Coronavirus e Fiera di S. Giuseppe: obbligare gli espositori al test del tampone o annullarla?

Coronavirus e Fiera di S. Giuseppe: obbligare gli espositori ai test o annullarla? Non esiste una terza via

La fobia per il contagio da coronavirus non risparmia, giustamente, nessuno. Il pericolo incombente di imbattersi in chi è già stato infettato con il virus crea una sorta di latente angoscia che si esprime nei modi e nelle forme più disparate. Dalla semplice mascherina che si usa nei luoghi affollati alle aggressioni, non solo verbali, per i presunti untori dalla pelle gialla. Non c’è una misura e quel che è peggio non sembra esserci neanche una strategia da parte di chi dovrebbe sovrintendere alla salute pubblica. Tutto lasciato al buon senso e, a volte, al caso.

Anche da noi la situazione non cambia. Mentre pensiamo di essere al sicuro da flussi migratori a rischio, ci rendiamo conto che situazioni di pericolosa promiscuità potrebbero nascondersi in eventi consolidati e ripetitivi. Uno di questi, la fiera di San Giuseppe, programmata per il mese di marzo, sta già facendo discutere l’opinione pubblica sulla sua opportunità.

È indubbio che un evento così affollato qualche rischio potrebbe comportarlo, e proprio in virtù del paventato pericolo che possono fare le nostre autorità ?
Da un lato obbligare tutti gli espositori che verranno in città a sottoporsi al test del tampone per escludere qualsiasi contagio da coronavirus, dall’altro annullare l’evento per evitare sul nascere situazioni di pericolo per eventuali e non escludibili contagi.

La soluzione non è certo facile. Obbligare al test può essere utile se si ha la capacità concreta di controllare tutti, ma proprio tutti gli espositori. Per intenderci quelli ufficiali e quelli non censiti. Capacità che deve anche prevedere non solo il centro di verifica ma anche e sopratutto il centro di isolamento (ambulanze e barelle da isolamento). In assenza di tutto ciò resta praticabile l’altra ipotesi, ovvero evitare di dar luogo ad un evento che ha in se i crismi della pericolosità: grande flusso di individui non controllati e non controllabili, massima promiscuità, grande facilità di diffusione del contagio.
Come si vede terze vie non ne esistono. Toccherà dunque al sindaco, al prefetto ed anche al commissario dell’Asp di Cosenza decidere, e nel breve, cosa scegliere. Noi fiduciosi attendiamo.

Sergio Nucci
Buongiorno Cosenza