La tradizione è presente

La carne di cristo opera di Maurizio Orrico

Chissà perché leghiamo sempre la genuinità, la golosità, la bontà alla tradizione. Già, la tradizione! L’atto di consegnare qualcosa (materiale o immateriale) a chi verrà dopo di noi.

passato presente futuro Spesso il passato è usato come monito per il presente. E’ la reminiscenza che abbiamo degli orrori perpetrati dall’uomo nel corso della storia, che ci induce a questo pensiero. Del resto, ci sarà un motivo se si usa dire “la storia insegna”. E’ anche questo il senso che diamo alla memoria. Ma, fateci caso, il passato non è mai monito per il presente, o per il futuro, se si parla di cibo. Anzi, lo rievochiamo con tenace nostalgia. Ah, u mangiari i na vota! In questa espressione c’è tutta la consapevolezza di un bisogno innato al sano, al naturale. Una storia che arriva dalla notte dei tempi: l’ancestrale rapporto tra l’uomo e il cibo, fonte principale di salute e benessere.

Andy Warhol minestra in scatola
Andy Warhol minestra in scatola

La sua “selezione”, nel corso dei millenni, è connaturata alla specie. Siamo ciò che mangiamo. Il cibo è identità, sociale e culturale. Insomma più si va indietro nel tempo, parlando di cibo, e tutto diventa più buono. A riprova di ciò, fate attenzione alla moderna pubblicità dei prodotti alimentari. Non esiste réclame del ramo che non rievochi le antiche produzioni enogastronomiche.

La torta della nonna, il latte appena munto, il contadino che semina, spremiture a piedi nudi: il tutto in un contesto naturale incontaminato. Abbiamo bisogno di questo immaginario, e chi vende prodotti questo lo sa. Ci lasciamo suggestionare, consapevoli dell’inganno. Sublimiamo i nostri bisogni con mnemoniche operazioni. Surroghiamo i nostri desideri attraverso retoriche visioni. Cerchiamo il gusto in sapori artefatti, ingurgitando cibo spazzatura, in un unico gigantesco universale palato. Ma nell’intimo i nostri sensi gridano vendetta.

mazzacorde-cosentineIl bisogno recondito del genuino, del vero, deve essere nutrito. Ed è per questo che l’apparato digerente della mente non può che guardare indietro. Nel futuro alimentare c’è un serio rischio di fare indigestione, se la regola è surrogare la qualità, l’autenticità. Ecco perché abbiamo bisogno di attaccarci alla tradizione, perché e solo lì, purtroppo, che ancora risiedono i profumi e i sapori che vorremo trovare ogni volta che ci sediamo a tavola, e che oggi ci tocca solo “immaginare”.

E’ solo attraverso la rievocazione dell’antica armonia tra uomo e natura che riusciamo a riempire la pancia dei desideri. Le nostalgie bucoliche attraversano l’intestino dei pensieri digerite dai ricordi. E scopriamo la bontà della natura. La Terra. Non quella della fatica, del sudore, delle lotte, ma quella capace di accogliere ogni seme. E non importa se per piantarlo si è arato con il bue o con il trattore. La schiena della Terra è forte. Non fa caso al peso. L’importante è rispettare il ciclo naturale della vita. E’ questa per noi la tradizione.Lagane-e-ceci

Da oggi il nostro giornale vi proporrà una serie di itinerari enogastronomi, per gustose gite fuori porta. Che si possono fare anche da noi e non solo sui colli bolognesi. Partiamo dal Savuto, un territorio ricco di cultura e tradizioni gastronomiche. Il regno del vino. Visitate i nostri luoghi e i nostri borghi, e,  al di là della falsa politica dei nostri politicanti che hanno letteralmente stuprato questo territorio, con ladrocini e truffe varie,  vi accorgerete di quanta bellezza siamo circondati.

GdD