Cosenza, il progetto Guarascio è fallito già da anni

dalla pagina FB di Nicola Cassano – Anni Ottanta 

Non vuole andare via.. anzi, non vogliono andare via.
Negli ultimi giorni, Cosenza era esplosa di trepidazione per la possibile cessione di quote da parte del proprietario (definirlo “presidente” è un titolo che non merita). Quanto di vero ci fosse nelle voci di cessione, probabilmente, lo sapranno solo i diretti interessati anche se, come capita sempre, Guarascio sembra sempre non accorgersi di quello che gli capita sotto il naso quando di mezzo c’è il Cosenza.

Che Ecologia Oggi non possa più garantire il sostentamento del Cosenza in serie B è ormai evidente. Così come è evidente che il progetto Guarascio sia ampiamente fallito.
La cessione è, quindi, il passo naturale necessario e, quando sei obbligato a vendere, il prezzo non puoi farlo tu.
Non avendo costruito nulla in undici anni, non avendo un parco giocatori, non avendo strutture, il Cosenza vale, per la maggior parte, per il titolo sportivo della serie B (ormai prossimo a perderlo). Valutare una società di calcio che non ha praticamente nulla, se non l’iscrizione alla cadetteria, è operazione difficile sia per chi vuole vendere sia per chi vuole comprare.
A quel punto, però, le colpe di non aver costruito nulla in un decennio e mezzo ricadono sempre e solo su una persona e sulla sua corte dei miracoli.

Il problema, quindi, non è se voglia vendere o meno ma se abbia o meno qualcosa che possa vendere. In questi anni, abbiamo visto fallire ed eccellere direttori sportivi, allenatori, giocatori ma sia chi ha fallito sia chi ha fatto bene aveva un unico comune denominatore: si trovava a Cosenza per caso o per fortuna – mai per programmazione – e, appena ha avuto la possibilità, è andato via e non è più tornato. Un motivo ci sarà.

Il Cosenza di Guarascio non è nè un punto di arrivo nè un punto di partenza, è una tappa di un percorso accidentale che capita quasi per sbaglio. In queste condizioni, la Serie B è stato un miracolo (e, difatti, in questi anni è stata persa già più volte).
Un Presidente equilibrato, sapendo di non aver costruito nulla, sapendo di essere nel torto, in condizioni simili, darebbe lustro all’unico bene che ha: la TIFOSERIA.
Lui no. Lui, non solo non comunica con la stampa (che dovrebbe disertare le conferenze degli allenatori), ma si permette di sanzionare chi fa sacrifici economici e fisici per amore della sua squadra. Se non fosse vergognoso, ci sarebbe da ridere.
Ora come ora, sperare in questo o in quell’acquisto è l’ultimo problema. Spoiler alert: nessun giocatore cambierebbe lo status quo: la retrocessione è già maturata sul campo e anche se, alla fine, il campo dovesse miracolosamente dire altro, il progetto Guarascio è fallito; è fallito già da anni, nel silenzio e nell’accondiscendenza di chi, pur di avere una tartina o un tramezzino gratis ad un aperitivo offerto, non lo ha mai voluto vedere.