Tirreno. Fioriture “fecali”, spariti 65 milioni per la depurazione annunciati da Ultimo

Quella della depurazione, almeno per quel che riguarda gli impianti posti lungo tutto il litorale tirrenico cosentino, è una questione annosa che, vista la “fioritura fecale” che ogni anno puntualmente si presenta lungo il bagnasciuga tirrenico cosentino, appare oramai irrisolvibile. Far funzionare i depuratori da Scalea a Campora e laddove serve, è un compito che la politica non riesce proprio a svolgere, manco dovessero risolvere l’equazione per poter viaggiare nello spazio alla velocità della luce. A sostenere questa tesi, i dati forniti dall’ente Regione e dall’Arpacal (la cui banca dati sulla depurazione è ferma ad aprile 2020, come mai?), nel corso di questi ultimi 30 anni. E per capire che c’è qualcosa altro dietro alla non soluzione di questo problema, prendiamo in esame i dati della Regione risalenti a poco meno di un anno fa.

Era luglio dello scorso anno quando l’allora assessore all’ambiente Sergio De Caprio in arte “Capitano Ultimo” in merito al problema depurazione così diceva: «Sulla depurazione abbiamo sbloccato situazioni che erano ferme da anni, le abbiamo monitorate con i sindaci e con i tecnici dei Comuni. Abbiamo preparato 125 interventi su 120 Comuni e finanziato le progettazioni con 65 milioni di euro già approvati, come anticipo sul Fondo di coesione e sviluppo, ai quali si aggiungeranno quasi 200 interventi, ridimensionati su 100 milioni di euro. Tutto questo si chiama programmazione». Un piano di intervento di cui non si hanno notizie, nessuno sa che fine hanno fatto i 65 milioni di euro (già approvati), non si sa chi ne ha usufruito e come sono stati impiegati, il che non dovrebbe essere difficile da capire visto le enormi chiazze di fioriture fecali che galleggiano lungo tutto il tirreno cosentino. Come è possibile tutto questo? Orsomarcio può spiegare ai calabresi che fine ha fatto “la programmazione” già finanziata e annunciata da Ultimo poco meno di un anno fa?

Ecco, questo ci fa capire che il problema della mancata depurazione delle acque reflue, non è relativo a risorse da investire che mancano, ma piuttosto, come sempre accade da noi, la questione è: dove vanno a finire i soldi? Tutti sanno che finiscono nelle tasche dei soliti noti che sulla depurazione specula da anni in totale impunità, e lo dimostrano le tante inchieste sulla depurazione finite con un niente di fatto. A cominciare da quelle promosse dal Gattopardo (Mario Spagnuolo, procuratore capo, Procura Cosenza). Niente cambia: il mare continua ad essere sporco e i soldi a sparire, e l’unica cosa che continua ad apparire sono le fioriture fecali di cui oramai non possiamo fare più a meno.