Sanità, il superclan dei calabresi (bipartisan) è più avanti di Cetto

“Io penso che quando usciremo da questa crisi una delle primissime cose da fare sia prendere la sanità, toglierla alle Regioni e ridarla allo Stato centrale“. Marco Travaglio, ospite di ‘Accordi&Disaccordi’, il talk show politico condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi in onda su Nove, commentava così qualche tempo fa le dichiarazioni di alcuni governatori del CentroSud in merito alla paura che il sistema sanitario di quelle Regioni potesse crollare sotto il peso dell’emergenza Coronavirus. “Sentire governatori che rappresentano partiti che governano da sempre o alternativamente da decenni quelle Regioni, dire: ‘Noi non abbiamo le terapie intensive‘, oppure: ‘Abbiamo 12 posti’… Ma perché? Per quale motivo? Come si permettono? – si chiedeva il direttore de Il Fatto Quotidiano –. Io penso che quando usciremo da questa crisi una delle primissime cose da fare sia prendere la sanità, toglierla alle Regioni e ridarla allo Stato centrale. Io sarei per radere al suolo le autonomie regionali e per fare un federalismo su base comunale, ma intanto mettiamo in sicurezza la sanità”.

Purtroppo, la realtà è molto più tragica di come la dipinge Travaglio. La Calabria è già in regime di commissariamento per la sanità da più di dieci anni e come se non bastasse solo nel 2018 (anche se sembra che sia passata una vita) il primo governo Conte è stato costretto ad emanare un decreto speciale per la sanità con tanto di Consiglio dei Ministri a Reggio Calabria. Quindi, è già lo stato centrale che ha in mano la sanità in Calabria e anche da tempo. Almeno sulla carta. Risultati? Nessuno, anzi peggio. Commissari e manager, tra l’altro suggeriti dalla stessa eminenza grigia del recente passato, tale Andrea Urbani, che pure sono stati espressione delle nomine effettuate da Lega, M5s e Pd (che tanto è tutta la stessa melma: fino a ieri erano tutti al governo e al potere), hanno continuato a lasciare tutto nelle mani degli stessi protagonisti: i componenti della loggia deviata del superclan dei calabresi.

E oggi il neo presidente parassita della Regione, tale Roberto Occhiuto, è riuscito dove non erano riusciti i suoi predecessori Mario Oliverio e Jole Santelli facendosi incoronare personalmente “commissario”. I nostri politici, dunque, sono molto più avanti di Cetto Laqualunque.

“Stacchiamo la Calabria dall’Italia per fare la Calabrexit. Scaviamo un canale sopra Cosenza e uniamo Ionio e Tirreno. Facciamo il canale di Piluez” aveva tuonato Albanese versione Cetto nella trasmissione di Fabio Fazio. Lui dice che vuole staccare la Calabria dall’Italia, loro l’hanno già fatto da decenni: la Calabria per i colletti bianchi è zona franca. Da sempre. Ma siamo sicuri che Cetto lo sa. Eccome se lo sa. E i rappresentanti di questa squallida categoria sono i “boss” della sanità privata che continuano ad accumulare milioni su milioni dividendoseli con i massoni deviati della politica. In barba ad ogni controllo dello stato. Fatelo sapere anche a Travaglio.