Cosenza, i giochi di potere dei “commercialisti” romani sulla nostra sanità

L'ex commissario Scura e il suo vice Urbani, tuttora con le mani in pasta

di Carmine Gazzanni

Fonte: La Notizia

Che la sanità calabrese si trovi in una situazione dissestata è, purtroppo, una realtà che va avanti da anni. Che sia toccata anche da casi di presunta parentopoli e nomine sospette è, invece, un qualcosa che tocca la realtà più recente. E probabilmente neanche si sarebbe saputo nulla se non fosse stato per l’attenzione quasi maniacale di alcuni deputati 5 stelle che, con lavoro certosino, hanno scartabellato delibera dopo delibera riscontrando non poche anomalie.

A cominciare dall’operato del commissario nominato dal governo, Saverio Cotticelli, e del sub-commissario, Maria Crocco, che al di là del lauto e legittimo stipendio poco hanno inciso sulla gestione sanitaria. Uno dei casi più emblematici è arrivato con l’Asp di Cosenza. Come denunciato dal deputato M5s Francesco Sapia in più atti parlamentari, la stessa nomina della dirigente dell’Asp, Daniela Saitta, presenterebbe profili di irregolarità. La professoressa de La Sapienza, infatti, commercialista con studio nella capitale e già rappresentante degli obbligazionisti di Atlantia Spa, non avrebbe nel suo curriculum “il possesso di esperienza in materia di organizzazione e gestione sanitaria, precipuamente richiesto per codesto ruolo dal decreto legge n- 35/2019”, scrive Sapia.

AVANTI UN ALTRO

Non è un caso che, viste tali discrasie, anche l’Ordine dei Medici cosentino ha contestato tale nomina. Ma niente da fare, nessuno della struttura commissariale è stato rimosso. Dopo essersi insediata, nomina i suoi più stretti collaboratori ma “previa selezione intuita personae, Saitta ha affidato un incarico di collaborazione ad un commercialista, Francesco Cribari, già in rapporti professionali con un’azienda del gruppo iGreco, proprietario di cliniche convenzionate con l’Asp medesima, e a un avvocato, entrambi estranei all’organico dell’Azienda sanitaria”, come invece vorrebbero le regole (tanto da profilarsi anche il rischio di danno erariale, spiega ancora Sapia).

Finita qui? Certo che no! Passano pochi giorni e, con un atto d’amore non a caso vergato il giorno di San Valentino, Saitta ha conferito alla figlia Cristina Di Lazzaro, sua collaboratrice presso il proprio studio commerciale, un incarico di collaborazione all’interno dell’Asp di Cosenza. Un particolare di cui, forse, la stessa Saitta si sarebbe accorta tanto che la delibera è stata subito ritirata in autotutela, con il che di fatto la dirigente, secondo la lettura che ne danno i 5 stelle, ha riconosciuto il proprio errore.

Insomma, un continuum che dimostrerebbe come quella struttura, dice Sapia, sia “incontrollata, là fanno quello che vogliono come fosse casa propria, interpretano le regole a loro piacimento e mantengono vecchi rapporti di potere. Anche l’Antimafia dovrebbe aprire una finestra sulla gestione dell’Asp”. Che potrebbe sembrare esagerato, ma per molti non lo è affatto.

L’INTERVISTA A SAPIA

Onorevole Sapia. uno degli obiettivi anche del precedente governo era di risolvere la questione sanitaria calabrese. Cos’è andato storto?

Che la burocrazia ministeriale comandata da Andrea Urbani e Angela Adduce hanno prevalso sulla politica, rimasta prona, rassegnata, impotente.

Cosa bisognerebbe fare oggi per affrontare la questione?

Bisognerebbe avere il coraggio di affrontare l’emergenza sanitaria m Calabria, ma senza commissari e figure ad effetto. Occorre sostituire Urbani (Andrea, direttore generale della programmazione sanitana, ndr) e Adduce (Angela, direttore generale del Tesoro, ndr) e soprattutto modificare i criteri di ripartitone del Fondo sanitario secondo i fabbisogni delle singole Regioni.

Ha avuto modo di incontrare il ministro Speranza?

Ho incontrato il capostruttura di Speranza. Ma il mmrstro è stato indifferente rispetto alle mie segnalazioni, ai miei suggerimenti, alle mie richieste.

Quanto ha inciso il decreto Calabria nel miglioramento del servizi sanitari?

Zero. Inoltre il decreto legge contiene, per come convertito, l’applicazione del dissesto finanziario agli enti del Servizio sanitario regionale, che non sono Comuni. L un assurdo giuridico, con tutti i pericoli conseguenti per la qualità delle prestazioni sanitarie e possibili speculazioni di privati. L’Asp di Reggo Calabria, commissariata per infiltrazioni maliose, è già andata nella direzione del dissesto. L’Asp di Cosenza sta facendo altrettanto. Lo dico sulla base di recenti richieste di atti di pagamento da parte della Guardia di Finanza. Il decreto Calabria prevede che i commissari liquidatori possano essere commercialisti. E qui va fatta una seria, profonda verifica politica. Commercialista è Urbani, commercialista è la Saitta, commercialista è Cribari, componente esterno della segreteria aziendale dell’Asp di Cosenza. Non mi piacciono le congetture, ma occorre difendere i diritti dei cittadini calabresi. Mi auguro che i colleghi parlamentari della Calabria, tutti, raccolgano le mie perplessità. Il rischio è che la sanità calabrese vada a fondo per giochi di potere a Roma. Non sono il solo a sostenerlo.