Vibo. Noi non ci rassegniamo: vogliamo sapere dove sono finiti i cordoli spariti nel nulla

 di Rocco Tripodi

“Fa giorno e già scureggia”, pensava tra sé e sé la pia e provata donna alzandosi, lasciando beato a suo agio nel letto il rumoroso marito. Non così desolante il mio risveglio; tutto nel rispetto di umori, regole, abitudini, tempi e spazi concordati con i miei coinquilini Felix e Muscimusci. È uscendo di casa, invece, che la mia proverbiale composta e paciosa mansuetudine viene infaustamente ‘nzurtata e messa a soqquadro, venendo impattato e soverchiato dai più inverosimili scombini, generati dall’ordinaria e straordinaria gestione del patrimonio pubblico.

Si rafforza la convinzione che si proceda in assenza di un reale bisogno, una volontà di cambiamento migliorativo, un nuovo approccio con conseguente sterzata, ponendosi all’ascolto delle domande, delle riserve, delle critiche, dei chiarimenti di chi, senza perseguire personali rivendicazioni, attende risposte.

Si ha come l’impressione che questi volponi con la coda d’asino, adottando la strategia della braciola, cioè impastando indiscriminatamente più ingredienti, inserendone anche alcuni sgradevoli se non pure velenosi, ma nell’insieme non percettibili dal palato, ci facciano ingurgitare le peggio cose. Voglio dire che, alla fine, facendone una ammuzzata delle svariate pasticciate disgustose sperimentazioni nei cantieri, sperano che ci si dimentichi delle singole e non più recenti criticità denunciate e che in qualche modo, distratti noi, che insistiamo tra una lavanda gastrica e un’altra, le loro responsabilità vadano a finire nel cacatoio dell’oblio.

Il susseguirsi senza fine di guasti e porcherie che ha prodotto spontanea attenzione e in alcuni casi la mobilitazione di semplici cittadini, può avere ingenerato una convinzione nella testa del Sindaco Aggarbatuni o del deluso Vendicator Cortese, recente alleato, randellatore di giuristi e legislatori giudicati delle pippe, mascherato di verde. La convinzione, e torniamo al dunque, che la nostra reiterata richiesta di verità sul destino dei cordoli sia stata definitivamente ricoverata nel dimenticatoio del porto delle nebbie, per fronteggiare nuovi disastri come i lavori terminati e durati tre giorni, alberi abbattuti senza pietà o ingabbiati, messi alla gogna ed esposti al pubblico ludibrio, antiche pavimentazioni rimosse con baionette tra i denti e mezzi corazzati, piazze spogliate di tutto e restituite sghembe, sbilenche, senza identità e implose.

No, non abbiamo abbassato la guardia. Le nostre sacrosante rivendicazioni continuiamo a portarle avanti con maggiore fermezza. In particolare insistiamo sulla sorte di almeno 700 metri lineari di cordoli di pregiato granito. E non dimentichiamo le domande fatte a più riprese e con tante persuasive e pertinenti argomentazioni, da fine agosto 2024.

Continuiamo a voler sapere esattamente, anzi lo pretendiamo, perché trattasi di bene comune: nei cantieri di Piazza Luigi Razza, Piazza Martiri d’Ungheria, Piazza del Lavoro, Via del Gesù, Viale Affaccio/ Statale 18 era prevista la rimozione dei cordoli?  Se sì, con quali modalità e più esattamente: con accorte modalità conservative o con sbrigativo trattamento come da materiale di risulta? In entrambi i casi la Ditta ha proceduto secondo i dettami progettuali?

Più nello specifico: nel primo caso, i cordoli dove sono attualmente custoditi? Nel secondo, lo sversamento è avvenuto come da norma in discarica con documenti regolari di trasporto e formulari di identificazione dei rifiuti? Nel caso in cui, come comunicato frettolosamente a voce da alcuni responsabili dei vari procedimenti, lo smantellamento si sia reso necessario perché gli stessi cordoli, durante i lavori di cantiere, sono andati distrutti (cosa smentita da un’infinità di immagini che dimostrano il contrario), allora vorremmo sapere quale iniziativa risarcitoria sia stata promossa. E trattandosi di lavori durati parecchi mesi, come possano essere sfuggite tanta leggerezza ed inciviltà ai tanti controllori, pagati espressamente per esercitare questo ruolo. Il valore storico materiale e immateriale, patrimoniale ed anche venale di queste pietre della nostra Regione che arricchiscono piazze e strade antiche, chiese, monumenti, portali e facciate di dimore gentilizie, ulteriormente valorizzate dall’uso, dal tempo e dalla storia, è un valore che non può sfuggire ad alcuno.

A meno che il destinatario di queste domande non fosse la già assessora del Governo Limardo-Spettacolo ed attuale Consigliera di minoranza, oltre che Brigadiera, piuttosto che Capobrigata o Commissaria di Forza Italia (in questo momento non ricordo). Secondo lei, infatti, bene hanno fatto ad annullare nel centro storico ogni traccia del superato, vecchio, polveroso, stantio, grigio e muffoso passato e rimpiazzarla su tutto il territorio urbano con km quadrati di abbaglianti, anzi allucinanti, impasti modaioli e modellati a forma di basole, friabili e mostacciolose color liquirizia, da lei definite pietre di alto pregio.

Noi, prima di dare il nostro giudizio, non ci siamo consultati con il fidanzato della figlia del portinaio, ma con esperti del settore. Sarebbe il caso che facesse altrettanto anche lei. Ma queste domande continuano ad essere scansate, con sempre elegante rapido e sincronizzato movimento di bacino in stile caraibico, dai componenti di questo frittatone arcobaleno che trova al suo interno dal fascio di foglie di cavolo nero alle zucchine verdi con bollino 5 Stelle, passando per una pappa messa lì a “Muzzu” di mille colori. Parlo del Consiglio Comunale, una frittatona che si ha difficoltà a girare essendosi dimenticati di metterci le uova per darle compattezza. Sarà che, al contrario di noi, goffi praticoni del profano, loro, per la profonda spiritualità, passione mistica e privilegiata connessione con Entità trascendentali superiori, sono educati a misurarsi solo con GRANDI DOMANDE UNIVERSALI.

Ma oggi c’è una grande novità: l’Ordine degli Architetti e l’Ordine degli Ingegneri che, con decine di appelli sono stati, fin dall’inizio delle contestazioni dei cittadini, interpellati ad esprimere un loro giudizio competente e che si sono blindati in un pavido silenzio condiviso, solo oggi, appunto, con un audace e sfrontato comunicato, bocciano i lavori di rigenerazione urbana e (udite udite) rimproverano le due Amministrazioni per non aver coinvolto i cittadini e soprattutto loro stessi.

E giù una sfilza di accuse sull’intera gestione dei fondi e di tutte le fasi operative, a partire dalla stesura preliminare della progettazione, fino ad entrare nel merito dei lavori stessi. E improvvisamente, mancando loro una compagna/o di letto premurosa/o, si svegliano comodamente in ritardo e riscoprono quella sensibilità ed umiltà che li vuole a fianco dei cittadini, attraverso l’istituzione di un “urban center”, dopo che gli stessi cittadini hanno, in perfetta solitudine per mesi, fatto una inascoltata battaglia che alla fine ha scosso la pace del Palazzo, creando non poco imbarazzo ed inquietudine. Non posso qui esimermi dal dare un giudizio severo: Una ammuzzata sconfortante di servi muti e di zerbini. Ciononostante diamo loro una chance.

Nei prossimi giorni inizieremo una raccolta di firme, perché sulla sorte dei cordoli misteriosamente spariti, se c’è reato, i quesiti vanno posti dai carabinieri e dalla magistratura ai diversi politici, ai tanti responsabili tecnici ed alle imprese che in tutto questo hanno avuto un ruolo. Bene, è questo il momento perché le due categorie di professionisti escano allo scoperto e ci supportino in questa battaglia che potrebbe prendere per loro la forma di un parziale riscatto.

Vibo Valentia, 10. 03. 2025