Metro truccata, Zinno e i soldi (già dati) ai colletti bianchi: Capristo, l’uomo dei Cinghiali e l’intoccabile Pallaria

Luigi Zinno

La grande pappatoia della metro leggera non era ancora (ufficialmente) cominciata ma ormai da tempo dalle segrete stanze della Regione cominciavano ad uscire fuori documenti imbarazzanti. Molto prima ancora che la procura di Catanzaro notificasse alla “cupola” della Regione Calabria l’avviso di chiusura indagini e la richiesta di rinvio a giudizio. E molto prima che il M5s annunciasse la sostanziale fine del progetto, con annesse urla isteriche del sindaco cazzaro di Cosenza, che ora ha lasciato il posto a suo “fratello” ma non quello che sta alla Regione ma quello “di loggia” che fa da prestanome (col cappuccio) a Nicola Adamo.

Del resto, sono i colletti bianchi del sistema di potere che alimentano l’insofferenza e spingono la gente a denunciare quello che succede.

Tra il RUP (Responsabile Unico del Procedimento) ingegnere Luigi Zinno e il dirigente del Dipartimento Lavori pubblici Paolo Praticò (che ha lasciato la Regione a gennaio 2018) era già andata in scena la prima diatriba di potere. L’eterna contrapposizione politica tra Cosenza e Reggio. Che oggi più che mai è necessario riproporre all’attenzione della gente. 

Palla Palla e Pallaria

Zinno, cosentino, dirigente regionale con un apprendistato alla corte di Giacomo Mancini, ha tutte le carte in regola per essere il garante dell’assalto alla diligenza. E non è facile soddisfare gli appetiti di tutti i marpioni della Santa Alleanza Civica ammatassati in questo grande business.

Tanto perché capiate il meccanismo che governa queste manovre di rastrellamento dei fondi pubblici, Zinno è stato nominato RUP (Responsabile unico) del progetto metro leggera dal “solito” Domenico Pallaria, il dirigente dai mille tentacoli, il più potente e illegittimo d’Italia. Tutti parlano delle sue “prodezze” in termini di audacia amministrativa eppure resta sempre al suo posto e continua a sovrintendere alle pappatoie. E’ il garante preferito da tutto il sistema. Mettiamola così. Tanto da essere ancora oggi – di fatto – il dirigente generale di un settore chiave come quello dei Lavori pubblici. E addirittura il presidente della Commissione che ha già aggiudicato la gara. Incredibile ma, purtroppo, vero. Così com’è altrettanto vero, purtroppo, che Gratteri non si è “permesso” di chiamarlo in causa, viste le sue potentissime coperture di tutti i tipi e di tutti i generi. 

Zinno ha bisogno di collaboratori e individua la dottoressa Giuliana Macaluso per il ruolo di supporto ma, com’è possibile vedere dai documenti, la Regione oppone le ragioni del dirigente Paolo Praticò, che sostiene l’incompetenza del RUP a queste nomine.

Zinno non solo non demorde ma scrive una lettera di replica di fuoco e fa capire chiaramente che in questa vicenda ha ragione lui. Problemi loro…

L’ingegnere cosentino è il destinatario finale di un tesoretto che più volte è stato censito in 162 milioni di euro. E il RUP per legge percepisce l’1% del finanziamento, per cui andrebbe a percepire addirittura 1 milione 600mila euro, che dividerà certo con qualche collaboratore, ma che è una cifra pazzesca e assurda. Che probabilmente nasconde i soliti accordi. Il garante di tutto, il “capo” di Zinno insomma, è sempre Pallaria. Che dall’alto della sua supervisione, saprà come fare per accontentare tutti. Così dicono un po’ dappertutto.

Nel frattempo, come risulta dalle liquidazioni sfornate dalla Regione, l’ineffabile ingegnere rossanese Antonio Capristo ha incassato la sua parte per il lavoro (?) fatto in precedenza nel ruolo di RUP. Eh sì, perché originariamente l’uomo dei Cinghiali era lui, in tutto e per tutto. Ma non è un dipendente della Regione, è stato un esterno e non c’è stato rinnovo. Quindi bisognava fare in fretta e anche il suo nome compare all’interno della cupola e dei colletti bianchi della Regione, che come tutti sanno non fa distinzione tra destra e sinistra: tutti insieme per pappare meglio. Capristo, poi, è l’ingegnere fedelissimo fin dai tempi in cui il “ragazzo” rossanese faceva il progettista per l’azienda Lapietra. Con tutte le vicissitudini giudiziarie annesse e connesse, sfociate nell’inchiesta sull’edilizia sociale tuttora aperta.

I dipendenti regionali vengono pagati con il loro stipendio. Perché dargli ancora tutte queste incentivazioni per queste attività che comunque svolgono nel loro orario di servizio?
In gergo nei progetti si configura un pagamento extra se svolto in orario fuori da quello di servizio… Ma è chiaro che si tratta di artifici per legittimare un sistema di potere organizzato, collaudato e famelico. Dove per ogni entrata ci sono gli amici e gli amici degli amici che gestiscono il flusso dei soldi. Con la connivenza di tutti i poteri di uno stato deviato che legittima tutto senza neanche provare a contrastare corruzione e malaffare. E per giunta per un’opera che non vedrà mai la luce ma che – come documentiamo – ha già ingrossato il portafoglio degli amici degli amici.