Naufragio Cutro. “La Guardia costiera sapeva ma non era sul posto”

“Quando ho chiamato la Guardia costiera per avvisarla della presenza di una barca in pericolo, mi hanno detto che sapevano già dell’imbarcazione naufragata, ma sul posto, in quel momento, non c’era ancora nessuno. Né loro e neppure i carabinieri”.

Gli imputati, Sami Fuat, di 50 anni, turco, e Khalid Arslan, di 25, e Ishaq Hassnan, di 22, entrambi pakistani, sono accusati di naufragio colposo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di altro reato. Nel corso dell’udienza davanti al Tribunale (presidente Edoardo D’Ambrosio) hanno deposto due dei pescatori che si trovavano sulla spiaggia proprio al momento del naufragio e sono stati tra i primi a soccorrere i migranti finiti in mare. Paone, In particolare, ha detto di avere telefonato alla Guardia costiera alle 4.34. “Ho riferito – ha detto il pescatore – che c’era una barca in difficoltà a causa del mare mosso dalla quale provenivano grida. La Guardia costiera mi ha risposto che ne erano al corrente. Però sulla spiaggia, nel momento del naufragio, c’eravamo soltanto noi”.
Il processo è stato aggiornato al 10 aprile per sentire tre dei superstiti che si trovano ad Amburgo e che verranno ascoltati, con rogatoria internazionale, in videoconferenza.
Intanto si é appreso che ci vorrà circa un mese per la conclusione della seconda inchiesta della Procura di Crotone sul naufragio relativa ai presunti ritardi nei soccorsi al caicco in difficoltà dopo la segnalazione arrivata la sera prima da Frontex. In questa seconda inchiesta sono coinvolti tre finanzieri ed altre tre persone di cui non si conosce l’identità.