Calabria, Fondazione Campanella: Zuccatelli complice di Belcastro per il “buco” da 100 milioni. E Maria denuncia il generale

“Ho la sensazione che domani mattina (stamattina per chi legge, ndr), dopo tutto quello che sta emergendo dalla vostra inchiesta, anche Zuccatelli si dimetterà…“. Così Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera, sintetizza la puntata di ieri di Titolo V, la trasmissione di Rai3, che dopo aver smascherato la totale inadeguatezza del generale dei carabinieri in pensione Saverio Cotticelli, ha messo a nudo tutti i sotterfugi e le truffe del suo successore Giuseppe Zuccatelli. Il boiardo romagnolo, amico per la pelle di Pierluigi Bersani, ne sta combinando di tutti i colori pur di stare a galla e “garantire” l’impunità ad autentici pezzi di malacarne che gli hanno evidentemente imposto di parargli il culo.

MARIA CROCCO A COTTICELLI: “ANDRAI IN GALERA E IO TI DENUNCIO”

Ma procediamo con ordine. La seconda parte dell’inchiesta di Titolo V, affidata ancora una volta al giornalista Walter Molino, parte da dov’era finita la prima ovvero da Cotticelli, il generale stralunato. Non ci vuole molto per capire che il “piano anti Covid” del quale Cotticelli prima non sapeva nulla e poi – nel pollaio di Giletti – ne rivendica la paternità, non è proprio per niente un “piano”. Per il semplice motivo, come spiega Rubens Curia, che si tratta solo di una parte, quella ospedaliera, mentre di quella territoriale, che è importante almeno quanto la prima, non c’è nessuna traccia. Morale della favola: Molino sdogana un fuori onda inedito della prima intervista nel quale la subcommissaria Maria Crocco (quella che Cotticelli chiama “Maria”) va giù in maniera molto più pesante sul suo molto presunto “capo”. Gli dice testualmente: “Tu andrai certamente in galera e se mi metti in mezzo, io ti denuncio!”. Eh sì, perché Cotticelli, non redigendo il “piano anti Covid” ha violato la legge, precisamente l’articolo 328 del codice penale, commettendo il reato di omissione di atti d’ufficio, che è punito con una reclusione da 6 mesi a 2 anni. Così, tanto per cominciare…

A tale proposito, nel corso della giornata, si è appreso che la Procura della Repubblica di Catanzaro ha avviato le indagini per risalire a eventuali responsabilità in merito alla gestione dell’emergenza sanitaria. L’ipotesi di reato è quella di epidemia colposa e, riporta la Gazzetta del Sud, fa riferimento alla non applicazione del piano anti Covid. Ai magistrati spetta adesso il compito di ricostruire eventuali errori e abusi commessi nella gestione dell’emergenza Coronavirus in Calabria, al fine di capire se siano stati commessi o meno dei reati. La Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura guidata dal magistrato Nicola Gratteri, avrebbe già raccolto documenti e segnalazioni.

FONDAZIONE CAMPANELLA, LE GRAVI RESPONSABILITA’ DI BELCASTRO

Il secondo passaggio cruciale è il “buco” da oltre 100 milioni della Fondazione Campanella ormai entrato a pieno titolo nel bilancio della sanità calabrese. Nella prima parte dell’inchiesta, Walter Molino aveva evitato di approfondire il discorso su Antonio Belcastro, il dirigente della Regione Calabria vera e propria “anima nera” di tutta questa vicenda. Chi ha nascosto il debito? Questo si chiede Molino, ricordando che la Fondazione Campanella era un polo oncologico di eccellenza fallita nel 2014 con un “buco” di 94 milioni. Belcastro ne è stato a lungo direttore per poi essere “promosso” dall’allora presidente Loiero – Agazio, che strazio!- a commissario del Policlinico Mater Domini. Belcastro prima inserisce in bilancio un credito palesemente farlocco e inesigibile di 62 milioni che poi, quando nel frattempo al suo posto si è insediato il nuovo commissario Giuseppe Zuccatelli (sì, proprio lui in carne e ossa), diventa improvvisamente un debito di 101 milioni.

Il documento è una “esclusiva” a tutti gli effetti e per la legge è una chiarissima “notizia di reato”. Dev’essere stato proprio per questo che Belcastro se la dà a gambe levate, scappa ed evita il contatto col giornalista. Ora, c’è da vedere cosa farà la procura di Gratteri perché non è possibile che il signor Belcastro mentre scappa con le gambe al culo per eludere le domande dei giornalisti, nello stesso tempo faccia parte ancora del gruppo dirigenziale della Regione Calabria e per giunta con responsabilità importanti e determinanti. Questo signore dev’essere cacciato al più presto, altro che storie. 

1 – (continua)