‘Ndrangheta e massoneria: pronto, è Pittelli? Le dodici sim del senatore!

Dopo il clamore suscitato dal blitz di Gratteri è come se il tempo si fosse fermato e si fosse ritornati – grazie anche al reportage di RaiNews24 e all’inchiesta di PresaDiretta – agli anni in cui De Magistris aveva scoperchiato il “sistema” del superclan dei calabresi. Allora come adesso la figura centrale è proprio quella dell’avvocato Giancarlo Pittelli ed è più che mai opportuno riprendere qualche scritto di quell’epoca per capire meglio come funzionava la “storia”. 

“… Secondo le ricostruzioni investigative Giancarlo Pittelli veniva tenuto al corrente degli sviluppi dell’inchiesta di De Magistris dal procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi (ora passato a miglior vita, il capo di De Magistris, ndr).
Pittelli, è vero, conosce Lombardi da una vita.

Ma da un certo punto in poi questa amicizia si rinsalda, perché Pittelli diventa socio del figlio della moglie di Lombardi. In fondo è solo uno dei tanti possibili esempi dell’Italia delle famiglie allargate, che colloca i suoi “figli di” in tutti i settori della vita pubblica e delle relazioni che contano, e che al Sud, dove la famiglia è qualcosa “di più” esprime al massimo le sue qualità.
E così il magistrato Lombardi, insieme con l’avvocato – senatore Pittelli e con il figlio della moglie del magistrato fanno famiglia, si sorreggono l’un l’altro, si tengono per mano dove nello stesso tribunale, nella stessa città, nello stesso collegio elettorale, nella stessa chiesa per la santa messa domenicale, sulle stesse spiagge e sullo stesso mare per le vacanze estive dove si gusta la granita, si spettegola e si inciucia, ma soprattutto si preparano le campagne d’autunno.
Che con l’agricoltura ovviamente non c’entrano niente.

Chissà, forse Pittelli e Chiaravalloti erano proprio al mare quando Poseidone, seguendo le tracce dei soldi sborsati per opere mai eseguite o mai collaudate, smaschera una sorta di “interpartito” destra-sinistra.
Una consorteria che manovra un meccanismo divenuto “sistema” in cui si prodigano gruppi di pressione e logge massoniche trasversali che possono contare su uomini fidati, a tutti i livelli istituzionali…

(Carlo Vulpio, Roba nostra. Storia di soldi, politica, giustizia nel sistema del malaffare)

PRONTO, PITTELLI?

Il signor Salvatore Domenico Galati non è mai stato eletto senatore né deputato. Eppure i magistrati, per analizzare una parte dei suoi tabulati telefonici, dovrebbero chiedere l’autorizzazione del Parlamento. E non si tratta di un caso isolato. Com’è possibile? Semplice. È sufficiente che la sua scheda telefonica sia intestata a un parlamentare. E dalle perizie del consulente informatico Gioacchino Genchi, che sono state al vaglio del Copasir (per i profani: SERVIZI SEGRETI), vien fuori che un solo senatore della Pdl – Giancarlo Pittelli – ha attivato tra il 2001 e il 2006 ben 12 schede sim.

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«Pittelli – scrive Genchi nel 2007 – non può aver utilizzato, da solo, tutte le utenze che abbiamo elencato. (…). Le utenze di Pittelli sono risultate in contatto con batterie di cellulari utilizzati per delle azioni pluriomicide e addirittura rinvenuti sul luogo di delitti ». Un motivo c’è.

«Pittelli esercita la professione di avvocato penalista», continua Genchi, ma il punto è un altro: «Nel momento in cui Pittelli diviene soggetto passivo dell’azione penale, il divieto di qualunque indagine telefonica si è esteso di diritto a tutte le utenze che possono essere state da lui utilizzate, in modo diretto o indiretto». È il caso, appunto, di Salvatore Domenico Galati, che nulla c’entra con gli omicidi, ma avrebbe avuto un ruolo, secondo Genchi, in «operazioni bancarie assai sospette, per conto del Pittelli, con ingente movimentazione di valuta». Pittelli – che aveva presentato le dimissioni (respinte) al Parlamento – è stato anche indagato dalla procura di Salerno, per corruzione in atti giudiziari, nell’ambito del «caso De Magistris». Nelle perizie di Genchi viene descritto come il «deus ex machina » d’una fuga di notizie che avrebbe danneggiato Poseidone.

L’ex pm Luigi De Magistris l’aveva inquisito in «Why Not» e «Poseidone», prima che venisse trasferito, e perdesse le inchieste. La posizione di Pittelli – sul quale l’ufficio antiriciclaggio aveva espresso dei sospetti – è stata poi archiviata dalla procura di Catanzaro. Per la precisione: dai magistrati che, poi, sono stati indagati dalla procura di Salerno (anche) perché avrebbero favorito Pittelli…

Tratto da “La Stampa”

Pronto Pittelli? Le dodici sim del senatore. Dalle perizie dell’archivio Genchi