Catanzaro. I pirati della massomafia di Filippo Mancuso all’assalto del porto: che fa la procura?

Del sistema Catanzaro, la città della massomafia, una cosa l’abbiamo capita veramente. Che tutti ed ognuno hanno fatto e continuano a fare affari sulle macerie di una città ormai morta, ma che si cerca di tenere in vita artificialmente per rubarle anche l’ultimo respiro. Per dirla tutta e senza retorica: u megghiu ava a rugna”.

Avremmo voluto parlare di una bella storia, una delle tante belle storie della provincia italiana, ma non ci è stato consentito, perché tutto quello che abbiamo incrociato nella scoperta e nel racconto della storia ultima di Catanzaro è soltanto melma, dove tutti ci sguazzano, si lordano, ma hanno ancora il coraggio di dire che non è vero, che è una sensazione, un brutto vezzo di certa stampa, che – diciamo noi – per fortuna è ancora libera grazie a Dio e che non si lascia comprare da messaggeri abituati a bussare con i piedi!

A Catanzaro tutto è affare. Per questo tutti diventano affaristi con una certificazione in più se sono consiglieri regionali, comunali – non tutti per carità – oppure assessori e la sceneggiatura si confonde perché al bisogno ritornano ad essere normali cittadini, per poi ridiventare subito e di nuovo amministratori pubblici. Esempio calzante resta quello della famosa pratica di Montecorvino, quando la posizione di “comune cittadino” di Filippo Mancuso, firmatario all’epoca della petizione “esplosiva” per la tenuta della maggioranza, restava ed è rimasta un precedente di come una certa ambiguità amministrativa crei dei dubbi ed aggiungiamo noi, anche degli avvisi di garanzia, come nella inchiesta Corvo dei cittadini/consiglieri Pisano e Gironda. Questa è la regola, questo è il sistema.

C’è poi come consolidamento della regola i mestieranti di basso cabotaggio, quelli che si accontentano degli affari “cotto e mangiato”, le sveltine, come la vicenda dei chioschi-edicole che abbiamo denunciato tempo fa, dove l’organizzatore era il tirapiedi con la faccia da prete di Tallini, l’ex assessore Ivan Cardamone, la cui gestione nel settore Patrimonio ci veniva descritta come un pantano, le sabbie mobili dell’illegalità. 

Segui i soldi e troverai la mafia diceva il giudice Giovanni Falcone e, questa resta la tecnica più avanzata usata peraltro anche dalla Dda di Catanzaro, quella che in qualche maniera ha messo a nudo la massomafia nella città, dove l’epicentro resta il comune di Catanzaro, dal quale nessuno vuole mai andare via, nonostante i sette anni di Gratteri che sostanzialmente non hanno prodotto nessun cambiamento reale. 

Quello che realmente diventa inquietante è il grado di sfacciataggine o di impunità, presunta, con il quale le cosche politiche che reggono le sorti amministrative degli enti locali, come il Comune di Catanzaro e la Provincia per anni sotto l’unica regia di Abramo e del suo “amico-nemico” Tallini, continuano a saccheggiare i beni pubblici dei cittadini tutti, costruendo una tela di porcherie che poi vengono portate all’approvazione dei consiglieri, dove l’ordine è salvare la catena di distribuzione del sistema Catanzaro. Un sistema che va avanti anche adesso che formalmente Abramo non è sindaco e presidente della Provincia, visto e considerato che coloro che hanno preso il suo posto “governano” (si fa per dire) in perfetta continuità.

Così anche l’assegnazione della struttura polifunzionale del centro sportivo Poligiovino è diventato un fatto da garantire all’interno delle cosche politiche del sistema Catanzaro. La gara d’appalto è stata impacchettata e taroccata con la complicità dei funzionari e dirigenti della Provincia di Catanzaro per garantire la vincita ai “personaggi” organici al sistema, ma in particolare vicini al consigliere regionale della Lega nonché presidente dello stesso Consiglio, Filippo Mancuso.

Noi, come avevamo già detto e lo ribadiamo, sapevamo già prima chi sarebbe stato il “fortunato” assegnatario del bando. Il bacio della Fortuna aveva già scelto prima dell’apertura tecnica delle buste della gara, il presidente-gommista Vincenzo Pizzari della ASD G.A.S. ad aggiudicarsi il Poligiovino, per il semplice motivo di essere cliente dello studio di consulenza fiscale proprio del presidente Filippo Mancuso. Certo che la fortuna è sempre cieca e sceglie a caso… almeno si spera, ma sappiamo tutti che non è così, perché la fortuna non c’entra e non sposta nulla nelle assegnazioni dentro il perimetro del quartiere Lido, è semmai il “patto della cambusa” di Filippo Mancuso che sceglie e scrive la fortuna dei suoi amici, con il consenso di tutto il cucuzzaro, il sistema Catanzaro. Ecco che la truffa si materializza come sempre, quella che è utile a garantire la mangiatoia dei “contrattualizzati a busta”, come la vicenda degli affidi dei pontili nel porto di Catanzaro Lido, capace di soddisfare con la ghianda anche le seconde e terze file della manovalanza del sistema, non tanto esperti ancora nella truffa catanzarese.

Il quartiere Lido è la zona di maggiore interesse economico e di sviluppo per la città di Catanzaro, l’unica isola dove ancora sono garantiti gli affari e le fortune politiche di tanti, ma soprattutto di  Filippo Mancuso, il reuccio della marina. Il porto di Catanzaro Lido è da sempre conquista di scambio elettorale  “voti-denaro” messa in atto da tutte le amministrazioni comunali nelle quali Filippo Mancuso ha sempre goduto e continua a godere anche con l’amico Fiorita di mano libera, santificata dal garante Sergio Abramo.

Infatti, nella intricata vicenda delle gare d’appalto per la concessione dei pontili all’interno del Porto di Catanzaro Lido, fatta di applicazioni discrezionali sia del codice degli appalti sia dell’uso delle concessioni demaniali, c’è la longa manus del sistema, manipolato a convenienza, degli amici e clienti del commercialista onorevole Filippo Mancuso. Da una attenta lettura degli atti in nostro possesso – che pare siano stati anche alla base dell’ultimo blitz della Dda di Catanzaro – emergono chiare ed inequivocabili notizie di reato gravi. Abuso e omissione d’atti d’ufficio, corruzione, false dichiarazioni, falso ideologico e turbativa d’asta sono in ipotesi alcuni dei reati che condiscono la truffa della gara dei pontili del porto di Catanzaro Lido.

Su tale vicenda, circa un anno e mezzo fa, anche alcune testate giornalistiche locali hanno indirizzato l’informazione amica degli amici nel tentativo di far sviare l’attenzione sui fatti inquietanti che all’epoca la Procura della Repubblica di Catanzaro aveva ufficializzato rendendo noto che il sindaco Sergio Abramo è indagato con il nipote Danilo Abramo, l’avvocato Gennaro Piero Mellea e il fratello Raoul, quest’ultimo titolare della Navylos, la società al centro di due distinte indagini sulla gestione dei pontili mobili nel porto di Catanzaro Lido.

Sarebbe allora utile che con tempestività, prima che le prove e gli atti vengano inquinati, che la Procura stessa sequestrasse tutto ed avviasse un immediato approfondimento circa i rapporti del consigliere regionale Filippo Mancuso con una serie di soggetti interessati direttamente all’affare dei pontili. Ci riferiamo nello specifico al sig. Rosario Marziale, segretario particolare al 50% della struttura di staff del consigliere regionale Filippo Mancuso. A questi verrebbe assegnata la futura pompa di benzina e distributore di carburante per barche e natanti all’interno del Porto di Catanzaro Lido, attraverso l’emissione di un bando opportunamente cucito dal Settore Patrimonio comunale grazie alle indicazioni dello stesso  consigliere comunale e provinciale Filippo Mancuso.

Non solo, c’è poi la ditta SUD METALLICA di Macrina Antonio, della quale il consigliere regionale  Filippo Mancuso è il consulente-commercialista, che in accordo con lo stesso consigliere, avrebbe dovuto effettuare i lavori esecutivi per la realizzazione del materiale di posa dei pontili, mediante una proroga delle concessioni demaniali già in essere con scadenza anno 2033.

Tutta la truffa dei pontili, la cui regia risiede nello studio commerciale del consigliere regionale Filippo Mancuso, ha la sua naturale genesi  passando  dall’aggiudicazione della gara di affido dei pontili, assegnata alla Società BAY WHAT di Speranza Francesco grande elettore del consigliere Mancuso. In pratica alla Società BAY WHAT, il Settore Patrimonio del Comune di Catanzaro, assegna la gara d’appalto, aggiudicando il lotto n. 1 dei pontili, quando in effetti la stessa Società BAY WHAT doveva essere esclusa dalla gara per palese difetto del possesso dei requisiti di capacità tecnica, come previsti dal disciplinare di Gara all’articolo n.5, punto 3. Infatti la Società BAY WHAT artatamente e con la complicità politica di Filippo Mancuso esibisce a corredo della documentazione di gara una mera dichiarazione di gestione ormeggi nello specchio d’acqua in località Caminia di Stalettì di n. 24 boe per conto della Cooperativa Sociale Stella del Sud.

Tale attestazione risulta smaccatamente un falso nel momento in cui il Comune di Stalettì ha dichiarato ufficialmente che non sono presenti nei suoi uffici documenti o atti attestanti quanto falsamente dichiarato dalla Società BAY WHAT. Ma c’è di più, la falsa dichiarazione prodotta, ma stranamente ritenuta valida dal comune di Catanzaro, altri non è che una letterina senza data certa, senza bolli o timbri, senza alcun dato di riferimento temporale se non un confezionamento ad arte. E’ palese a questo punto che l’aggiudicazione dei pontili operata dal Settore Patrimonio del Comune di Catanzaro necessita di un’attività di indagine e di verifica sulla quale la procura di Catanzaro è clamorosamente in ritardo. Purtroppo…