di Saverio Di Giorno
Tanti auguri. In questi giorni si celebrano i 40 anni della Banca di Credito Cooperativo di Verbicaro. Un Istituto importante sul territorio, specchio della vita dell’Alto Tirreno Cosentino. Nelle cassette di sicurezza della Banca verbicarese si innervano le radici che collegano il territorio. Un istituto che per decenni è stato ed è ancora lo specchio del territorio con i suoi vanti e i suoi traguardi, ma anche con le zone grigie, le commistioni, le vicinanze. Attraverso le sue vicende si possono leggere i tipi che popolano il territorio i vizi e le virtù, i traguardi da osannare e i segreti da nascondere. E le domande evase.
Iacchite’ ne ha scritte a più riprese ogni volta che qualche carta è volata dagli uffici, qualche folata ha trasportato le voci di territorio, perché oltre a qualche appiglio la storia dell’Istituto rimane raccontata in parte e non la si può leggere, ma solo ricostruire riunendo vari pezzetti.
Dall’ordinanza dell’operazione Plinius inoltre emerge il collegamento dell’istituto con Scalea. Nell’ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro, dottoressa Reillo, nell’ambito del procedimento n. 2810/09 R. GIP denominato Plinius 1, a pagina 222 si legge: “Si tratta dell’omonimo presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Verbicaro, Zito Giuseppe, il cui nome era emerso in altre conversazioni quale finanziatore di Sollazzo Giancarlo insieme a Mario Stummo… l’aggiudicazione del lotto all’Hotel Felix …”. Secondo le denunce di Renato Bruno tale struttura oltre ad essere morosa nei confronti del comune di Scalea era anche in situazione di conflitto d’interesse in quanto la proprietà e l’ufficio tributi legati da legami di parentela. E dall’ordinanza dell’operazione Frontiera si evince invece una certa facilità di alcuni ad avere prestiti dalla BCC di Verbicaro: quelli del Gruppo Mannarino, ad esempio, che acquistava direttamente da “Eurofish”, l’ingrosso di prodotti ittici di proprietà Andrea Orsino, genero di Franco Muto.
Non solo. Ormai anni fa (2016/2017) era sorta agli onori della cronaca perché il pm Maria Camodeca, avvalendosi dell’Art.250 del Codice Penale, avrebbe disposto il sequestro di 56 affidamenti bancari. I reati contestati sarebbero quelli di omessa comunicazione del conflitto di interessi (2629 bis cc) nell’ambito degli interessi degli amministratori (Art. 2391 del cc) e mendacio e falso interno (Art. 137 del testo unico bancario). Giuseppe Zito, Francesco Silvestri, il consigliere del Cda Giuseppe Russo Nicolina Germano. Su questa falsariga Iacchitè aveva avuto segnalazioni in merito a possibili conflitti di interessi tra sindaci correntisti, aziende di proprietà e tesorerie dei comuni. E poi di qui avvocati e parenti con doppi ruoli nella banca e nelle amministrazioni del territorio dove ottengono affidamenti, prestiti ecc.
E che dire infine delle sedi da Diamante in una costruzione riconducibile a tale Casella, vicino al sindaco di Diamante a quella a Scalea e un’indagine della procura di Paola che ha riguardato anche l’imprenditore Marsico di cui si è già scritto dei legami più o meno indiretti con la Bcc di Verbicaro, che vanno oltre l’appalto per i lavori della nuova sede al secondo piano in un palazzo che affaccia sulla Statale 18.
Di inchieste qualcuna, di esiti processuali nessuno, di domande aperte moltissime. È appunto la fotografia di un territorio che sa, vede e non può che subire.