Vibo 2024. Ma quale libertà, qui comandano sempre gli stessi. E Gratteri è diventato… Catalano

Nicola Gratteri è andato a Vibo Valentia per presentare il suo ultimo libro e nelle “generose” interviste ha dichiarato ai media di regime (stato o mafia ormai fa poca differenza: non si capisce mai dove comincia uno e finisce l’altro) che Vibo Valentia è libera dalla mafia. I media stato-mafiosi infatti titolano: “Gratteri accolto come una star a Vibo: Ora qui si respira area di libertà”.
Nelle interviste Gratteri poi asserisce che la politica deve fare la politica e i cittadini la scelta giusta. Diciamo una dichiarazione un po’ alla Massimo Catalano, il leggendario re dell’ovvio della banda di Renzo Arbore in “Quelli della notte”.
Poi si spinge oltre fino a consigliare, sempre ai cittadini, di non votare per chi prometterà un posto di lavoro per il figlio.
E qui arriviamo al professore Pazzaglia, sempre della banda di Arbore e di “Quelli della notte”. Eppure poteva cogliere l’occasione per fare proprie le parole del Presidente di Libera Giuseppe Borello che nei giorni scorsi aveva inviato un appello ai partiti della città di Vibo Valentia. Borrello aveva detto:
«Auspichiamo che i partiti politici possano fare piena pulizia al loro interno, non solo degli indagati e dei condannati, ma anche di quei politici cosiddetti chiacchierati». 
Poi rende ancora più chiaro il suo concetto: “Ossia quei politici che per via della loro vicinanza a certi ambienti, risultano essere inaffidabili o poco credibili rispetto alla gestione della cosa pubblica. La lotta alle mafie non deve essere delegata solo alla magistratura, altrimenti c’è il rischio che si alimenti l’equivoco tra innocenza e onestà».
Naturalmente ad oggi nessun partito si è espresso sulle parole di Borello, che pone l’accento sulla credibilità politica di tanti personaggi di primo piano della politica vibonese. Tutti personaggi tirati in ballo nelle indagini di Nicola Gratteri per rapporti di amicizia, o perlomeno  di interlocuzione, con esponenti ‘ndranghetisti. Abbiamo riportato in diversi articoli gli intrecci tra clan e politica a Vibo. Nessun politico di primo piano è stato mai indagato o rinviato a giudizio. Quelli rinviati a processo sono stati assolti come l’ex assessore De Filippis, o l’ex sindaco di Pizzo Callipo, o come nel caso di Giamborino che ha visto l’accusa di associazione esterna decadere. Qui troverete uno dei nostri tanti articoli.
Contrariamente a quanto affermato da Gratteri noi invece pensiamo che a Vibo Valentia la ‘ndrangheta e la massoneria sono ancora potenti e controllano parte della società vibonese, e possono condizionarne il voto. Ci si arriva alle prossime consultazioni elettorali con i soliti protagonisti. Mangialavori che è meno potente del passato ma che è sempre l’uomo forte del centrodestra e arriva persino a “cassare” la sua pupilla sindaca per metterci un caro amico di… Occhiuto. Vito Pitaro che svolge un ruolo centrale nella politica vibonese. Oggi arriva al terzo polo e si ritrova in compagnia di vecchi amici come Brunello Censore e stringe un’alleanza con De Nisi.
Il centrosinistra sembra più libero, ma anche qui non manca il sostegno di figure uscite nelle inchieste di Gratteri. I pastori sono quasi sempre gli stessi e noi dubitiamo che il voto per le prossime elezioni comunali non sarà condizionato da massoneria e capimafia. Dispiace dirlo, ma l’aria di libertà di cui parla Gratteri ancora non soffia in quel di Vibo Valentia. Speriamo che il nuovo Prefetto è la Procura  mettano in campo tutte le azioni necessarie per far esprimere liberamente i cittadini vibonese. Ma ci crediamo poco, anzi per niente…