Calabria 2020/21, la Lega impresentabile: Molinaro, la carne olandese e quei soldi da restituire

Uno dei candidati di maggiore spicco della lista di impresentabili della Lega è senza dubbio Pietro Santo Molinaro, deus ex machina della Coldiretti per un decennio e presidente della cooperativa Cozac. Il suo nome è talmente chiacchierato che ci si potrebbero scrivere saggi e romanzi – ma anche barzellette – sul degrado dell’agricoltura in Calabria. Eppure, la Lega, incurante delle pur pressanti segnalazioni che giungevano dal suo stesso interno, lo scorso anno ha deciso non solo di candidarlo ma addirittura di scomodare il giovane rampollo Vincenzo Sofo, meglio noto come il signor Le Pen, per presentare la sua “impresentabile” candidatura. Oggi Sofo se n’è andato con la Meloni ma tant’è… 

Purtroppo, nonostante l’impegno, non siamo riusciti ad evitare l’ elezione di Molinaro. Per fortuna, però, abbiamo limitato i danni: nella circoscrizione di Cosenza, dov’è stata messa in piedi una lista incredibile di personaggi borderline, solo Molinaro è riuscito ad essere eletto e per noi è una sorta di trionfo. Ora naturalmente sarà ricandidato dopo la fine traumatica della legislatura e c’è da evitare seriamente che venga rieletto perché questo soggetto, adesso, se dovesse essere rieletto, premerà con l’appoggio di Salvini per essere nominato addirittura assessore all’Agricoltura al posto del pessimo Gallo e allora è giusto che la gente sappia chi è questo signore e quello che rischia la Calabria.

Molinaro è un furbacchione che si crede onnipotente, vista la sua straordinaria trasversalità e il suo potere contrattuale che gli deriva dai soldoni che ha incassato nella sua lunga e impresentabile carriera. Della quale è più che mai opportuno dare un cenno non tanto ai nostri lettori ma agli stessi militanti onesti della Lega e anche al signor Sofo che oggi si appresta a stargli al fianco.

Pietro Molinaro, da presidente della Cozac, diceva di produrre salumi calabresi salvo poi comprare carne olandese truffando così gli ignari acquirenti. I legali del soggetto in questione in più circostanze si sono affannati a precisare che in primo grado il Molinaro è stato assolto (dal porto delle nebbie ovvero il Tribunale di Cosenza…) perché il fatto non sussiste. Ma noi, che non siamo fessi, ci siamo documentati e abbiamo scoperto che sulla querelle era intervenuto a suo tempo anche e soprattutto la “buonanima” di Paolo Pollichieni, con il quale il Molinaro non andava per niente d’accordo.

Quando il giornale di Pollichieni faceva presenti queste assurde vicende di Molinaro e i suoi legali replicavano, il direttore non esitava a tornare sull’argomento e ad assestare una mazzata epocale al signor Molinaro.

Citiamo testualmente: “… Attenzione, però… Il sequestro dei suini artatamente fatti passare come prodotti in Calabria e per questo sequestrati dai carabinieri del Nas, è definitivo essendo stato convalidato da una sentenza della Corte di Cassazione (numero 41699 del 9 ottobre 2013). La Suprema Corte era stata chiamata a cassare la convalida del sequestro delle carni avallata dal Tribunale del Riesame di Cosenza ed impugnata dall’azienda di Molinaro.

Scrive la Cassazione: “Nel caso di specie, il Tribunale ha accertato che il salume in sequestro, rinvenuto dai carabinieri nelle celle di stagionatura, anche se privo di etichettatura per ogni singolo pezzo, appariva inequivocabilmente contrassegnato come Dop (cioè con una sigla che riguarda esclusivamente suini nati e allevati in Calabria secondo le norme della disciplinare di produzione della soppressata di Calabria), mentre invece trattavasi di salame prodotto con carne suina proveniente dall’Olanda“.

Non solo. Molinaro ha ricevuto un finanziamento di oltre 1 milione di euro senza produrre niente, tant’è che la Regione Calabria ha chiesto al Molinaro la restituzione della somma, circa 1 milione 124 mila euro, che, secondo l’ente, sarebbero stati indebitamente percepiti come finanziamento concesso tramite i bandi legati al Psr nell’ambito della programmazione 2007-13 e per la quale è andata avanti per anni una querelle giudiziaria.

In questa sede, ci preme ricordare che l’8 febbraio 2011 la Guardia di Finanza di Paola trasmetteva alla Regione i risultati delle indagini svolte sulla Cozac e dal dossier emergevano gravi irregolarità in ordine alla percezione di contributi comunitari. Nonostante l’ipotesi di reato (percezione indebita) fosse ormai prescritta, le Fiamme Gialle trasmettevano comunque alla Regione quanto accertato. Nonostante il dominio di Molinaro al Dipartimento Agricoltura, la Regione il 18 aprile 2011 comunicava a Molinaro l’avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti ed il recupero delle somme erogate. Il ricorso della Cozac veniva respinto dalla Regione, che metteva nero su bianco le sue ragioni e con decreto dell’11 agosto 2011, firmato dal dg Giuseppe Zimbalatti, intimava a Molinaro di restituire quanto indebitamente percepito. A cinque anni di distanza, il tutto finirà poi come finiscono le cause con gli amici degli amici…

A prescindere da quale sia stato l’esito finale, la vicenda suggerisce come minimo alcune domande. Può il presidente di un’organizzazione agricola che ha fatto della lotta alla contraffazione la propria cifra avere alle spalle una vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto in una tentata frode in commercio? Può il presidente di una organizzazione agricola – sul cui capo ha avuto un peso… una richiesta di restituzione di contributi pubblici superiore al milione di euro – sedere ai tavoli regionali dove si discute di assegnazione di risorse? Tutto questo purtroppo è accaduto.

Molinaro, negli ultimi 20 anni, è stato sempre al fianco dell’assessore all’Agricoltura di turno di qualsiasi colore politico. Un amico di tutti, che sa sdebitarsi con gli amici degli amici, solo se gli fai prendere un bel finanziamento… Cari uomini della Lega, noi vi abbiamo avvertito, adesso fate quello che volete e se siete seri boicottate questo soggetto,