Coronavirus, Cosenza. Commercianti in piazza contro il nuovo Dpcm

C’è tensione tra i commercianti cosentini dopo la firma del nuovo Dpcm che ha sancito la chiusura di bar, ristoranti e negozi alle ore 18 per contenere i contagi da coronavirus. La loro situazione economica, già duramente colpita dal lockdown di primavera, adesso rischia di mandarli completamente nel baratro e di conseguenza c’è l’esigenza di fare qualcosa quantomeno per capire se le promesse del governo saranno mantenute. Nel corso del pomeriggio un centinaio di commercianti cosentini ha dato vita ad una manifestazione spontanea e pacifica di protesta, radunandosi davanti a Palazzo dei Bruzi. Il sindaco Occhiuto e l’assessore al commercio Pastore hanno parlato con loro per qualche minuto e poi la manifestazione si è sciolta. Resta comunque molto alta la tensione mentre per mercoledì è in programma un’altra manifestazione che si annuncia particolarmente partecipata. Le istituzioni ordinano chiusure e restrizioni senza mettere a disposizione le risorse economiche necessarie a garantire, a chi lavora nei settori colpiti, una vita dignitosa.
Le conseguenze della pandemia non possono pagarle i più deboli e i meno garantiti.
Servono aiuti economici, subito. E la gente non se ne resta a casa con le mani in mano ma – finalmente – scende in piazza e protesta.

ESPLOSO UN PETARDO

(ANSA) – COSENZA, 26 OTT – Un petardo di grosse dimensioni é stato fatto scoppiare durante una manifestazione di protesta organizzata a Cosenza da un gruppo di titolari di ristoranti e di bar per protestare contro i provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri per fronteggiare la diffusione del coronavirus.
Il petardo é stato lanciato in un cantiere vicino il Municipio. I manifestanti hanno anche bloccato corso Umberto, una delle vie principali della città. Sul posto sono intervenuti polizia e carabinieri.
“Non vogliamo assistenzialismo – ha detto uno dei promotori della protesta – ma chiediamo di poter lavorare. Abbiamo fatto sacrifici per adeguare i nostri locali alle normative anticontagio e oggi la chiusura ci penalizza nuovamente. Alcuni dei nostri dipendenti ancora non hanno ricevuto la cassa integrazione e oggi siamo costretti a non poter lavorare”. (ANSA).