Cosenza. Egidio come Garrincha, genio e sregolatezza (di Franco Panno)

di Franco Panno

Egidio tornò dal Brasile, nei primi anni ’70, dopo dieci anni di permanenza a San Paolo. Partito per lavorare, era un apprendista meccanico, finì per giocare a calcio, nei tornei di quartiere, dove tutti scommettevano, lui aveva una percentuale. Talentuoso e irriverente, si segnalò agli occhi di alcuni osservatori del Palmeiras, la squadra degli italiani di San Paolo, del presidente multimilionario Matarazzo. Giocò qualche amichevole, fece anche una discreta figura, ma la sua passione per l’alcol e per le donne, gli impedì di andare oltre. Tornò in Italia, lavorò in una tipografia per qualche tempo. Nelle partite amatoriali faceva la differenza, grande classe, piedi fatati, visione di gioco incredibile. Alcuni dirigenti di una squadra importante vollero fargli un provino. Fissarono un’amichevole al vecchio Stadio. A supportare Egidio, tutta la gente del suo borgo d’origine trepidante, sicura che ce l’avrebbe fatta quel ragazzo col ciuffo. L’incontro cominciò con un paio di discese, pubblico in delirio.
La terza discesa si concluse con un capitombolo, Egidio restò a terra in posizione fetale, si risvegliò a fine partita negli spogliatoi. Prima del match, era passato dal bar dove condivise, sciaguratamente, con alcuni soggetti che lo invitarono, un paio di bottiglie di whisky. Qualche giorno dopo, dal Brasile arrivò una ragazza di colore, con un bambino in braccio. Aveva tentato di svignarsela Egidio, ma quella donna minuta e triste riuscì ad acciuffarlo.
Una storia che nel borgo, tanti ricordano.
Egidio come Garrincha. Purtroppo ne seguì la sorte.
Desafinado, Tom Jobim
Buona giornata