Cosenza. Quei camion pieni di angurie che scaricavamo per cinquemila lire (di Franco Panno)

di Franco Panno

Per raggranellare qualche spicciolo, ai tempi della spensierata infanzia, aspettavamo il camion di angurie. Per scaricarlo, in cambio, il titolare del negozio di frutta e verdura ci retribuiva con cinquemila lire e due angurie, che mangiavamo sul posto. Ciò avveniva nelle sere d’estate. I soldi guadagnati si spendevano in fumetti, gelati, bibite fresche e altro, ogni tanto per sentirsi grandi si andava in pizzeria, per il gusto di essere serviti al tavolo.

Ricordo ancora il simpatico pizzaiolo: cadde sotto i colpi della guerra di mafia che per un decennio insanguinò la città, credo non c’entrasse nulla, allora bastava la vicinanza ad uno dei clan per essere uccisi. Naturalmente, cercavamo di invitare le ragazzine, che rifiutavano a malincuore per motivi di orario. Spesso in pizzeria trovavamo Miriam, lavorava di notte, non faceva l’infermiera, somigliava ad Abbe Lane, spesso pagava il nostro conto, e prima di andare al lavoro ci lanciava, dai suoi Canyons, un bacio che la notte, sotto le lenzuola, era motivo di riflessione. L’unico posto mai frequentato erano le parrocchie, eravamo banditi, oggetto di crucifige nelle confessioni, chi frequentava noi sarebbe andato all’inferno.

Li ricordo ancora quei camion pieni di angurie, quando arrivavano pensavamo già a come sarebbe cambiata la nostra vita con cinquemila lire. Una parte dei proventi era destinata alle cure di Lola, una cagnetta cieca, le avevamo costruito una cuccia tra gli alberi.
Eravamo felici, era giugno, cominciavano i mondiali di Germania 74 quelli che cambiarono la storia del calcio.

Sorry seems to be the hardest words, Elton John
Buongiorno