Cari signori Granieri, siete diventati una barzelletta. Ci scrive il figlio del procuratore

Dario Granieri, il procuratore del porto delle nebbie

Qualcosa si sta muovendo nelle coscienze dei cosentini. E qualcosa si muove persino a casa del procuratore della Repubblica di Cosenza, Dario Granieri. Se è vero, com’è vero, purtroppo, che il suo giovane figliolo, Marco, mi ha scritto una sorta di lettera aperta su Facebook che io mi precipito, ovviamente, a pubblicare nella sua interezza.

Il migliore fra gli uomini é colui che arrossisce quando lo lodi e rimane in silenzio quando lo diffami.
Questa frase di Kahlil Gibran rappresenta appieno mio padre.
Ebbene si, il procuratore dittatoriale di Cosenza che non risponde alle accuse poichè ricattato dal sindaco e non permette agli altri di accusarlo minacciandoli di morte! (Che magari di quello che viene scritto su un BLOG da due giornalai non gliene frega un emerito cazzo no eh?).
Comunque sia, fortunatamente, mio padre, al contrario di altri, non ha bisogno di giustificare queste accuse per due semplici motivi: il primo è la provenienza di queste ultime perchè si sa, quando la persona è niente, l’offesa è zero e il secondo è perchè per chi non è in mala fede viene davvero facile prendere queste “accuse” come le storielle di una persona che pur di avere un minimo di consensi dopo una vita di rifiuti si venderebbe anche il culo!
Detto ció, io non avendo lo stesso carattere di mio padre, mi abbasserei tranquillamente al vostro livello per rispondervi uno per uno e smerdarvi in un secondo ma purtroppo il livello è davvero troppo basso e l’ascensore per il piano sotterraneo ancora non riesco a prenderlo; ma una cosa voglio dirvela: GRAZIE, si avete sentito bene, vi ringrazio…
Vi ringrazio perchè più scrivete cazzate e più unite la nostra famiglia, più inventate e più mi rendete orgogliosi di mio padre perchè capisco davvero che per far si che alcune persone inventino storie degne di Walt Disney (a proposito Gabriè, prova a fare un provino alla Walt Disney che magari lì, non conoscendoti bene, ti prendono) significa che nella sua carriera ha davvero spaccato di brutto (cioè voglio dire creare quest’odio e quest’invidia gratuiti non è da tutti cazzo).
Caro Gabriele continua cosi, te ne prego, perchè grazie a te la mia famiglia diventa sempre più unita e questa nella vita è la cosa piú bella e piú importante, una cosa che, nonostante tutto, ti auguro con tutto il cuore di ricevere perché é un sentimento sincero e non é l’appoggio di chi, spinto dalla sete di vendetta verso questa società corrotta, andrebbe appresso anche a Pulcinella pur di trovare un responsabile.
Pensa un pò, mio padre é cosi onesto e cosí puro che non mi ha mai fatto scrivere nulla su Facebook per evitare appunto queste pagliacciate pubbliche, facendo la figura di chi ha paura di rispondere o di chi vuole giustificare le accuse, cazziandomi ogni volta che io mi incazzavo per questo suo veto, (pensa un pò la differenza fra voi due quanto é grande) ma ora sinceramente mi sono rotto il cazzo e due parole al volo te le ho volute scrivere, tanto di cazziate nella mia vita ne ho prese talmente tante che una in piú, una in meno non fará la differenza ma almeno stavolta riesco ad esprimere con due parole tutto l’amore che provo verso la mia famiglia che non sono riuscito a far uscire in 24 anni, e tutto questo grazie a te!
Ah, scusa se non é scritto in maniera perfetta (sai non ho troppo tempo da dedicarti per mettermi anche a riguardare bene il tutto) ma leggendo la grammatica dei commenti sotto i tuoi articoli dovresti riuscire comunque a leggere senza problemi!
Un bacione, Gabriele, dal figlio fascista del tiranno di Cosenza!

Marco Granieri

LA RISPOSTA DI IACCHITE’

Al rampollo del megaprocuratore capo Granieri, il giovane Marco, sono saltati i nervi e, ricordando quando avevo 24 anni (ahimè tanti anni fa), le sue considerazioni mi fanno quasi tenerezza.

Impossibile però non cogliere la palla al balzo per sfruttare, com’è giusto che sia, questo nuovo, incredibile autogol di coloro che comandano la città di Cosenza, sono abituati all’ossequio e alla riverenza da parte della gente e adesso sono quantomeno destabilizzati dal fatto che ci sia qualcuno che gli sbatte in faccia LA VERITA’.

Partiamo dall’inizio. Iacchite’ non è un blog ma un giornale perché, proprio nello stesso palazzo dove c’è l’ufficio nel quale il padre del ragazzo insabbia tutto l’insabbiabile lasciando che la corruzione dilaghi, c’è un ufficio nel quale si registrano le testate giornalistiche. E in quel posto, al primo piano, ci sono le prove che Gabriele Carchidi è titolare e direttore di una testata che si chiama Cosenza Sport, della quale Iacchite’ è l’inserto telematico. Non a caso, anche i solerti agenti di polizia che ci vengono a notificare i suoi editti dittatoriali sanno dove venire. Ragion per cui, caro rampollino del procuratore, impara a distinguere le cose.

Faccio il mestiere di giornalista da trent’anni e conosco vita, morte e miracoli di tutta la città, e ovviamente anche del tuo caro genitore.

Ho lavorato nel cosiddetto “sistema” dal 1984 al 2006 e ne sono uscito di mia spontanea volontà perché ne ero e ne sono nauseato. Non capisco quindi cosa tu voglia dire quando scrivi “vita di rifiuti” ma sei giovane ed evidentemente non sei abituato a conoscere l’esatto significato della parola “rifiuti”. Ma non può essere una tua colpa essere nato da un giudice così potente e altolocato.

Vorrei poi farti riflettere su come usi il termine “giornalai”. Sei a conoscenza di quali sacrifici fanno i “giornalai” per guadagnarsi da vivere? No, non credo che tu possa esserne a conoscenza, visto e considerato il disprezzo con il quale scrivi il termine.

A me dell’unità della tua famiglia, con rispetto parlando, non me ne frega niente. A me interessa invece scrivere che tuo padre non fa il suo dovere di giudice imparziale e non lavora per come dovrebbe. Ti dà fastidio leggere LA VERITA’? Sicuramente sì ma questo non può essere un mio problema. Io sono soltanto lo specchio dove ti guardi e non ti riconosci più perché ti stanno venendo meno le tue certezze, i tuoi punti di riferimento. In una parola sola, se dovessi analizzarti sotto il profilo psicologico, direi che ti stai interrogando sulla tua identità (anche sul tuo essere fascista figlio di fascista) e questo, stammi a sentire, non potrà farti che bene.

La società dei potenti che tuo padre rappresenta al massimo livello comincia a diventare (finalmente!!!) insopportabile anche alla popolazione cosentina, notoriamente appecoronata davanti al potere, ma che adesso, avendo trovato qualcuno che scrive LA VERITA’, altro non può fare che prestare attenzione a chi si espone per denunciare tutto il marcio che c’è nel Tribunale di Cosenza.

Mi dispiacerebbe molto se tuo padre dovesse rampognarti per quello che hai scritto. Ma, sinceramente, non è molto edificante leggere tutto questo turpiloquio negli scritti del figlio di un magistrato che dovrebbe essere integerrimo. Insomma, per essere il figlio di cotanto padre, hai perso la “cifra stilistica”…

Adesso, alla luce di quello che hai scritto, ti sei reso conto di avermi diffamato? Ti sei reso conto che io potrei tranquillamente andare da un giudice e denunciarti?

Tu mi risponderai certamente che la legge… sei tu, pardon tuo padre e questo, con tutto il rispetto, fa cadere sia te ma soprattutto tuo padre nel ridicolo. Siete diventati una barzelletta, caro Marco, e tu alimenti ancora di più questa visione delle cose.

Mi dispiace di aver distrutto l’immagine di tuo padre anche nel tuo inconscio più recondito ma, credimi, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto farlo.

Ora ti saluto e ti lascio ai tuoi ricordi di bambino. Sforzati di recuperarli tutti, perché quell’idolo che ti sei creato è completamente FALSO.

LA VERITA’ è quella che stai leggendo su Iacchite’. Te lo dico in cosentino: conzaticci!

Gabriele Carchidi