Viale Parco, Occhiuto perde tempo ma non ha scampo: deve riaprire il lato dove c’è la IP

Famose a capì: e lo diciamo soprattutto a chi, nel vano quanto patetico tentativo di difendere quel delinquente plurindagato di Occhiuto, continua a svendere la propria dignità per un piatto di lenticchie. Lo diciamo anche a chi presta la propria voce e la faccia a questo sindaco che ha ingannato una intera città e che non ha mai avuto il coraggio delle proprie azioni: un vile, un vigliacco, un codardo che si nasconde dietro i suoi amichetti mafiosi che lavorano al Tribunale che spesso utilizza a suo piacimento come manovalanza criminale contro i suoi nemici. Lo diciamo pure a coloro i quali continuano a fare da paravento, con il proprio corpo, alla gestione masso/mafiosa della cosa pubblica che solo la necessità criminale di Occhiuto poteva porre in essere. Il rischio, per tutti voi, che difendete l’indifendibile, è quello di passare per complici. Non siate più correi di questo delinquente che ha oramai le ore contate. Siate obiettivi di fronte all’evidenza, e alle sentenze. E soprattutto ritornate ad essere voi stessi.

Famose a capì: la sentenza del Tar, in merito all’esposto presentato dalla signora Gabriele, titolare di una pompa di benzina IP su Viale Parco, è chiara ed esecutiva. Il Tar non dice di aprire il viale, o di fermare i lavori mai iniziati della metro e del finto parco del benessere. Il Tar dice una cosa semplice e comprensibile a tutti, anche ai lecchini più sfegatati: i giudici ordinano alle parti chiamate in causa dalla titolare della pompa di benzina, Comune e Regione, di “rivedere” il progetto della metro e del parco del benessere, tenendo in considerazione (condicio sine qua non) l’immediato (e sottolineiamo l’immediato) “ripristino dei legittimi interessi imprenditoriali della signora Gabriele”.

Famose a capì: La signora Gabriele ha investito denaro nella creazione della sua attività imprenditoriale ponendola proprio laddove la domanda (di benzina IP) si incontra con l’offerta (il rifornimento): lungo l’arteria principale della città dove il traffico è sempre presente. Ed è questo il motivo che ha indotto la signora ad investire proprio lì. Quale miglior posto per una pompa di benzina. Ora, se qualche delinquente – che pensa solo a come lucrare sui lavori pubblici senza tener conto dei sacrifici di chi ha investito onestamente il proprio denaro – decide di cambiare la funzione del viale, da arteria principale del traffico cittadino a “zona pedonale”, senza dar conto a nessuno, qualcuno dovrà risarcire questa cittadina. E di chi sono le responsabilità di questa grottesca situazione? Non certo della signora che ha “reclamato” giustamente la perdita della propria attività lavorativa, ma di chi come Occhiuto non rispetta niente e nessuno, e non certo per spavalderia o coraggio, piuttosto perché pressato da creditori, massoni e mafiosi che sulla creazione del parco del benessere hanno “investito” .

Famose a capì: il Tar, in sostanza, dice a Comune e Regione: fate quello che volete lungo il viale, un aeroporto, un porto, un parco, un fiume, una metro, una ferrovia, un tunnel, a noi non ce ne frega niente, l’importante che sul lato dove è posta la stazione di servizio venga ripristinato il traffico veicolare, per salvaguardare i legittimi interessi imprenditoriali della signora Gabriele. Non è difficile da capire. Perciò il parco del benessere, tanto voluto da Occhiuto e dagli amici degli amici, potrà essere costruito ma dal lato ovest (dove si trova la stazione di servizio) dovrà avere un bella corsia dedicata al traffico veicolare. Esattamente com’era originariamente viale Parco. A questo punto dovrebbe subentrare la logica e il buon senso: che senso ha la costruzione di questo Parco se da un lato c’è l’autostrada e dall’altro la metro? Mah! Ma si sa che il il bisogno di denaro di Occhiuto è superiore al buon senso.

Famose a capì: Occhiuto potrà solo temporeggiare, e non potrà sperare neanche nel Consiglio di stato che non può certo deliberare contro gli interessi legittimi di una imprenditrice, e alla fine sarà costretto a ripristinare, e quindi anche a spiegare con quali economie, almeno il lato ovest (quello che ha già smontato senza nessuna autorizzazione) di viale Parco. Da qui questa volta non scappa. Finanche l’ineffabile Pallaria della Regione, il capo dei capi tanto per intenderci, ha convocato la signora Gabriele e il Comune per vedere come recepire la sentenza e come mortificare questo gran delinquente e truffatore di sindaco di Cosenza riaprendo il viale con annessi lavori di ripristino dopo le cazzate che ha fatto fare ai suoi operai prezzolati.

Famose a capì: a capì?