(DI CHIARA BRUSINI, GIUSEPPE PIPITONE E GIANNI ROSINI – ilfattoquotidiano.it) – Stime su Pil e occupati ferme a quando i dati erano in crescita per non dire che poi è iniziato il declino. Bugie sui meriti della riforma Nordio della giustizia, sulla Rai “liberata dalla lottizzazione”, sul ruolo del governo nell’arresto di Matteo Messina Denaro e perfino sui numeri del turismo estivo. Evidenti flop che si trasformano in successi, come sul contrasto all’immigrazione. Per celebrare l’anniversario della vittoria elettorale Fratelli d’Italia ha preparato la brochure “L’Italia vincente – Un anno di risultati“. Ecco un florilegio (non esaustivo) delle principali incongruenze, falsità e omissioni.
Economia Balle su occupati, pil e reddito di cittadinanza
Stando alla prima scheda “i dati più recenti confermano che l’economia italiana cresce più del previsto”. Pur di confermare la tesi, il pamphlet è “congelato” al primo trimestre, quando “l’Italia è cresciuta più di Germania e Francia e più della media dell’Eurozona”. Neanche una parola sul calo (-0,4%) del Pil nei tre mesi successivi. Idem per il mercato del lavoro: “Prosegue la crescita”, festeggia FdI, senza dire che a luglio gli occupati sono diminuiti di 73mila. A pagina 6 si sostiene poi che se “aumenta l’occupazione” bisogna ringraziare l’abolizione del Reddito di cittadinanza per i presunti occupabili. Ma il fatto stesso che in estate – quando sono partiti gli sms che annunciavano lo stop – il trend si sia invertito dimostra che il rapporto causa-effetto è un’invenzione. Balle anche sull’ex Ilva: per FdI il governo “ha garantito lavoratori, investitori e continuità dell’attività produttiva”, i sindacati parlano di “fase di abbandono” che porterà a “un’irreversibile condizione di spegnimento. Della stessa idea Franco Bernabè, presidente di Acciaierie: “La situazione è grave. Lo sa la premier, lo sanno i ministri Fitto e Urso”.
Pnrr Silenzio sugli oltre quattro mesi di ritardo
“Il governo ha conseguito tutti i traguardi del 2022, ottenendo lo sblocco della terza rata da 18,5 miliardi e ricevendo l’ok per le modifiche alla quarta”, esulta Fratelli d’Italia, sorvolando sugli oltre 4 mesi trascorsi tra gli annunci del ministro Raffaele Fitto e il via libera Ue alla terza rata del Pnrr, non ancora incassata, e sui 500 milioni slittati sulla quarta rata perché l’obiettivo relativo agli studentati non era stato raggiunto. I ritardi? “Bufale” della “disinformazione della sinistra”. Ma è stata la Corte dei Conti a mettere nero su bianco che il governo arranca nella messa a terra dei fondi, prima che il suo controllo concomitante fosse abolito.
Turismo Tutto Inventato il record dell’estate
“Turismo da record in Italia nel 2023”, garantisce la brochure. Possibile, se in agosto le associazioni di categoria hanno ammesso cali? No. Infatti il “+43% di turisti provenienti dall’estero durante l’estate” vantato a pagina 27 è un falso: quello è l’aumento delle presenze nei primi quattro mesi dell’anno. A luglio sono state meno che nello stesso mese del 2022. Falso anche che tutte le città italiane abbiano “registrato un +18% rispetto al 2019 di arrivi di turisti in città e un +11% nell’area urbana”. Quelli sono i dati sulla sola Milano, guidata dall’odiato – dal governo – Beppe Sala.
Fisco e pensioni Quasi nulla di fatto per Irpef e assegni
I decreti attuativi della delega fiscale ancora non ci sono, per cui il libretto deve limitarsi agli auspici. Esempio: “Al fine di ridurre la pressione fiscale si passerà da 4 a 3 aliquote Irpef”. Ma il viceministro Maurizio Leo ripete ogni giorno che non sa se ci saranno le condizioni. Falso che “gli imprenditori potranno accordarsi direttamente con l’Agenzia delle Entrate sul dovuto, senza più la necessità di accertamenti fiscali”: per chi aderirà al nuovo concordato preventivo biennale non vengono meno gli accertamenti. Nello stesso capitolo si cita l’“innalzamento delle pensioni minime” senza dire che sono salite a 600 euro e non 1.000 come promesso, per il solo 2023 e solo per gli over 75. Né che è stata tagliata la perequazione degli assegni oltre i 2.100 euro.
Precariato Nessun aiuto ai lavoratori di oggi
“Con il decreto Lavoro finalmente un governo dalla parte dei lavoratori”, riassume FdI, citando le “nuove agevolazioni per chi assume” e la “prevenzione del fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano attraverso appositi percorsi di orientamento”. I nuovi sgravi riguardano in realtà solo i futuri beneficiari dell’assegno di inclusione, la misura che dal 2024 sostituirà il Reddito di cittadinanza, e i Neet, per i quali però non c’è alcun nuovo “percorso” ma solo la vecchia e inefficace Garanzia giovani. L’opuscolo omette che il decreto smantella quel che rimaneva del decreto Dignità, aprendo alla possibilità di prolungare i rapporti di lavoro a termine fino a 24 mesi per “esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva” decise dall’azienda.
Mafia Il vanto (non vero) dell’arresto di Mmd
L’esecutivo si vanta di aver messo “in sicurezza il carcere duro per i mafiosi e l’ergastolo ostativo“. In realtà il 41bis non è stato toccato (per fortuna). È vero, però, che il governo ha messo in sicurezza l’ergastolo ostativo, cioè il meccanismo che non permette ai mafiosi di uscire dal carcere se non collaborano con la giustizia. Nell’opuscolo si legge che questa norma “per una voluta inerzia delle sinistre stava per essere demolita dalla Corte Costituzionale”. In realtà la Consulta aveva concesso del tempo al Parlamento per salvare l’ostativo, ma lo scioglimento anticipato delle Camere aveva bloccato l’iter di approvazione della riforma. Prima di Meloni, però, non governavano “le sinistre” ma Draghi, sostenuto anche da Forza Italia e Lega, cioè due terzi dell’attuale maggioranza. Nell’opuscolo si scrive nero su bianco che “grazie anche alle forze dell’ordine e alla magistratura sono stati arrestati negli ultimi mesi più di mille mafiosi, tra cui il boss Matteo Messina Denaro”. In realtà, come è noto, nell’arresto dei latitanti il merito è da riconoscere solo ed esclusivamente alle forze dell’ordine e della magistratura.
Giustizia Festeggiano i colletti bianchi
Molto generico il capitolo dedicato dal pamphlet alla “giustizia giusta”: che sarà “finalizzata a liberare le forze sane della Nazione”. In verità alcuni provvedimenti avranno l’effetto di liberare i colletti bianchi dal rischio del carcere. È il caso della norma contenuta nella riforma Nordio che impone al giudice, prima di disporre qualsiasi misura cautelare, di procedere all’interrogatorio dell’indagato, notificandogli l’invito almeno cinque giorni prima. Nell’opuscolo celebrativo si rivendica poi il merito di perseguire la “celerità nella definizione dei giudizi civili, penali e amministrativi“. Secondo molteplici commentatori, però, la riforma Nordio porterà ad allungare i tempi dei procedimenti. Critiche avanzate non solo dall’opposizione o dai magistrati ma pure da addetti ai lavori insospettabili come il professor Franco Coppi, ex avvocato anche di Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi.
Rai Altro che di tutto di più: tutto come prima
Esilarante la parte dell’opuscolo sulla Rai: FdI rivendica di aver puntato “sul merito, sulla professionalità e sulla competenza”. Un’affermazione surreale, se si pensa – solo per fare un esempio – al caso di Pino Insegno: al netto delle sue capacità è un fatto che è tornato in Rai dopo aver fatto da speaker alle campagne elettorali del partito della Meloni. Il pamphlet però va oltre e sostiene che “dopo anni di immobilismo e di occupazione militare da parte della sinistra, si sono finalmente restituiti alla Rai pluralismo, dignità, programmazione e prospettive di crescita e sviluppo”. In realtà il centrodestra ha semplicemente replicato l’occupazione dei posti di potere compiuta in passato da altre forze politiche. Uno spoils system cristallizzato dalla riforma di Renzi nel 2015, mai messa in discussione dagli esecutivi successivi. Neanche da quello Meloni, che anzi ne ha approfittato: dopo aver ottenuto le dimissioni di Carlo Fuortes (ricompensato con il posto di sovrintendente del Teatro San Carlo, anche se l’ex sovrintendente Stéphane Lissner è stato recentemente reintegrato), il centrodestra ha cominciato a occupare le principali poltrone di viale Mazzini.
Lotta ai trafficanti, promesse disattese
I blocchi navali e i rimpatri di massa sono rimaste solo promesse, mentre gli sbarchi sono schizzati. Il partito della premier sostiene che sono state imposte “regole più stringenti per le ong”, ma nei momenti di massima pressione sono state proprio le autorità italiane a chiedere alle navi delle organizzazioni di non rispettare alcuni dei punti del nuovo “codice di condotta” svolgendo, ad esempio, salvataggi multipli. La brochure arriva poi a dire che “è stata avviata un’importante azione diplomatica, con il sostegno dell’Europa, per una rinnovata cooperazione con gli Stati africani”. Ma il memorandum con la Tunisia, ad esempio, non mette d’accordo né l’Ue né Tunisi. Intanto, il Paese è diventato il primo per numeri di partenze di migranti. Alla faccia dei presunti “consensi bipartisan a livello mondiale” sbandierati da FdI.
Piano Mattei Solo slogan gli accordi con l’Africa
Viene definito “pilastro fondamentale della strategia di Giorgia Meloni per il rilancio dell’Italia nel Mediterraneo come hub energetico”. Ma che cosa intende la premier con “Piano Mattei per l’Africa”? La stipula di accordi “paritari” con i Paesi africani in campo energetico che permettano all’Italia di diventare uno degli hub europei del gas e delle rinnovabili. Intese vantaggiose per entrambe le parti che dovrebbero poi essere allargate a temi come quello migratorio in cambio di investimenti sul territorio. Un’idea ispirata al piano (mai realizzato su larga scala) del fondatore dell’Eni, Enrico Mattei. Problema: fino a oggi di concreto c’è solo il proseguimento del partenariato con l’Algeria cominciato con Mario Draghi dopo l’imposizione di sanzioni alla Russia. Per FdI il governo ha anche “ottenuto l’introduzione di un tetto europeo al prezzo del gas, fermando la speculazione”. Ma sul blando price cap approvato lo scorso dicembre, quando i prezzi erano peraltro già in discesa, l’intesa di massima era stata trovata a ottobre durante un Consiglio europeo a cui aveva partecipato l’uscente Draghi.
Polizia penitenziaria Tagliati i fondi
Il libretto sostiene che l’esecutivo ha “incrementato e rafforzato il personale delle Forze dell’Ordine e della Polizia Penitenziaria”. Affermazioni che non convincono i sindacati come il Siap, che ha accusato il governo di non stanziare “risorse adeguate” per gli agenti che lavorano “con il contratto scaduto da due anni”. Anche sul fronte delle carceri i numeri raccontano un’altra storia: nell’ultima legge di Bilancio il governo ha diminuito gli stanziamenti per l’amministrazione penitenziaria, con un taglio di 35 milioni nei prossimi tre anni, 9,5 per il 2023. Quest’anno saranno assunti 1.730 agenti, ma ne andranno in pensione 2.500. Il risultato è che alla Penitenziaria manca circa il 20% dell’organico, quasi 6 mila persone.