Calabria 2020, l’evoluzione del Gattopardo “travestito” da Santa o da Calippo (di Giulio Bruno)

L’evoluzione del Gattopardo

di Giulio Bruno

Il vuoto. Nessun programma, nessuna dichiarazione d’intenti. Solo vuote enunciazioni di principio, dichiarazioni buone per tutte le salse e tutte le stagioni. Più lavoro, lotta alla corruzione, contrasto alla criminalità, maggiore trasparenza amministrativa. Attenzione per i giovani, per la sanità, per il futuro. Visioni generaliste facendo molta attenzione a non entrare nel merito, evitando di approfondire, di scendere nel dettaglio. Di dire il come e il quando che manco Benji & Fede.

La campagna elettorale regionale in Calabria si sviluppa seguendo un cliché consolidato: il voto è garantito da appartenenze a famiglie, vincoli di amicizia, ricatti scaturenti da incarichi pubblici e professionali passati e futuri, patti politico/elettoralistici più o meno leciti. Tanto si sa come va a finire, tanto ci si ritroverà tutti insieme, appassionatamente, in consiglio regionale. Poco importa se manca la vera alternativa. Poco conta se la “Santa”, nonostante la sua attività parlamentare, non sappia cos’è l’Isis e nella sua gestione amministrativa da vicesindaco di Cosenza si è resa corresponsabile del degrado attuale del capoluogo Bruzio.

Non fa specie la trasversalità del Calippo, le cui idee politiche nel recente passato abbiano abbracciato posizioni di destra e di antipolitica; irrilevante che il candidato astronomo non sia ben visto neppure all’interno del movimento che lo sostiene, a causa di certe chiacchierate parentele nonché abusi edilizi poco edificanti; quisquilie se l’ex responsabile della protezione civile regionale sia stato folgorato sulla via di Damasco dopo aver condiviso l’azione politica della precedente giunta calabrese.

I 4 moschettieri si muovono su un terreno congeniale che conoscono bene, dove il consenso elettorale si ottiene in virtù di dinamiche e logiche prepolitiche, prive di contenuti programmatici innovativi e non in controtendenza con il passato. E per gettare un po’ di fumo negli occhi dei colonizzati, è sufficiente qualche comparsata di Salvini, Di Maio o Zingaretti. La nuova versione del Gattopardo, meno equivoca e più semplice da recepire: non si cambia nulla per non cambiare niente.