Gioia Tauro, le accuse contro Rocco La Valle: “Collettore di tangenti per il clan Piromalli”

Rocco La Valle

Per la Dda non ci sono mezzi termini: Rocco La Valle era il “collettore” delle tangenti nonché l’unico interlocutore fra le ‘ndrine e le società vessate. Ed è infatti, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa che è finito in manette nell’ambito dell’operazione denominata “Metaurus”.

Nelle accuse mosse dai pm antimafia Antonio De Bernardo e Giulia Pantano è monitorata non la sua attività di primo cittadino di Villa San Giovanni bensì quella di “portavoce” dell’impresa di famiglia ossia della “Ecofal S.n.c.” intestata ad Eugenio e Francesco La Valle (rispettivamente fratello e cugino di La Valle Rocco). La società era una capofila dell’A.T.I., l’associazione temporanea di imprese, ed è qui che si inserirebbe il suo ruolo da professionista piegatosi al servizio delle cosche.

In particolare, così come ordinato dalle ‘ndrine, venivano imposte estorsioni alle società che hanno gestito nel corso del tempo il termovalorizzatore di Gioia Tauro (soprattutto “Termomeccanica” e “Veolia”). Il meccanismo era però sopraffino. Il “pizzo” non veniva chiesto direttamente ma, era “mascherato” attraverso il sistema di sovrafatturazioni per pagamenti dei servizi di trasporto dei rifiuti dagli impianti di selezione al sito del termovalorizzatore che venivano però in parte restituiti “in nero”. I fatti contestati dall’Antimafia reggina riguardano il periodo intercorso dal 2002 e fino al 2013. Stando alle carte dell’inchiesta “Metauros” l’ex primo cittadino villese era proprio l’ideatore dell’Ati costituita tra imprese addette al trasporto del cdr dagli impianti di selezione di Sambatello, Crotone, Siderno e Rossano Calabro al termovalorizzatore di Gioia Tauro. Era lui che selezionava le imprese da “associare” in Ati e assegnava loro il numero di viaggi da eseguire dai vari impianti fino al sito del termovalorizzatore.

La Valle avrebbe, nel corso del tempo, preso i contatti con i referenti mafiosi delle zone in cui sono ubicati gli impianti di selezione del cdr e di ubicazione del termovalorizzatore o con i loro “portavoce” e a loro avrebbe consegnato materialmente la “quota” parte del denaro dell’estorsione. A Siderno infatti, in relazione proprio allo stabilimento del luogo ed ai trasporti di cdr da quel sito al termovalorizzatore di Gioia Tauro, avrebbe consegnato parte delle tangenti a Giuseppe Commisso, alias il “mastro”, uno dei boss più influenti di tutta la ‘ndrangheta.

Il ruolo di La Valle poi avrebbe riguardato anche il depuratore di Gioia Tauro. Infatti insieme a Francesco Barreca, titolare formale della B.M. Service, impresa addetta ai trasporti per conto della società che gestiva il depuratore, avrebbe estorto tangenti alla Iam, una società che- secondo quanto appurato dagli inquirenti- sarebbe stata costretta a pagare le estorsioni in riferimento al servizio del trasporto rifiuti. Barreca avrebbe materialmente “girato” le somme estorte alla cosca Piromalli.