“’Ndrangheta e politica: 200 nomi per 200 storie”. Il nuovo MillenniuM – disponibile da domani venerdì 17 ottobre – parte da questo dato che non ha precedenti in Europa: appunto 200, tra parlamentari e amministratori locali, negli ultimi anni sono finiti coinvolti in indagini che riguardano la terza mafia. Pubblichiamo le “pagine gialle” con tutti i nomi e le vicende giudiziarie. All’interno anche reportage, interviste a Enzo Ciconte e al pm Stefano Musolino e un articolo sull’assurda storia della Commissione antimafia calabrese, di cui qui sotto pubblichiamo un estratto.
di Danilo Chirico
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Anche la Calabria ha una Commissione regionale antimafia. Ma sin dall’istituzione 23 anni fa, nella terra dov’è nata la mafia più potente d’Europa, non ha mai svolto un’attività di indagine, né scritto una relazione, né analizzato le connessioni mafia-politica. Quanto alla Regione, nella lotta alla ’ndrangheta ha investito quattro centesimi per ogni cittadino calabrese. Sono gli 80 mila euro (per quasi due milioni di abitanti) messi a bilancio nel Psla, il Piano speciale legalità, antiracket e antiusura 2025. “Non sono pochi soldi –ribatte Pietro Molinaro, presidente uscente della Commissione consiliare contro il fenomeno della ’ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa, questo il nome completo – Sono solo quelli del bilancio regionale. Abbiamo attivato anche altri canali, a partire dai fondi europei”, non ancora disponibili.
La pensa in maniera radicalmente opposta Giuseppe Politanò, coordinatore calabrese di “Avviso pubblico”, la rete degli enti locali contro le mafie: “Sono briciole, ma non mi stupisco: sul piano politico il tema ’n d ra ngheta semplicemente non esiste”.
Eppure gli strumenti per un’efficace politica antimafia ci sarebbero. La Commissione funziona dal 2002. A presiederla nella scorsa legislatura è stato chiamato Molinaro, un imprenditore agricolo del Cosentino, già capo della Coldiretti, eletto nella Lega e poi passato in Fratelli d’Italia. Ben 39 le proposte di legge a sua firma, dal cicloturismo alle bande fino all’educazione creditizia e al sovraindebitamento.
E forse non è un caso che la cifra maggiore del Psla (ben 57 mila euro su 80 mila) riguardi proprio il sostegno dei sovraindebitati. “Ho scoperto una Commissione importantissima. Non sapevo per esempio della possibilità di monitorare il sistema sanitario” spiega. Com’è andata? “Abbiamo iniziato, ma poi s’è interrotta la legislatura”. Peccato. Perché oggi un bilancio sulla commissione rischia di essere fondato più sulle mancanze che sugli atti promossi.
Certo, la commissione calabrese non ha i poteri speciali di quella parlamentare, tuttavia la legge le attribuisce la possibilità di “vigilare e indagare” sull ’attività della Regione, su “possibili infiltrazioni e connivenze mafiose”, finanziamenti e appalti.
“E perché avremmo dovuto fare una relazione? Non ci è stata palesata questa esigenza durante le audizioni. E poi su cosa farla questa ind a g i n e? ”. C’è l’imbarazzo della scelta: la sanità, che viene da un lunghissimo commissariamento, ha un indebitamento m ons tre e gode del record negativo di Aziende sanitarie sciolte per mafia (ultimo caso, Vibo Valentia, nel 2024). O i comuni. Quelli in cui gli amministratori vengono minacciati o quelli sciolti per mafia (la Calabria è la regione con il primato: oltre 130 gli scioglimenti dal 1991 a oggi). Ma Molinaro ribatte: “Hanno già scritto molti autorevoli personaggi, dovevamo fare un altro libro?”.