Cosenza, Soprintendenza. Il “vizietto” di Mario Pagano, l’amico del cazzaro: una firma e piovono soldi

Mario Pagano e Mario Occhiuto: Dio li fa e poi li accoppia

Una nostra vecchia conoscenza, l’ex Soprintendente in Calabria Mario Pagano, è stato beccato per l’ennesima volta con le mani nel sacco. Di seguito, le notizie diffuse già ieri dai media e dalle agenzie.

Napoli – È stato Soprintendente ai Beni archeologici a paesaggistici di Catanzaro, Cosenza e Crotone fino a un paio di anni fa e oggi è stato fermato dai carabinieri con l’accusa di smercio di reperti antichi, si tratta del 64enne alto funzionario del Mibact Mario Pagano, attuale Soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Caserta e Benevento, sorpreso in flagranza dai carabinieri del Nucleo Tpc (Tutela del Patrimonio Culturale) di Napoli mentre tentava di scambiare i reperti di illecita provenienza con un 70enne venditore già noto alle forze dell’ordine. Il tutto è avvenuto in un posto molto controllato, ovvero la mostra-mercato di numismatica che si è tenuta nel weekend appena trascorso in un albergo di Pastorano (Caserta), comune a pochi chilometri da Capua. I due sono stati fermati mentre si scambiavano dei vasi risalenti al IV secolo Avanti Cristo e ammanettati per ricettazione di opere d’arte; sul posto, a dare manforte ai militari del Tpc di Napoli, anche i carabinieri della Compagnia di Capua. Dopo l’arresto, il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha quindi emesso per entrambi la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

Non è la prima, e neanche la seconda volta, che il Soprintendente Mario Pagano viene beccato, anche dal suo stesso Ministero, a fare cose che non avrebbe dovuto fare. Una di queste volte fu quella in cui, mentre era Soprintendente del Molise nel 2006, fece stampare 1200 copie di un corposo tomo il cui titolo era: “Studio sulle provenienze degli oggetti rinvenuti negli scavi del Regno di Napoli”, pagandole coi soldi dell’ufficio pubblico molisano anche se il contenuto dell’opera era di «interesse privato», come scrivono i giudici, perché gli scavi e le scoperte raccontate nel libro non c’entravano proprio nulla col Molise, visto che danno conto di ritrovamenti avvenuti nel napoletano.

Scoperto dal Procuratore della Corte dei Conti di Campobasso, il Pagano provò a spiegare ai giudici che in quel finanziamento c’era un interesse collettivo, tale da giustificare l’averci speso l’80 per cento dell’intero budget a disposizione della Soprintendenza molisana per i compiti istituzionali, 26mila euro. Una spesa che alla Corte dei Conti non è piaciuta affatto: in due gradi di giudizio, e alla fine la sentenza, n. 115/2011, è confermata: «spesa indebita», che va restituita almeno in parte : “perché risulta pienamente acclarata la responsabilità contabile del convenuto (Mario Pagano) che ha improntato il proprio agire ad una inescusabile leggerezza…il Collegio stima che l’entità determinata dalla Procura attrice vada ridimensionata del 50% … per un importo risarcitorio pari quindi a Euro 13.000”.

Firmare e stampare volumi non è la sola debolezza di Pagano, perché sua è la firma – nel tempo record di soli 7 giorni, come aveva denunciato Gian Antonio Stella su il “Corriere della Sera” – che ha dato il via alla costruzione di 16 gigantesche pale eoliche della Essebiesse Power a ridosso del Parco archeologico di Saepinum, in provincia di Campobasso.

A proposito della vicenda giudiziaria sviluppatasi a seguito dell’approvazione di Pagano delle pale eoliche, l’attuale Soprintendente di Cosenza che approva tutte le richieste di Occhiuto, ha, di recente, impudentemente, messo sulla bacheca istituzionale della Soprintendenza ABAP un testo nel quale dice di essere stato assolto da tutte le accuse riguardanti la costruzione delle pale eoliche nell’area archeologica dell’antica Saepinum, ma omette di dire che la Corte dei Conti del Molise scrive nella sentenza n. 38/2015 : Non vi è dubbio a parere di questo Collegio che il Soprintendente Pagano, nella qualità rivestita di massimo organismo di tutela del patrimonio archeologico, avrebbe potuto e quindi dovuto, sia in fase autorizzativa sia in fase di programmazione dei lavori, circostanziare gli stessi anche nelle più minute modalità di attuazione con la previsione dei controlli periodici susseguenti. Ed è in tale condotta è agevole individuare un deficit di sorveglianza nel Pagano, che è possibile configurare in termini di colpa, anche se questa non si configura come inescusabile negligenza ad elevata intensità, così come la legge prescrive, tenuto altresì conto che la continuità delle funzioni di Soprintendenza dei beni archeologici si trova in condizioni di porre rimedio ai danni presuntivamente determinati in fase esecutiva.…”

Anche nell’Appello, presso la stessa Corte dei Conti per la Regione Molise, i giudici, nella sentenza 412/2018, ribadiscono esattamente la stessa cosa.

Dopo aver ripercorso la lunga, e poco onorevole, storia giudiziaria del Soprintendente Pagano cosa possiamo dedurre se non che -pur essendo stato condannato a pagare 13.000 euro per la vicenda del volume su Pompei perché ha agito con leggerezza, pur se è ritenuto colpevole per le orrende pale eoliche di Saepinum, ma assolto solo perché la sua colpa “non si configura come inescusabile negligenza ad elevata intensità, così come la legge prescrive”-  il suddetto Mario Pagano non ha imparato nulla da tutte queste lezioni.

Anche nel caso della demolizione-costruzione dell’ex Hotel Jolly e Museo del Nulla-Alarico, il Soprintendente Pagano –sulla base della durissima e dettagliatissima lettera-reprimenda del Direttore generale del Mibac, Gino Famiglietti- ha continuato a comportarsi con la stessa inescusabile leggerezza e approssimazione dando parere positivo ad una operazione la cui approvazione aveva rinviato a dopo una discussione, attorno ad un “Tavolo tecnico”, alla quale avrebbero dovuto partecipare tutti gli Enti interessati: Soprintendenza, Segretaria regionale del Mibac, Provincia e Comune.

Il 7 agosto 2018, invece, Pagano ha improvvisamente dato parere positivo, su pressione di Occhiuto, alla demolizione dell’ex Jolly compiendo una serie di irregolarità amministrative  che si configurano: 1) in contrasto con l’art. 3, comma 1, della legge 241/1990
2) deviante rispetto alla finalità della tutela dell’interesse pubblico in quanto senza una adeguata valutazione dell’impatto ambientale
3) affetto, addirittura. da vizi logici in quanto in contrasto con quanto lo stesso soprintendente aveva affermato in una nota del luglio 2018 nella quale chiedeva una comune riflessione a Provincia e Comune
4) affetto da una rappresentazione falsata della realtà che, sempre secondo la sua stessa nota precedente abbisognava di una riunione collegiale
Da queste considerazioni se ne deduce, per conseguenza, che il provvedimento emesso dal Soprintendente Mario Pagano il 7 agosto 2018 con il quale si dava parere positivo alla demolizione-costruzione in riva ai due fiumi, viene annullato perché viola l’art. 3, comma 1, della legge 241/1990 e perché si configura, addirittura, come eccesso di potere da parte del Soprintendente medesimo.