REPLICA
L’Associazione Salvami si dissocia da quanto scritto sull’articolo dal titolo “Si fanno affari anche con i… cani: proteste e contestazioni”, pubblicato da Saverio Di Giorno per Iacchite’ e diffuso su Facebook dalla pagina “Riviera Dei Cedri News”. Visionando l’articolo appare evidente l’intento denigratorio nei confronti di Salvami.
SI FANNO AFFARI ANCHE CON I CANI (https://www.iacchite.blog/alto-tirreno-cosentino-si-fanno-affari-anche-con-i-cani-proteste-e-contestazioni/)
Innanzitutto, ci sdegniamo di vedere che un giornalista pubblichi una foto fatta ad un estratto di un documento senza provenienza dichiarata né intestazione, senza verificarne l’attendibilità. Ci domandiamo se un giornalista possa pubblicare una foto dubbia di questo genere che mostri parte di uno scritto riservato in possesso di chi l’ha inviata di cui l’Associazione non è al corrente e che non è stato reso pubblico.
Ad ogni modo, l’estratto pubblicato contiene informazioni fasulle, non verificate con l’Associazione dal giornalista in questione prima della pubblicazione. Contrariamente a quanto scritto su quell’estratto, l’Associazione ha la sua sede legale nella località Santo Stefano a Tortora, la quale è regolarmente registrata anche al Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS).
Oltretutto, contrariamente a quanto scritto, l’Associazione ha il suo regolare conto corrente bancario, dove sono meticolosamente registrate ogni entrata ed ogni uscita.
Inoltre, ogni decisione concernente l’Associazione è sempre stata deliberata ed approvata dal suo Consiglio Direttivo, compresa la richiesta di prestiti (non di certo l’emissione di prestiti, come scritto nell’estratto).
In ultimo, ribadiamo che non c’è mai stata alcuna “attività approssimativa”: tutte le attività del Consiglio Direttivo, dell’Assemblea dei soci e dell’Associazione Salvami sono state svolte in maniera regolare dal giorno della sua fondazione. L’Associazione ha sempre seguito tutti gli iter necessari per registrarsi ai canali ufficiali quali ODV, RUNTS, ENCI. Procedure, per altro, seguite di persona dallo stesso ex socio ed ex segretario che diffonde falsità, il quale è stato espulso dall’Associazione per gravi motivi.
Nell’articolo si citano una serie di disinformazioni alle quali ribadiamo di seguito. Il giornalista dice che l’ex socio “racconta” di “vari procedimenti davanti alle autorità”. In effetti si tratta di racconti, perché i procedimenti davanti alle autorità sono due: uno che dall’estratto pubblicato sembrerebbe archiviato ed uno civile in corso (concernente le falsità divulgate dallo stesso ex socio).
Ci rammarica anche di dover rispondere per l’ennesima volta a ciò che appare come un’accusa, ma è in effetti una falsità infondata, ovvero quello del “commercio dei cani”. Chi scrive cita una “autorizzazione cantonale” senza specificare di cosa si tratti. L’Associazione Salvami è riconosciuta e autorizzata non solo in Italia, ma anche in Svizzera al cosiddetto “commercio degli animali da compagnia”. Questa definizione appare nell’autorizzazione che il Veterinario Cantonale del Ticino (Svizzera) ha concesso all’Associazione. Il termine è duro, ma è quello ufficiale utilizzato in tutta Europa ed in Svizzera.
Con tutte le autorizzazioni in nostro possesso che comprendono il corretto iter sanitario e burocratico siamo dunque autorizzati a far adottare i cani anche in Svizzera. I cani, nella nomenclatura ufficiale adottata dalle autorità doganali appartengono alla categoria delle “merci”. Un termine che sicuramente aborriamo, ma che è ufficiale. Le spese di sdoganamento sono regolarmente pagate dagli adottanti nel momento in cui loro stessi passano la dogana. L’ex socio in questione conosce bene le procedure di ingresso dei cani adottati in Svizzera, poiché egli stesso aveva seguito in qualità di segretario le procedure ufficiali intraprese da Salvami.
Ribadiamo inoltre che il termine “commercio” è altamente inappropriato. Innanzitutto, un “commercio” prevede acquisti e vendite. L’Associazione non ha mai acquistato cani, ma li salva e li recupera seguendo le procedure dettate dalle leggi vigenti, alle quali si attiene scrupolosamente e le quali divulga come informazione alla popolazione. L’Associazione Salvami non vende cani, ma dal momento che ci sono spese da sostenere per il benessere del cane prima della sua adozione (cibo, antiparassitari, controlli veterinari e test, passaporto, documenti ufficiali; la lista completa è disponibile pubblicamente sul sito dell’Associazione salvami.org), viene chiesto agli adottanti un rimborso spese per coprire tali costi.
Il contributo economico richiesto ai comuni, raramente concesso, ha dunque la funzione di contribuire al sostentamento dei cani durante la loro permanenza nel Parco del Cane Salvami, che può protrarsi per tempi più lunghi del previsto. Tra i costi vanno annoverati anche quelli sanitari eccezionali che non sono inclusi nelle procedure dell’ASP, proprio come le spese sostenute dall’Associazione su un cane irresponsabilmente ingressato dallo stesso ex socio non curante delle procedure dell’Associazione di cui stesso faceva parte.
Le altre entrate dell’Associazione consistono in quote annuali versate dai soci e nelle donazioni da parte degli adottanti. Nonostante nell’articolo si parli di “soldi pubblici”, al momento l’Associazione Salvami ha ricevuto solamente un contributo da un unico comune della zona. Negli anni precedenti l’Associazione ha ricevuto dei contributi forfettari a posteriori per i cani recuperati e salvati sul territorio di due comuni – tutto rendicontato e disponibile alla consultazione.
Ciò che è stato “spiegato all’ASP” è corretto, ovvero l’Associazione Salvami non gestisce un canile né un rifugio. Ha fondato e gestisce il Parco del Cane Salvami, l’unica struttura zoofila in Calabria riconosciuta dall’ASP. Come disposto dalla legge 45/2023, i Comuni possono avere delle convenzioni con le strutture zoofile riconosciute. L’articolo 4 di tale legge cita:
“[i comuni] possono effettuare la stipula di convenzioni o accordi di collaborazione, di intesa con i servizi veterinari dipendenti dalle aziende sanitarie provinciali e con le associazioni di protezione animale, per il censimento dei cani liberi su territorio, ai fini anche della conseguenziale sterilizzazione, della loro temporanea custodia, della reintroduzione sul territorio e per l’adozione.”
Siamo tra i pochi e, senza presunzione, forse gli unici a riservare una qualità dei ricoveri così alta senza sovraffollamento nei box. Con la convenzione con la nostra struttura zoofila, i cani avrebbero sicuramente una vita migliore ed i Comuni meno spese.
Chi scrive l’articolo ha lasciato che i “racconti” di un individuo diventassero notizia, senza curarsi di verificare le informazioni ricevute con la parte in causa, ovvero la nostra Associazione, sempre disponibile a qualsiasi chiarimento.
Ci riserviamo di aggiungere queste note alla querela già esistente nei confronti dell’ex socio citato e di rivolgerci ai fori competenti per la disinformazione giornalistica pubblicata dall’articolo al quale stiamo rispondendo.
CONTROREPLICA
Gentile associazione,
dopo aver letto con molto interesse quanto scrivete viene da rispondere che molte delle cose contestate non sono mai state scritte. Non è stato scritto che il conto corrente non è regolare, non è scritto che i cani non sono trattai bene, non è stato scritto che le convenzioni non sono regolari.
Abbiamo ripreso una PEC inviata dal socio a tutti i comuni, quindi resa pubblica con queste informazioni e forse a lui dovreste rispondere. Tenere conto delle segnalazioni inoltrate per PEC è una cosa abbastanza rituale. E abbiamo riportato fedelmente un documento di archiviazione (ufficiale quindi) nel quale si legge che l’associazione si legge persegue i fini dichiarati (ottimo!) e che ha messo apposto le cose contestate, cose ribadite nel testo. Quindi dov’è la diffamazione? Grazie delle precisazioni