In molti ci chiedono ancora oggi come mai il procuratore Gratteri in sette anni di “soggiorno” a Catanzaro non ha messo un freno alla corruzione mafiosa dilagante a Cosenza. Anche il blitz del 1° settembre 2022, al di là del deciso intervento su Rende (che era più sputtanata della porta della chiesa madre sconsacrata…) ha lasciato tutto inalterato a Cosenza e soprattutto non ha “osato” toccare il potere degli Occhiuto e di Carmine Potestio. Noi non abbiamo risposte ma possiamo raccontare fatti e quello che abbiamo ormai spiegato più volte ai cosentini forse aiuta a capire come funziona la giustizia in Calabria…
La notizia dell’Epifania 2018 era maturata nel corso della serata. Il tam tam era partito velocissimo sul web a partire dalle sette e mezza, forse anche le otto meno un quarto, quando sulla pagina FB del noto ristorante “Le Cucine di Palazzo Salfi”, ufficiosamente pignorato e da sempre nella disponibilità (ma forse sarebbe meglio definirle “grinfie”) del sindaco-cazzaro Mario Occhiuto, appare un selfie che ha dell’incredibile e che ritrae il prestanome del primo cittadino, cioè Renato Nuzzolo, insieme al procuratore della DDA di Catanzaro Nicola Gratteri.
A quei tempi quel ristorante, che adesso – finalmente – è stato venduto all’asta, era gestito da uno dei tirapiedi di Occhiuto, tale Renato Nuzzolo appunto, faccendiere operante nel settore della pubblicità (è il gestore guarda caso dell’agenzia pubblicitaria del parcheggio Bilotti, già attenzionato dalla DDA!) e successivamente “improvvisamente” imprenditore del settore gastronomico, perché è anche il gestore del lussuoso bed and breakfast del centro storico che sponsorizza Occhiuto e di altri locali in città. Per non parlare dei suoi interessi a Palazzo Compagna insieme al “marchese” Bilotti (e qui scivoliamo addirittura nell’arte e nella cultura!) “improvvisamente” andati in fumo il 18 agosto 2017. E infine – dulcis in fundo – secondo molte segnalazioni prestanome di Occhiuto anche per fake e profili falsi. Insomma, un soggetto perfetto per la banda del cazzaro.
La notizia che si materializzava in quella indimenticabile serata di inizio 2018, dunque, era clamorosa. Per il cenone-veglione dell’Epifania l’ospite d’onore era nientepopodimenoche il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, che, di norma, questi soggetti li dovrebbe perseguire e non certo andarci a cena per giunta in un locale pignorato, anche se – in quel periodo – “a nonna” come si dice a Cosenza.
Che Nuzzolo sia un prestanome di Occhiuto a Cosenza lo sanno anche le pietre e che questo locale sia stato gestito dalla sorella del cazzaro e poi pignorato lo sanno anche coloro che non masticano politica. Quindi c’è da domandarsi seriamente come mai un magistrato come Gratteri sia stato lì e come mai sia stato addirittura disponibile a farsi ritrarre con un personaggio del genere. Ma tant’è. Per non parlare del fatto che il nome di Mario Occhiuto compare molto spesso nei verbali dei pentiti nelle inchieste portate avanti proprio da lui sulla corruzione e sul voto di scambio a Cosenza.
Insomma, siamo veramente alla frutta. E a beneficio di Gratteri, gli ricordiamo cosa c’era dietro questo locale e la sua storia truffaldina. Che soltanto dopo anni e anni è stata interrotta e solo quando gli Occhiuto hanno definitivamente mollato l’osso avendo capito che non era più cosa.
LE CUCINE DI PALAZZO SALFI: LA STORIA DEL PIGNORAMENTO
Si può amministrare seriamente mentre si è inseguiti dai creditori? Se lo chiedeva Pablo Petrasso sul Corriere della Calabria nel corso del mese di dicembre del 2012, quando ancora Occhiuto non finanziava il giornale on line diretto da Pollichieni.
Si riferiva al sindaco Mario Occhiuto, che aveva dovuto fare i conti con chi in piena campagna elettorale gli metteva in piazza la sua disastrosa situazione finanziaria. Come si può governare quando altri sono i tuoi pensieri? Come si può lavorare all’interesse collettivo quando si è condizionabili da cose di questo tipo?
L’implacabile Enzo Paolini aveva tirato fuori una serie di cambiali protestate e le ipoteche ma il settimanale aveva documentato pignoramenti sullo stipendio che Occhiuto percepisce dal Comune. Grazie a una nota del Banco di Napoli, in particolare, il giornalista aveva scoperto che Occhiuto aveva subito un pignoramento monstre di 2milioni 194mila euro.
L’atto non spiegava quale fosse il provvedimento da cui è scaturito il debito e ovviamente anche Occhiuto avrà pensato a tutelarsi nella maniera più opportuna.
Poi, grazie a una provvidenziale visura camerale, siamo stati in grado di dimostrare che la vicenda era legata alla chiusura di Palazzo Salfi, fabbricato di interesse storico nel rione Paparelle della città vecchia, all’interno del quale c’è il mOa (Mario Occhiuto Architetture) ovvero lo studio di architettura del sindaco e anche un ristorante, “Le Cucine di Palazzo Salfi”, al quale il primo cittadino è stato sempre legato anche se non risultava nella proprietà, affidata alla sorella Giuliana.
Parliamo di situazioni che si trascinano e che hanno determinato la chiusura dello studio di architettura e del ristorante ormai da molto tempo. E che sono rimaste più o meno riservate perché nessuno si è premurato di andare a verificarle.
A dire il vero, il sindaco Occhiuto, nella primavera del 2014, ha provato in tutti i modi a uscire dal guado coinvolgendo un “finanziatore” nella sua società.
Scorrendo la visura camerale risulta evidente che Mario Occhiuto ha un sacco di problemi. E così, dopo il suo riverito nome, seguono quelli di Zeta Tre Srl ed Equitalia Sud SpA, che compaiono nel documento perché titolari di diritti su quote sociali. La Zeta Tre Srl ha ricevuto in pegno le quote della società di Occhiuto nella sua qualità di creditore pignoratizio.
Equitalia invece risultava nella visura camerale con il termine “pignoramento”ed è stato proprio questo inghippo a determinare la chiusura del mOa e delle Cucine di Palazzo Salfi.
Quella antistante Palazzo Salfi, edificio dalla ottocentesca architettura in stile pompeiano, è una delle più belle piazze contemporanee di Cosenza.
Il Palazzo riporta a un celebre casato che diede i natali al più famoso dei Salfi, Francesco Saverio, letterato, politico (fu consigliere del re Gioacchino Murat e compositore di liriche tragiche per Napoleone Bonaparte) e librettista.
Palazzo Salfi, un unicum nel paesaggio urbano cosentino, è stato oggetto di un lungo restauro curato dall’architetto Mario Occhiuto.
La piazza ospita l’installazione di opere d’arte come “I viaggiatori” di Maurizio Orrico e “Le dormienti” di Mimmo Paladino.
Quest’ultima opera è stata anche al centro di una polemica tra l’artista e il sindaco. Paladino infatti non aveva dato il suo consenso all’esposizione dell’opera facendo fare una delle tante figure barbine al nostro primo cittadino.
Quanto a “I viaggiatori”, le statue sono sempre lì ma a quanto pare mancherebbero delle autorizzazioni, non certo comunali.
E così il sindaco, mentre brigava per demolire la statua di Gesù Cristo a via Popilia e non toccava le numerose altre in giro per la città, espone le sue “perle” davanti al suo studio professionale pignorato. E a quanto pare rientrava anche in possesso delle Cucine di Palazzo Salfi quando c’è da celebrare qualche evento privato.
In due parole: la solita “giustizia alla cosentina”.
IL FINANZIATORE
Ma torniamo al tentativo fatto dal sindaco di ritornare nella titolarità di Palazzo Salfi. Occhiuto ha cercato a lungo un finanziatore per pagare questi benedetti due milioni e, secondo quanto risulta dalla visura camerale, lo aveva anche trovato,
Questo finanziatore, l’imprenditore Davide Barzan, ha acquisito il 45% delle quote ma aveva subordinato il completamento dell’operazione a un altro movimento finanziario: l’acquisizione del Cosenza Calcio. Che però, ahilui, non andò a buon fine.
E così Palazzo Salfi e le sue Cucine sono state (ufficialmente) in una prima fase chiuse per… debiti e pignoramento. Ma nessuno doveva scriverlo… Perché, come in tutti i segreti di Pulcinella che si rispettino, Occhiuto continuava a utilizzare Palazzo Salfi come meglio credeva.
E così il sindaco “usava” Palazzo Salfi per incontrare l’architetto Calatrava, per esempio, ma molto spesso – giusto per fare un altro esempio – per bellissimi ricevimenti matrimoniali, tipo quello di Cirò quando andava d’accordo col cazzaro e tanti altri ancora. Alla fine, come detto, Palazzo Salfi è uscito fuori dalle grinfie degli Occhiuto ma la sua “storia” e la leggendaria ospitata di Gratteri, “pilotata” da quell’editore che sguazza sulla terrazza (che fa anche rima) resterà per sempre nella storia “nascosta” e inconfessabile della città di Cosenza.