Reggio. Tutti i guai della Catalfamo, la cugina di Ciccio “Bummino”. Il ruolo di Neri e Castorina

L’inchiesta “Helios” si è abbattuta come un vero e proprio “ciclone” nella realtà politica di Reggio Calabria, tra l’altro a ridosso delle nuove elezioni comunali. La Dda di Reggio ha colpito pesantemente il sistema di potere messo in piedi dal Pd e dai cosiddetti fedelissimi del pessimo sindaco “Ciccio Bello” Falcomatà. Ma nell’inchiesta non mancano certo i coinvolgimenti del centrodestra e in questo caso dell’ex dirigente Catalfamo, oggi assessore nella squallida Giunta Santelli, che sta lì solo perché è la cugina (dalla foto si nota anche l’inquietante somiglianza tra i due) dell’allucinante soggetto che ispira la capra per le questioni reggine ovvero Ciccio Cannizzaro deto “Bummino”, uomo forte di Berlusconi nella Città dello Stretto.

Ma procediamo con ordine. L’inchiesta ha coinvolto anche il vicesindaco di Reggio Calabria, Armando Neri, indagato per induzione a dare o promettere utilità. Nello specifico, si legge nell’avviso di conclusioni delle indagini, Neri, “quale pubblico ufficiale ed in particolare quale vicesindaco del Comune di Reggio Calabria nonché assessore agli Affari generali e Risorse umane, Servizi Demografici e Decentramento, Organizzazione e Qualità dei Servizi Comunali, Patti per il Sud, Attuazione del Programma Politico e Rapporti con i Sindacati, abusando delle suddette qualità e dei pubblici poteri ad esse connessi, ed esercitando indebite pressioni sui dirigenti della società privata Avr S.p.a. (società che aveva in corso di esecuzione vari appalti per la manutenzione delle strade e per la raccolta dei rifiuti soprattutto con il Comune di Reggio Calabria), induceva l’amministratore delegato Claudio Nardecchia e la dirigente Veronica Caterina Gatto, a dare o promettere indebitamente a lui o ad un terzo l’utilità consistente nell’assunzione (o, per meglio dire, nella rinnovazione del contratto di lavoro a tempo determinato in scadenza in favore) del lavoratore Gaetano Cesare Iannello, da lui stesso “raccomandato”, presso la società Avr S.p.a. o altra società del gruppo (ad esempio la Ase – Autostrade Service-Servizi al territorio Spa, società interamente controllata dalla Avr e di cui era amministratore delegato lo stesso Nardecchia)”.

In questo modo, prosegue l’avviso di conclusione delle indagini, “procurando al suddetto Iannello l’immediata utilità consistita nel conseguire indebitamente un nuovo rapporto di lavoro retribuito e a sé stesso l’utilità di accrescere il proprio “peso politico” e aumentare il proprio “peso” elettorale: nello specifico, a seguito della sua opera di induzione, in favore di Iannello, a cui il contratto non era stato inizialmente rinnovato dall’Avr per la scarsa diligenza e produttività del lavoratore, in data 27.12.2017 veniva stipulato un nuovo contratto con la Autostrade Service-Servizi al Territorio Spa dall’8.01.2018 al 31.03.2018, poi prorogato nell’aprile 2018 fino al 31.12.2018. Fatti commessi a Reggio Calabria nei mesi di dicembre 2017 e aprile 2018″.

Insieme al vicesindaco Armando Neri è stata indagata – come accennavamo – anche l’assessore regionale Domenica Catalfamo, finita sotto inchiesta nella sua qualità di ex dirigente del Comune di Reggio.

“… Catalfamo – si legge nell’avviso di chiusura indagini -, agendo in violazione dei doveri di imparzialità proprio del suo Ufficio e degli obblighi di denuncia che le derivavano dal suo ruolo di pubblico ufficiale, manteneva rapporti ambigui e compiacenti volti ad agevolare i dirigenti di A. V.R. s.p.a… nei rapporti con l’ente pubblico di appartenenza, da un lato veicolando e mediando le indebite pretese dei politici e amministratori locali nei confronti della suddetta società appaltatrice e dall’altro perorando e tutelando gli interessi e le istanze della A.V.R. s.p.a. e delle altre società dalla stessa controllate presso i vari enti pubblici locali; ed a fronte di siffatto ruolo baricentrico nei rapporti criminali tra pubblici amministratori infedeli e dirigenti di A. V.R. s.p.a., riceveva, per sé e/o per altri, da questi ultimi utilità di vario genere…”.

“… Più, in particolare, Catalfamo, venendo meno alla posizione di terzietà e imparzialità propria del suo ruolo pubblicistico, in più occasioni anziché denunciare ali ‘Autorità Giudiziaria le illecite pretese avanzate dai politici locali nei confronti della dirigenza dell’A. V.R. s.p.a. (spesso legate ali ‘assunzione di specifici lavoratori) si prestava invece ad assecondare e a veicolare le suddette pretese e si impegnava a mediare tra le opposte esigenze in modo da preservare l’equilibrio sinallagmatico tra le parti…”.

Il nome di suo cugino Ciccio Cannizzaro detto “Bummino” peraltro appare in alcuni passaggi dell’avviso di chiusura indagini. In una circostanza perché “raccomanda” gente che deve entrare all’Avr e in un’altra perché viene identificato come il “compare” del famigerato Totò Caridi, ex senatore di Forza Italia, elemento delle logge massoniche deviate reggine, già incappato nell’operazione Gotha e addirittura arrestato. Ovviamente tutti sanno del rapporto di comparaggio tra i due soggetti, sul quale i media sono tornati più volte (http://www.iacchite.blog/reggio-la-ndrangheta-di-totociccio-i-tuoi-amici-sono-nostri-amici-di-claudio-cordova/). 

Nei guai è finito anche il consigliere comunale reggino Antonio Castorina, esponente del gruppo “Partito democratico-Falcomatà sindaco” e capogruppo Dem a Palazzo San Giorgio. Stando a quanto si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, Castorina, “quale pubblico ufficiale e segnatamente quale Consigliere della Città Metropolitana di Reggio Calabria con delega, tra l’altro, in materia di Bilancio, abusando della suddetta qualità e dei pubblici poteri ad essa connessi”, avrebbe “minacciato”, talvolta “esplicitamente talvolta larvatamente, di assumere una serie di strumentali iniziative vessatorie e potenzialmente pregiudizievoli per la società privata Ase Spa (società che aveva in corso di esecuzione un appalto in materia di manutenzione e gestione integrata della rete stradale provinciale con la Città Metropolitana di Reggio Calabria)”.

Stando alle risultanze degli investigatori, nello specifico, Castorina minacciava di avviare “controlli e ispezioni sugli atti di gestione della suddetta società appaltatrice, ovvero una sensibile riduzione dei fondi stanziati in Bilancio per la manutenzione delle strade provinciali”.

Tutto ciò, si legge ancora nell’avviso di conclusione delle indagini, “per il tramite” dell’assessore regionale Domenica Catalfamo attraverso la quale, dunque, Castorina avrebbe messo in atto, scrivono gli inquirenti, “indebite pressioni sui dirigenti ed amministratori della suddetta società ed in particolare sull’amministratore delegato Claudio Nardecchia e sul Responsabile per la Calabria dell’Avr Enzo Romeo, volte ad ottenere un atteggiamento più compiacente nei confronti delle richieste sue e degli altri amministratori della Città Metropolitana in materia di assunzione del personale, di sponsorizzazioni ed altro, cosi ponendo in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere o comunque ad indurre le suddette persone offese a soddisfare le sue richieste sopra indicate, non riuscendo nel proprio intento per ragioni indipendenti dalla sua volontà ossia per il rifiuto delle suddette persone offese”.