Catanzaro, processo “Sangue infetto”: la Corte d’Appello sconfessa il (solito) porto delle nebbie. Assolto Osvaldo Perfetti

PROCESSO “SANGUE INFETTO”

Assolto dalla Corte d’appello di Catanzaro il dott. Osvaldo Perfetti per non aver commesso il fatto nel processo “Sangue infetto”.

La Corte d’appello di Catanzaro nell’udienza di lunedì 13 luglio 2020, ha emesso sentenza di assoluzione nei confronti del dott. Osvaldo Perfetti per non aver commesso il fatto relativamente alla vicenda “sangue infetto” che interessò l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza nel luglio del 2013. A quel tempo il dott. Perfetti ricopriva la carica di direttore sanitario della direzione medica del presidio unico dell’azienda ospedaliera.

Nella precedente udienza era stato lo stesso Procuratore generale che ne aveva chiesto l’assoluzione condividendo appieno le argomentazioni contenute nell’atto di appello.

Il difensore, avvocato Emilio Perfetti, si dichiara soddisfatto dell’esito del processo perché, seppur tardivamente, la sentenza dichiara l’incensurabilità del dirigente sanitario ingiustamente coinvolto in una vicenda nella quale, al contrario, solo grazie al suo tempestivo intervento, in qualità di Coordinatore del Comitato infezioni ospedaliere, insieme a tutti i componenti del CIO, ha salvato altri pazienti dal rischio di infezioni.  “Il dott. Perfetti – ha dichiarato soddisfatto il difensore – ha semplicemente fatto il suo dovere e certo non meritava di essere processato dallo Stato. In quel momento Osvaldo Perfetti era lo Stato, lo Stato che assiste, lo Stato che previene le malattie dei propri cittadini. Lo stesso Prof. Giuliano Grazzini – direttore del Centro nazionale sangue all’epoca dei fatti – che effettuò l’ispezione disposta dal Ministero insieme alla Commissione di audit nominata in seguito agli eventi ebbe a definire “lodevole” il comportamento del dott. Perfetti rimarcandone la tempestività e l’efficienza dell’intervento”.  

La vicenda del “sangue infetto” aveva fatto molto scalpore all’epoca dei fatti e non erano mancate le strumentalizzazioni per mettere sotto accusa il servizio sanitario e la sua organizzazione. L’intero vertice dell’Annunziata ne fu investito e l’amplificazione che ne fecero i media non poteva che portare all’accertamento giudiziario dei fatti e delle responsabilità correlate.

“La sentenza di primo grado del Tribunale di Cosenza – ha affermato ancora il penalista subito dopo la pronuncia della Corte – si è rivelata fondatamente ingiusta ed aveva emesso una condanna assolutamente immotivata, senza tenere conto delle numerose testimonianze in favore del Dirigente medico.