“Mafia Capitale”: un filone arriva a Cosenza ma le carte della Provincia sono “sparite”

La giunta provinciale dell'epoca guidata da Mario Oliverio

Ho chiesto ad un amico calabrese di indicarmi il nominativo di qualche collega “con le palle”, dopo qualche telefonata e la precisazione che ce ne sono veramente pochi, mi è stato indicato il suo nome, spero che saprà dare il giusto effetto a quanto le passo. 

L’inchiesta “Mafia Capitale” arriva a Cosenza. Secondo indiscrezioni, nelle diverse migliaia di pagine dell’inchiesta romana sulle spese dei fondi destinati agli immigrati, un piccolo filone conduce a Cosenza e, siccome “un avviso di garanzia non si nega a nessuno”, come aveva sarcasticamente preannunciato un ex assessore regionale, sarebbero due i politici cosentini coinvolti: uno deputato e l’altro consigliere regionale in carica. Entrambi per aver favorito l’assunzione della cognata in un caso e di altro parente nel secondo caso. I fatti sono però riferiti alla loro funzione di ex assessori alla Provincia di Cosenza all’epoca dei fatti.

“Si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga”. E’ quanto riferivano nelle intercettazioni i protagonisti di “Mafia Capitale”, Carminati e Buzzi.

Ma a Cosenza c’era chi l’aveva capito molto prima di loro. Infatti, solo ora, a margine dell’inchiesta romana, scavando sui fondi per gli immigrati, stanno arrivando anche a Cosenza, dove sono venute alla luce tutta una serie di iniziative di sprechi di spesa pubblica, che all’epoca dei fatti avevano addirittura ricevuto il giudizio positivo delle istituzioni e dei cittadini, salvo ora scoprire, alla luce dei fatti di Roma, della Sicilia e della stessa Catanzaro, che quelli di Cosenza erano stati addirittura degli antesignani di questo malaffare. 

Con la differenza che a Roma, in Sicilia e altrove, di tanto in tanto gli inquirenti qualche investigazione la portano a compimento mentre a Cosenza nulla.

Uno dei casi ancora in fase di esplorazione è quello messo in atto ormai da più anni dalla Provincia di Cosenza, che insieme ad altre istituzioni pensò bene di istituire i “Centri Accoglienza per immigrati” addirittura nei Centri per l’Impiego. Con l’effetto immediato di mettere dentro precipitosamente, senza concorso, come funzionari, parenti, compari, cognati ed amici di assessori e consiglieri provinciali senza alcuna competenza in materia di immigrazione e di immigrati. Infatti all’epoca furono selezionati direttamente dalla Provincia di Cosenza con un avviso che testualmente recitava: “… il conferimento dell’incarico verrà effettuato in favore dei candidati ritenuti più qualificati ad insindacabile giudizio dell’ente…”.

Così, proprio così, una decina di parenti, cognate e compari di assessori e consiglieri provinciali furono assunti come “mediatori culturali”, precari per alcuni mesi, salvo poi stabilizzarli a tempo indeterminato in altre funzioni, senza averne titolo, ma immischiandoli con i precari veri, ed ora sono diventati funzionari della Provincia, che lavorano a tempo indeterminato alla faccia dei tanti disoccupati.

Da questa esplorazione si dispiega tutto questo ramo di inchiesta. In fase di indagine, si legge nelle carte, non è stato possibile rinvenire nei competenti uffici provinciali gli atti finali con cui sono state disposte le assunzioni. Si fa strada l’ipotesi che siano stati fatti sparire o addirittura non siano stati neanche prodotti.

Lettera firmata

Abbiamo ovviamente contattato direttamente il “collega” che ci ha inviato la lettera e molto presto saremo in grado di fare nomi e cognomi rispetto a questa vicenda. Perché a Cosenza e in provincia sono molti a sapere chi erano i registi di queste squallide operazioni sulla pelle dei migranti.