Il tesoro di Alarico, la Rai di Oliverio e Mario il cazzaro

Mario Occhiuto e la sua Corte dei Miracoli ieri mattina hanno dato un’altra prova di forza sulla strada della ricerca del tesoro di Alarico. Occhiuto ormai si è completamente calato nei panni di Indiana Jones. Ci crede. Nel senso che qualcosa da tutti quei voli di droni e di georadar uscirà certamente fuori. Che sia una moneta, un frammento di osso o chissà che cosa, non importa.

Ma non solo. Ci fa anche lezioni di Storia. Perchè Alarico rispetto a Dracula ha proprio questo vantaggio: quello di essere finito sui libri di Storia.

Dobbiamo ammettere di essere scoppiati a ridere, a tale proposito, quando abbiamo letto il sacrosanto commento del collega Camillo Giuliani alla circostanza.
“Come facciamo capire adesso alle migliaia di persone impalate da Vlad III in Transilvania che la trave che gli hanno infilato dove non batte il sole non era vera, ma che si trattava solo di un’operazione di marketing territoriale a lunghissimo termine?”.

Esaurito il preambolo, veniamo alla disquisizione tecnica.

La Rai nel telegiornale delle 14 di oggi ha superato ogni record. E’ riuscita a proporci “dueintervistedue” al presidente Oliverio, prima a Cosenza e poi a Catanzaro. E infine, ma giusto perchè non era presente il “capo”, anche un’altra al vicepresidente Viscomi. Roba che neanche nella Russia della cortina di ferro…

Il telespettatore, già distrutto moralmente da queste tre sberle, deve sorbirsi anche il pistolotto di confuso sapere (che già di ignoranza sarebbe stato meglio) di Occhiuto il bugiardo.

Per fortuna alla fine, Ilaria Raffaele, che è una giornalista onesta, concede il diritto di replica all’archeologo Battista Sangineto. E come per incanto tutte le fandonie di Mario il cazzaro vanno in frantumi.

“… Di tutta questa leggenda del tesoro di Alarico abbiamo una sola fonte, che ne scrisse 150 anni dopo. Una fonte a sua volta forse copiata da un’altra fonte 70 anni dopo, che sarebbe Cassiodoro. Non esiste nessuna prova archeologica, tangibile, di un solo coccio, di un solo frammento. Non c’è nessuna testimonianza materiale di tale leggenda”.