Calabria 2020/21, i “travestiti”: Vito Pitaro con la destra per conto di Censore

Nel gruppo si notano anche Vito Pitaro e Brunello Censore

Come se non bastassero i transfughi, i voltagabbana, i massoni deviati, gli imbroglioni, i truffatori, gli indagati per corruzione, in Calabria – dove siamo avanti anni luce rispetto agli altri – abbiamo inventato anche i “travestiti”, senza nessuna offesa per i trans. Si tratta di personaggi che si candidano al posto dei loro “padrini politici” ormai troppo impresentabili per essere candidati finanche dal centrodestra di Berlusconi che se li prende tutti. E così, abbiamo segnalato Rosalbino Cerra che si candidava nell’Udc per conto del suo “padrino” Orlandino Greco cacciato a calci nel culo dal centrosinistra (trombato); Rocco Giusta, candidato da Madame Fifì con la lista di Pino Gentile per “dispetto” a Zingaretti e a Palla Palla che non si è candidato da solo (trombato anche lui) e Maurizio Nicolai, genero di Cesare Marini candidato con Forza Italia (aritrombato… ma sistemato in un Dipartimento…). Ma ecco quello che ce l’ha fatta ed è stato eletto e che già ieri era in prima fila a Vibo Valentia per essere ricandidato: isi tratta di Vito Pitaro, il “travestito” di Brunello Censore, sgamato dal collega Lucio Musolino per Il Fatto Quotidiano. Ecco la parte dedicata a loro nel suo articolo.

Nella lista “Santelli Presidente” un nome “degno” di nota è quello di Vito Pitaro, oggi folgorato sulla via del centrodestra ma in passato consigliere comunale di Rifondazione Comunista, assessore socialista e dirigente del Pd. A 3800 euro al mese, inoltre, per cinque anni Pitaro è stato capostruttura del consigliere regionale del Partito Democratico Michelangelo Mirabello che, però, è rimasto fedele al centrosinistra ed è candidato nella lista “Democratici progressisti”. Ma Pitaro, nel vibonese, è noto soprattutto per essere un fedelissimo dell’ex parlamentare del Pd Brunello Censore la cui candidatura è stata bloccata dall’imprenditore Pippo Callipo.

Insieme, Pitaro e Censore compaiono nelle carte dell’inchiesta “Rinascita” che, il 19 dicembre, ha portato all’arresto di 334 persone considerate affiliate o contigue alla famiglia mafiosa Mancuso di Limbadi. Nella richiesta di arresto, i pm riportano alcune frasi dell’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, finito ai domiciliari. Il politico locale è stato intercettato mentre parlava di Bruno Censore. Il deputato del Pd, “secondo le considerazioni di Giamborino – scrivono i pm – avrebbe condotto la campagna elettorale (le politiche del 2018, ndr) con il supporto di Pitaro Vito ed entrambi si sarebbero avvalsi dell’appoggio di persone ‘ad alto rischio’, esponenti della criminalità locale, per garantirsi il bacino di voti”.