Vibo. Nel giorno dei defunti eseguita la sentenza: giustiziato il Cedrus libani

NEL GIORNO DEI DEFUNTI ESEGUITA LA SENTENZA: GIUSTIZIATO IL CEDRUS LIBANI

di Rocco Tripodi   

Sarà certo una mia deformazione culturale, ma ogni volta che qualcuno dall’alto di un balcone annuncia che è giunta l’ora delle decisioni irrevocabili, un’ora segnata dal destino, io rabbrividisco. Una simile dichiarazione, forse indirizzata contro la “democrazia plutocratica” degli ambientalisti, è pervenuta agli assuefatti cittadini vibonesi. Una dichiarazione di guerra mirata all’improcrastinabile abbattimento di un cedro del Libano (peraltro neanche filopalestinese).

Il suo simile (per la cronaca mai stato indagato), al lato opposto della piazza, essendosi prudentemente dissociato, verrà invece risparmiato. Così è stata vissuta dai tanti l’apparizione del Sindaco – aggarbatuni sempre assistito da un supporter mediatico di propaganda organica, sul balcone del palazzo municipale. Come anche qualche giorno prima, nel caso dell’assessore Monteleone, che magnificava dallo stesso balcone la disciplinata e responsabile conduzione dei lavori nel cantiere e la forte accelerata impressa ai tempi di chiusura degli stessi.

Una replica: stessa scena, stessa platea, stessa retorica, diversi gli attori. In questo caso, però, l’ORA dell’abbattimento del predestinato cedro non era certo SEGNATA DAL DESTINO. Cosa mai ci sarà di tanto disturbante, ossessiva e perdurante paranoia che attraversa tutti i governi della città e che procura loro rancore, inimicizia e disprezzo verso tutto ciò che produce ombra: alberi, pensiline, spazi aperti aggregativi, ecc. Ancora una volta ci viene proposta la rappresentazione di un giallo, che inizia, a detta del Sindaco –aggarbatuni, con l’immediata individuazione di un colpevole: il BULBO RADICALE soffocato dalla cementificazione! Ci sarebbe da esclamare impanicati: Maronna du Carminu!

Detto così, BULBO RADICALE, nell’immaginario ti si materializza immediatamente un ragazzotto grezzo e anaffettivo con forte somiglianza con Marco Pannella, che mette (il cornuto) le puntine da disegno sulla seduta del banco di scuola di un malcapitato compagno. Certo è che l’albero non ha cambiato postura di recente, è sempre stato in parte piegato in avanti.

È l’agronomo che ha certificato il malessere della pianta e non ho motivo di dubitare della sua competenza. Io essendo appunto incompetente, avrei avuto al contrario bisogno di scavare in profondità, per meglio indagare lo stato di salute del BULBO. Il giorno in cui il cantiere si è fermato, e questo non viene raccontato, si è visto un accorrere precipitoso di gruppazzi di politici e tecnici dal vicino palazzo municipale allarmati, quando un mezzo meccanico impiegato nello smantellamento del vecchio asfalto, ha urtato con la pesante benna una radice di superficie (e in tanti -presenti-  siamo stati testimoni della cosa), scorticandola senza reciderla.

Era palpabile, in quelli che a vario titolo si trovavano nel cantiere, non certo il rammarico per il destino dell’albero, quanto piuttosto il terrore in ciascuno di loro di doversi accollare la responsabilità di decretarne l’abbattimento. Per la verità a noi profani è sempre parso verde, rigoglioso e in buona salute, così come l’altro che è stato piantato nel medesimo periodo, contesto, e pavimentato intorno con uguali modalità e materiali. Prima di arrivare alla sentenza capitale, voglio pensare che abbiano considerato di risparmiare l’albero, lasciando crescere uno dei due rami, quello svettante, e capitozzare il secondo che si presentava piegato verso la piazza.

Sono convinto che, l’anno in cui verrà stilata una classifica nazionale sulla qualità della vita, basandosi sul numero di alberi tagliati; panchine dismesse; materiali di storica bellezza fatti scomparire; rigenerazione di siti, spazi, edifici di pregio tutti eseguiti con la sola regola della BRUTTITUDINE (attitudine per il brutto); uniformità di colore, odore, sapore tra acqua dei rubinetti e di fogna, ebbene, quell’anno sicuramente sbaraglieremo tutti gli altri competitori, guadagnando la vetta della classifica. Restiamo ancora però in attesa che si manifesti sul prestigioso balcone anche Ciccio Colelli, comandante al gruppo PD con delega allo spettacolo e chiarirci (chi meglio di lui in questo teatrino) quale peso abbia avuto la sua dichiarazione di pochi giorni fa, rassicurante sulla sorte dell’albero meschino, a fronte della sentenza di morte eseguita nel giorno dei defunti. Ancora una volta, con mio sommo rammarico, devo registrare che l’incauto assessore allo spettacolo ha preso la vacca per le palle.

Vibo Valentia, 2 novembre 2024