Catanzaro e la massomafia: i lavori pubblici nelle mani di un “cartello” di imprese intoccabili

Massoneria? Mafia? Massomafia come dice Gratteri, questo è in realtà il vero biglietto da visita della città di Catanzaro. Quel metodo di gestione che incrocia i bisogni della comunità, facendo scomparire tutto, facendo pensare che tutto resti nell’alveo dell’isola felice, facendo grancassa con la complicità della politica, anche quella di basso livello istituzionale e con tanti organi di informazione, quelli che si definiscono liberi…

Da qualche tempo Iacchite’ ha avviato un’inchiesta sulla realtà di Catanzaro, da molti erroneamente creduta “isola felice” mentre, al pari di Cosenza, rappresenta la punta dell’iceberg della “massomafia invisibile” che infesta la Calabria. Nella prima parte abbiamo passato al setaccio le dichiarazioni alla procura di Catanzaro del dirigente Adelchi Ottaviano (http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-altro-che-isola-felice-qui-ce-un-verminaio-di-interessi-incrociati/). Poi abbiamo esaminato anche le dichiarazioni del consigliere (ma anche carabiniere) Riccio e dell’altro dirigente Costantino per chiarire ancora meglio la pratica diffusa degli affidamenti diretti alle “ditte amiche” (http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-gli-affidamenti-diretti-alle-ditte-amiche-parlano-riccio-e-costantino/).

TERZA PUNTATA

I fatti di cui narriamo riguardano l’Amministrazione comunale di Catanzaro, e sono fatti risalenti all’anno 2015, quando nel corso di un consiglio comunale memorabile per i contenuti esplosi come un ordigno, si svela un metodo consolidato di agire riguardo gli appalti dei lavori pubblici, che getta un’ombra sull’amministrazione guidata dal sindaco Abramo e che, allo stato dell’arte, è oggetto di un indagine della Magistratura, i cui esiti dopo cinque anni non sono conosciuti.

Siamo partiti dalla denuncia di un Dirigente comunale, l’architetto Andrea Adelchi Ottaviano, per giungere alle dichiarazioni rese al microfono dell’Aula consiliare e poi confermate in sede di indagine dal consigliere comunale Eugenio Riccio, approdando molto lentamente ad uno schema che identifica le ditte, sempre le stesse, che facendo cartello con la politica locale, che le protegge, hanno monopolizzato i lavori pubblici in città, negli atti fino al 2015, dopo dai documenti non è dato sapere, magari questo dato mancante potrebbe aggiungerlo alla valutazione, proprio la Magistratura cittadina.

Ci sono dei dati allarmanti che dimostrano nel concreto degli atti, che la città di Catanzaro è terra di conquista per pezzi dell’imprenditoria locale, quelli baciati sulla fronte dalla politica catanzarese, ma in particolare che la libera concorrenza sia un eufemismo, come la trasparenza degli atti amministrativi dell’ente locale.

Lo spaccato di questa, che non è una leggenda metropolitana, ma che supinamente accettano tutti i catanzaresi, magari facendo finta di protestare a bassa voce nelle strade o davanti ai bar, è che Catanzaro è una città dove una ristretta oligarchia di famiglie, meglio se fanno impresa, governano il futuro della comunità, con la benedizione di pezzi di politica locale, da sempre immarcescibile. Di fatto una manifestazione diffusa di fratellanza, dove i liberi muratori sono tali in quanto gestiscono le opere pubbliche ed ogni attività economica… L’esempio più autentico del sistema indicato l’ha offerto alla conoscenza della Magistratura catanzarese proprio Ottaviano, il Dirigente pettegolo dell’Amministrazione comunale, che certo di non essere influenzabile perché residente a Lamezia Terme, ha rappresentato il comportamento “poco politico” del consigliere comunale Antonio Corsi detto Jonny, che aveva tentato di ostacolare in tutti i modi l’apertura del supermercato Eurospin, per una tutela da garantire alla società AZ S.p.a., di cui è dipendente, il brand che è leader della grande distribuzione in città, sempre per il rispetto della logica delle famiglie…

L’altra parte della mala Catanzaro l’ha indicata il consigliere comunale Eugenio Riccio, con particolare attenzione alle famiglie edili, che facendo cartello in una collaborazione stretta con la politica catanzarese, hanno monopolizzato la gran parte o forse tutti i lavori pubblici della città. Lo dice Riccio quando afferma: “Con riferimento alle ditte che con maggiore frequenza risultano essere aggiudicatarie dei lavori pubblici possono essere individuate facendo riferimento ad alcuni lavori che risultano in essere. Abbiamo i lavori di ristrutturazione dello stadio Ceravolo di Catanzaro, che sono stati vinti da un’ATI la cui capofila è la ditta Guzzo Roberto; abbiamo ancora i lavori presso il parco ex Gaslini di Catanzaro Lido in mano alla Caruso Costruzioni S.p.a. riconducibile a Caruso Alessandro; poi abbiamo il sottopasso di Via Magellano sempre a Catanzaro Lido i cui lavori non sono stati ancora avviati dalla ditta Brugellis di Catanzaro”. Le stesse ditte che Riccio definisce onnipresenti nella miriade dei lavori di manutenzione ordinaria, favorite da funzionari disponibili con le procedure negoziate.

Catanzaro isola felice? Sì, ma solo per la felicità delle famiglie oligarchiche e dei liberi muratori, dove i colletti bianchi hanno la copertura politica del sistema, quello che garantisce il meccanismo che è il sistema Catanzaro. Un sistema che bandisce la trasparenza, che non ama il dibattito e che ancora di più mal sopporta l’interesse della Magistratura e della stampa, quella libera…

In questa scenografia dove tutti sono funzionali a tutti, dove molti consiglieri comunali “in presenza” fanno finta di non vedere, di non leggere gli atti, di andare a fondo del problema, conosciuto, c’è sempre una regia, c’è sempre un deus ex machina, magari uno e trino, quello o quelli che scatenano possibili irritazioni cutanee nell’Aula consiliare, anche questo detto e non sussurrato da Riccio.

Ma, se la paternità politica del sistema Catanzaro è una e trina, la complicità è inverosimilmente diffusa, passando dal consiglio comunale all’apparato burocratico ed alle imprese che fagocitano da anni i lavori pubblici nella città.

Tutto a posto? Mutuando l’espressione tipica del sindaco Sergio Abramo, quello di “pane e politica”, famoso format televisivo che fece una fotografia della città di Catanzaro in tempi di elezioni. Noi diremmo che non c’è al suo posto e, che tante affermazioni di quanti hanno forse fatto i pettegoli, svelando un metodo, le ritroviamo negli atti, che poi sono una parte delle indagini che incombono sulla città, come un temporale da apocalisse e che poi si allontanano dall’orizzonte da troppo tempo.

Le ditte di cui parla Riccio appaiono realmente monopolizzatrici dei lavori pubblici nella città capoluogo di regione, si evidenziano lavori per €.4.251.458,00 per l’ATI dello Stadio Ceravolo, quelli che sono in capo a Guzzo Roberto, €.724.089,00 + €.36.686,00 per la riqualificazione del lungomare di Catanzaro Lido e una miriade di interventi sempre in città negli anni 2009-2014 con importi che vanno da €.10.000,00 per arrivare a €.1.549.454,00 sempre in ATI con Costantino. Lo stesso schema che incrocia la ditta Costantino Rinaldo, in ATI con Guzzo nei lavori dello Stadio Ceravolo, insieme ad altri interventi, quelli in procedura negoziata con il comune di Catanzaro per svariati importi negli anni 2009-2013.

L’analisi non da risultati diversi per le altre ditte: Brugellis Giuseppe, Caruso Costruzioni S.p.a. e Procopio Massimo. Tutte hanno incamerato lavori di qualche milione, sorvolando sugli spiccioli delle manutenzioni ordinarie, come il datore è sempre il Comune di Catanzaro. Ci sono i 4.121.694,00 di euro che Procopio ha acquisito per i lavori di recupero e risanamento dell’edificio dell’Educandato; €.1.983.204,00 per il parco ex Gaslini, €.1.756.577,00 lavori al Palazzo di Giustizia, €.374.162,00 per la manutenzione strade est-ovest comune di Catanzaro, più altre committenze a favore di Caruso Costruzioni S.p.a. Questi sono solo alcuni esempi, ma l’elenco è lungo ed articolato, quello che sottoscrive il fatto che per anni a Catanzaro i lavori pubblici erano un fatto “esclusivo”.

Catanzaro appare come un “centro di potere”, dove il mattone cementa il rapporto che passa dai ruoli istituzionali e politici, finendo ai salotti buoni della città. E’ talmente vero il metodo che, sempre con il battesimo della politica, come nota di colore, le mogli di alcuni degli imprenditori, le ditte, negli anni hanno anche ricevuto redditi da strutture o società che si richiamano alla Regione Calabria o al Comune di Catanzaro, con buona pace dei tanti disoccupati con la valigia in mano, che arrancano per vivere, fra una lacrima falsa ed ipocrita che si materializza, quando tutti devono fare un discorso di spessore e che li possa fare passare come i salvatori della Calabria e delle suoi atavici problemi. E poi c’è l’aspetto della regia, quella che ha creato il sistema Catanzaro…

3 – (continua)