I veleni di Luberto e degli avvocati cosentini contro Facciolla: il processo Twister e la “talpa”

E’ proprio vero che la storia si ripete. Magari con protagonisti diversi ma comunque con le stesse, identiche dinamiche. Ci sono dichiarazioni di pentiti da neutralizzare? Beh, allora scendono in campo le “talpe”…

A Cosenza, tra il 2005 e il 2007, sono state rese pubbliche le risultanze di un’inchiesta voluta dal ministero, sollecitata dal magistrato Eugenio Facciolla ed effettuata dal magistrato Otello Lupacchini, famoso per aver contribuito a sgominare la Banda della Magliana.

Ed è proprio grazie a questo documento che molti cosentini hanno aperto gli occhi e hanno capito, per esempio, com’è stato possibile smontare pezzo per pezzo il processo Garden e salvare così il culo a tanta gente, soprattutto politici e “colletti bianchi”.

In questa famosa relazione successiva alla sua inchiesta, Lupacchini si sofferma a lungo sul rapporto tra avvocati e magistrati del foro di Cosenza e afferma senza mezzi termini che “una parte dell’avvocatura cosentina si segnala per la tradizionale attività di delegittimazione nei confronti dei magistrati che mietono maggiori successi nella lotta alla criminalità mafiosa e affarista (il bersaglio preferito è il dottore Facciolla), approfittando di qualsiasi occasione per tentare di raggiungere detto risultato, anche contro l’evidenza e la logica”.

Eugenio Facciolla
Eugenio Facciolla

“Del resto – aggiunge il magistrato -, l’intento di delegittimare lo scomodo dottor Facciolla sfruttando la vicenda del pentito Cavaliere (nel processo Twister, ndr) risulta evidente considerando che la Camera Penale si è lamentata proprio del fatto che il magistrato, oltre a raccogliere dichiarazioni che riguardavano altro procedimento, non le abbia secretate”.

Il fatto è che il pentito Cavaliere non era per niente tenero con un altro magistrato, Vincenzo Luberto (che rappresenta ancora oggi una vergogna per la procura di Catanzaro). Da qui la levata di scudi di molti avvocati “di grido”, evidentemente legati a Luberto.

Ma anche la netta difesa che Lupacchini fa di Facciolla, osservando che “… le doglianze della Camera Penale circa la mancata secretazione  delle parti di interrogatorio riguardanti le accuse a Luberto è pretestuosa o è frutto di ignoranza della legge processuale o entrambe le cose”.

LA TALPA

Dunque, c’è uno strano traffico di trascrizioni dell’interrogatorio del collaboratore di giustizia Giorgio Cavaliere, che arrivano addirittura ad alcuni detenuti sottoposti al regime del 41 bis.

E’ ancora la Camera penale che se ne lamenta. L’avvocato Giuseppe Mazzotta esprime grande preoccupazione perché, dopo che il deposito nel fascicolo Twister degli atti dell’interrogatorio di Cavaliere ha “messo a rischio la credibilità della magistratura inquirente e anche l’incolumità fisica di qualche avvocato”, ora ci si domanda se qualcuno intenda “delegittimare sempre di più quel magistrato che dal Cavaliere viene descritto come intento a perseguire soggetti innocenti” oppure “creare condizioni di incompatibilità ambientale” o ancora “ritardare l’inizio del processo Twister”.

“Naturalmente – commenta Lupacchini – la Camera Penale non esprime alcuna ipotesi circa l’identità dell’ignoto mittente e conclude ricordando l’importanza del rispetto delle regole”.

Il dottor Facciolla, per sgomberare il campo da qualsiasi possibile sospetto in merito alla diffusione di copie dell’interrogatorio, ha dichiarato, in sede di audizione, che la copia pervenuta ad un collega recava il timbro dell’Ufficio Gip/Gup per attestare l’avvenuto rilascio di copie alle parti, dal che si desume che solamente dopo che il fascicolo è stato trasmesso al Gup e che soltanto dopo il rilascio di copie da parte di tale Ufficio, l’ignoto mittente-divulgatore è venuto in possesso della trascrizione dell’interrogatorio che ha poi spedito in più copie dirette a varie persone”.

Facciolla non lo dice apertamente ma il fatto che l’ignoto mittente trasmetta i verbali con il timbro dell’Ufficio Gip/Gup significa che è molto vicino alle forze dell’ordine. Quasi sicuramente un poliziotto, certamente invece con il contributo degli avvocati più interessati a neutralizzare i siluri di Cavaliere ai danni di Luberto.

IL TEMPISMO DI PUDIA

Nel frattempo, il 6 aprile 2005, il procuratore generale Domenico Pudia, con eccezionale tempismo rispetto alla nota della Camera Penale del 29 marzo 2005, ha trasmesso copia dell’interrogatorio di Cavaliere al ministro della Giustizia, al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, al Csm e al procuratore nazionale antimafia.

Sollecitando l’esercizio dell’azione disciplinare nei confronti del dottor Facciolla e del dottor Minisci per avere irritualmente ricevuto e registrato interamente le dichiarazioni rese da Cavaliere. Ricordando di aver numerose volte segnalato agli organi disciplinari i comportamenti tenuti dal dottor Facciolla. E rappresentando inoltre che tutte le richieste di conoscere lo stato delle indagini del dottor Facciolla, ai fini di eventuali avocazioni, erano rimaste inevase e che il citato magistrato si trova in una situazione di “estesa conflittualità con tutti i colleghi del suo ufficio, la Camera Penale di Cosenza e altri colleghi operanti in diverse procure del distretto, segnatamente Cosenza e Paola”.

“Quest’ultima annotazione – osserva Lupacchini -, per quanto potuto constatare di persona, è palesemente contraria al vero, prova ne sia che tutti i magistrati del pubblico ministero – diversi naturalmente da Gerardo Dominijanni e Vincenzo Luberto -, i quali abbiano avuto, per ragioni professionali, rapporti con il dottor Facciolla, hanno contraddetto la catastrofica prospettazione del procuratore generale Pudia”.

Così andavano le cose a Cosenza. E oggi tutto è rimasto uguale. Specie quando si devono neutralizzare dichiarazioni pericolose dei pentiti. Vero, avvocati cosentini?

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