Fratelli d’Italia e il ministro Coccodé (di Marco Travaglio)

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Quando la deputata FdI Rachele Silvestri ha scritto al Corriere per spegnere un gossip sul bebè che avrebbe avuto da un ministro sposato del suo partito, abbiamo pensato a un tragico autogol: ora quel gossip, prima noto a poche centinaia di persone, lo conoscono tutti. Abbiamo anche pensato che non fosse una grande idea, per il ministro-cognato Francesco Lollobrigida, presentarsi ai cronisti a compiangere la Silvestri e a sfidarli con aria minatoria a fare il nome di Mister X. Anche perché pure lui il 15 marzo aveva inscenato il pianto greco sul Corriere: “Di me si dice di tutto… finisco pure nel gossip, è tutto assolutamente falso”. Purtroppo l’intervistatore non domandò quale fosse quel gossip falso. Se di solito la gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo, figurarsi quella che canta due volte in 20 giorni. Era da quando B. svelò davanti a un attonito premier danese Rasmussen il gossip su Veronica e Cacciari che qualcuno non tentava di spegnere una vocina amplificandola a un milione di decibel. Ma avevano ragione Rachele e Lollo e torto noi, che ci ostiniamo a ragionare come se esistesse l’informazione. I tg ignorano la notizia e i giornali la depistano, evitando di unire i puntini o unendo quelli sbagliati, in nome della “solidarietà” femminile contro il sessismo, che qui non c’entra nulla. E stabilendo che si tratta certamente di “calunnia” e “storia non vera”.

C’è persino chi la frulla con un altro pianto greco: quello della compagna di Elly Schlein, vittima del vile attentato di Diva e Donna che ha osato fotografarla, come se la relazione affettiva della leader del secondo partito, da lei stessa svelata in interviste e comizi (“Sono Elly, sono una donna, amo un’altra donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna”), potesse restare segreta. Tutto per non notare la cupa atmosfera di ricatti almeno potenziali che avvolge il pasticciaccio e lo rende tutta politica, da quando la deputata l’ha reso pubblico. Se dici che gira voce che il tuo bebè sia figlio di un big di FdI, tu e lui dovete dire chi è. Se dici che “la notizia è uscita su qualche organo d’informazione”, devi dire quale (ma non è mai uscita). Se dici che sei stata “costretta” al test del Dna, devi dire da chi. E prima o poi qualcuno ti chiederà di mostrarlo, quel test, perché i malevoli sospetteranno che non dica ciò che tu gli attribuisci. Se spiattelli tutto al Corriere, tirando in ballo un pezzo grosso del tuo partito, devi raccontare se ne hai parlato con lui o con altri. Se dici che la “calunnia per attaccare figure del mio partito” è nata da “cacicchi in cerca di gloria” e da “un uomo, probabilmente un politico”, devi dire chi sono e denunciarli per diffamazione. Perché con quella lettera non hai chiuso il caso: hai aperto il vaso di Pandora.