(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Casomai ce ne fosse bisogno, ieri la cosiddetta “sinistra” italiana ha dato la prova più plateale del suo disastro mentale e culturale prim’ancora che politico. Al Csm nessun suo esponente – laico e togato – ha votato per il nuovo procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Né i consiglieri eletti dai magistrati nelle correnti progressiste Area e Magistratura democratica, né quello eletto dal Parlamento in quota Pd. Gratteri ha battuto gli altri candidati grazie ai 19 voti (su 30) dei laici di destra (FdI, Lega, FI e Iv) e del M5S, del Pg della Cassazione, dei togati di Magistratura Indipendente, di uno di Unicost e di un indipendente. Il laico Pd Romboli e la sinistra giudiziaria (Area e Md) hanno votato Rosa Volpe, ottima procuratrice reggente a Napoli da oltre un anno, ma molto meno titolata di Gratteri e senza speranze di successo. Nemmeno dopo gli inverecondi attacchi dell’avvocatura calabrese e del presidente delle Camere penali Caiazza a Gratteri, destinatario financo di scioperi ad personam, né l’escalation criminale a Caivano e dintorni, i “progressisti” si son decisi a convergere su di lui in un voto unitario di alto valore simbolico. Così hanno regalato alle destre (e ai 5Stelle) tutto il merito di aver finalmente promosso uno degli ultimi fuoriclasse della magistratura al vertice di un ufficio di prima grandezza, dopo la scandalosa bocciatura alla Procura nazionale antimafia e le rinunce “spintanee” a Roma e Milano. E hanno contribuito ad accreditare la leggenda di un Gratteri “di destra”, “giustizialista”, “manettaro”, “populista”, “complottista”, “negazionista”, “accanito”, “persecutore di innocenti”, “star”, “toga show”, addirittura “fasciogrillino” (copyright Sansonetti-Maiolo), ovviamente “professionista dell’antimafia” e altre scemenze diffuse dai professionisti della mafia e del malaffare, che in Calabria (e non solo) formano un bel partitone trasversale di destra-centro-sinistra.
Anni di campagne scatenate contro di lui da Foglio, Riformista, Unità, Domani, Dubbio, Libero e Giornale sono la miglior prova dell’imparzialità di Gratteri almeno quanto le sue indagini, che mai hanno badato al colore degli indagati, e le sue implacabili critiche alle schiforme della giustizia: da quelle degli intoccabili Draghi&Cartabia a quelle del cosiddetto ministro della Giustizia Nordio. È probabile che le destre che l’hanno votato se ne pentiranno presto, non appena Gratteri si insedierà a Napoli, farà lavorare i suoi pm a pieno ritmo come ha fatto a Catanzaro e riprenderà a dire la sua sulle intercettazioni, i delitti contro la Pa, la separazione delle carriere, i bavagli ai pm e ai cronisti. Ma intanto fanno un figurone grazie al tradimento di una sinistra acefala che scambia la legalità per giustizialismo e gli uomini liberi per fascisti.