matteo Salvini prima del 2024, imponendo un progetto egemonico a destra.

E però, Forza Italia sembra già un campo di battaglia. Ed è evidente che molto del destino di Tajani dipenderà da quanto la famiglia Berlusconi intenderà contribuire a non far crollare la struttura. Senza il sostegno morale e materiale di Marina (il denaro è un tema decisivo per tenere in piedi il partito), FI non ha alcuna chance di sopravvivere al fondatore. Di questo, Meloni intende discutere con la primogenita, subito dopo i funerali. Anche perché Palazzo Chigi teme che quel che resta del berlusconismo diventi presto oggetto di altre opa ostili. Non solo di Salvini, che tratta da tempo con diversi senatori per allargare la pattuglia al Senato. Ma anche di Matteo Renzi, deciso a mettere in crisi gli equilibri di Palazzo Madama (senza escludere alcuno scenario).

Per questo, esiste il piano B di Meloni, che potrebbe trasformarsi presto nell’unico piano possibile: il nuovo partito dei conservatori e popolari. La leader deciderà entro un paio di mesi: se per l’estate la diaspora di Forza Italia diventerà insostenibile, lancerà il progetto unitario già in autunno. Ma c’è dell’altro, che consiglierebbe invece di bruciare i tempi e accelerare: c’è la necessità vitale di Meloni di non restare all’opposizione nell’Europarlamento nel 2024. Non è detto che i numeri permettano di realizzare il piano di un patto di governo tra Conservatori e Popolari, escludendo i socialisti. E dunque, immaginare un listone – e poi un partito – che tenga comunque assieme gli eurodeputati italiani della famiglia del Ppe e dell’Ecr potrebbe garantire alla premier un posto in una maggioranza che includa il Pse. Senza perdere troppo la faccia.