Cosenza. Quella mattina che Corrado se ne andò: la trattoria e i “suoi ragazzi” (di Franco Panno)

di Franco Panno 

Chiusa la trattoria, Corrado finse di essersi liberato da un peso. Diceva, senza crederci, di averne abbastanza di noi, studenti squattrinati che pagavamo quando potevamo, dei camionisti che raccontavano, dopo aver bevuto il suo cattivissimo vino, sempre le stesse storie. Non ne poteva piu’ di Clelia, che lavorava di notte, non faceva l’infermiera, e parlava di un amore passato. Fingeva di averne abbastanza di tutto. L’odore di fritto, diceva, gli aveva intasato persino le idee.

Aveva piu’ tempo Corrado. Diceva, con le lacrime che gli solcavano il viso, che sarebbe cominciata una nuova vita. Intanto usciva sempre piu’ di rado. Camminava, quando lo faceva, per le vie secondarie della citta’. Arrivo’ il tempo che non usci’ piu’. Bussammo piu’ di una volta al suo citofono. Una voce rispondeva che non c’era. Tentammo piu’ volte. Una mattina passai da casa sua, un po’ di gente, un furgone, qualche insegna nero e oro. Se n’era andato Corrado. Si era negato a quelli che chiamava di nascosto, ma con orgoglio “I miei ragazzi”.

Quella sera, il silenzio era pesante. Non una parola. La primavera era esplosa. Ma non ce n’eravamo accorti. Lo scroscio delle fontane, le luci tenui del lampione piu’ del solito, davano una luce intensa. Silenzio, nella gola l’odore di fritto. Le lacrime di Clelia, piu’ bella del solito quella sera. I “Suoi ragazzi” c’erano tutti. Tony il duro cercava di tamponare il pianto con la sua manona. Il vento di primavera sapeva di fritto. Pareva di sentirlo ancora “Eccoli la’, ora posso chiudere la serata, e’ fatta”. Sempre burbero, con quelli che chiamava in privato “i miei ragazzi”. C’eravamo tutti sulla panchina quella sera. I suoi chiassosi ragazzi, avevano smarrito le parole.
Piano man, Billy Joel

Buona giornata