Cosenza. Protesta all’Azienda Ospedaliera: si va avanti ad oltranza, la testimonianza di Sabrina

E’ in corso nella sede della Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza (a via San Martino, nei pressi della Villa Nuova) il presidio degli attivisti per la difesa della sanità pubblica, iniziato stamattina intorno alle 11. I militanti hanno srotolato un lungo striscione sul quale c’è scritto: “Non c’è più tempo. Riaprire gli ospedali; assumere personale subito”. Su un altro: “Calabria senza Speranza”. La commissaria dell’Azienda Isabella Mastrobuono, tra l’altro nominata da poche settimane, si è proposta per una interlocuzione ma gli attivisti l’hanno invitata cortesemente a ritornare nella sua stanza, ché la sua mediazione non sarebbe servita a un bel nulla.

Nel frattempo, sono arrivate – come da scontato copione – le forze dell’ordine: qualche carabiniere all’ingresso della Direzione e qualche volante della polizia a presidiare l’esterno. I militanti che stanno conducendo l’azione sono una trentina e ci sono anche le attiviste del collettivo Fem.In. Insieme a loro anche Sabrina, giovane nipote del paziente 71enne di Rende deceduto in ambulanza davanti al Pronto soccorso dell’Annunziata l’8 aprile scorso (un altro paziente di Rende è poi deceduto nelle stesse circostanze due giorni fa).

Sabrina ha rilasciato interviste sia a “L’aria che tira”, la trasmissione di La7 che ha seguito in diretta le prime fasi del presidio sia al Tg regionale della Rai. “Mio zio è rimasto 20 ore all’interno di quell’ambulanza prima di morire – ha affermato con la voce rotta dall’emozione -. Non sappiamo nulla di quello che gli è accaduto nelle ultime ore della sua esistenza: non sappiamo se ha ricevuto qualche cura, né se ha avuto qualche tipo di assistenza. L’ultimo contatto che aveva avuto con noi familiari risale alle ore 13 del 7 aprile e mio zio non sembrava versare in gravi condizioni. Poi però purtroppo dev’essere accaduto qualcosa e nella notte tra il 7 e l’8 aprile abbiamo appreso della sua morte”.

La protesta andrà avanti ad oltranza, fino a quando non sarà individuato un interlocutore credibile che possa dare qualche rassicurazione sulle vergognose vicende che stanno proiettando Cosenza e provincia alla ribalta delle cronache nazionali.