A Cosenza la politica non esiste: solo grandi famiglie e capibastone (di Lucio Musolino)

di Lucio Musolino

Fonte: Il Fatto Quotidiano

“Volete parlare delle prossime elezioni regionali? Lasciamo perdere e beviamoci su. Provate questo, è mondiale”.
Il nostro interlocutore non vuole sentire ragioni. Quindi beviamo “Jefferson”, un infuso di erbe prodotto nel Cosentino, a Montalto Uffugo, che si è davvero aggiudicato l’Oscar di migliore liquore del mondo al Worlddrink awards di Londra. “La grande politica in questa città è morta. Alla salute!”.

NON È UNA FAVOLA, perché la grande politica a Cosenza è esistita davvero. Pietro Manciini, avvocato, nel fuoco del vincente fascismo fondò la prima sezione socialista della città. Un combattente popolare che i suoi concittadini elessero deputato a pieni voti. Alla vittoria del regime fu confinato, ma nell’Italia liberata fu prefetto di Cosenza, poi di nuovo deputato e ministro.

Pietro Mancini

Suo figlio Giacomo fece la Resistenza, divenne deputato e fu ministro più volte, fino a diventare segretario nazionale (prima di Craxi) del suo partito. Suo avversario storico era Riccardo Misasi, democristiano, che a 26 anni salì a Montecitorio e diventò ministro di dicasteri importanti.

Giacomo Mancini

Certo, non stiamo parlando di personaggi in odore di santità. Raccoglievano il consenso d’opinione delle borghesie colte, ma anche delle clientele, esercitavano il potere e lo ac-crescevano manovrando quote importanti di finanziamenti pubblici. Se Giacomo Mancini imponeva la costruzione della Salerno – Reggio Calabria, Misasi rispondeva fondando l’Università della Calabria nella piana di Rende. Sprechi, appalti pilotati, assunzioni clientelari, dagli operai dell’Anas ai docenti universitari, ma la realtà è che ai giorni nostri non è più un tormento arrivare in macchina in Calabria, e l’Università di Arcavacata di Rende è un polo di studio d’eccellenza.

MA OGGI, CHI comanda a Cosenza, qual è la qualità della politica? Il nostro interlocutore a questo punto perde la pazienza, tracanna un altro liquore e ci congeda bruscamente: “Oggi comandano i pieji(i peggiori) e le famiglie”.
Eccole le famiglie in fila e in ordine di importanza e rigorosamente bipartisan. Gentile, Occhiuto, Santelli, per il centrodestra, Adamo (Bossio), Oliverio, per il centrosinistra.
Jole Santelli, un ventennio in Parlamento, sta facendo una campagna elettorale che i più giudicano “moscia”.

I SUOI spin doctor le hanno fatto pubblicare certe foto eccessivamente casalinghe. Jole a casa sua che a piedi nudi sorseggia un tè, Jole che smanetta al portatile. È stato un boome-rang. Peggio è andata in un confronto tv con gli altri cand idati quando ha parlato del dramma dell’emigrazione giovanile, che in Calabria ha proporzioni da esodo biblico. “Anch’io sono partita quando avevo 18 anni per andare a studiare e poi sono tornata…”. Troppo.

Chi ha memoria lunga ricorda gli anni passati da “Jole l’emigrante” nello studio Previti, poi con Marcello Pera al Senato, infine da deputata. La mossa azzeccata, invece, è stata quella di far dimenticare ai cosentini che l’onorevole è stata anche vicesindaco della città. Un bel passaggio del cerino acceso nelle mani di Mario Occhiuto, il sindaco. Perché il Comune, dove la sorella di Jole, Roberta, già al Senato come capo della segreteria di Marcello Pera, è stata mem- bro dello staff del sindaco, è in pieno dissesto finanziario.
Una Caporetto del bilancio certificata dalla Corte dei conti. E non è l’unica grana per Occhiuto, indagato per associazione a delinquere transnazionale in una inchiesta che vede coinvolti anche l’ex ministro all’Ambiente Corrado Clini e l’ex assessore di Palazzo dei Bruzi, Martina Hauser, compagna del ministro.

Guai a parte, la Santelli già si sente prima governatrice della Calabria. Grazie a liste forti, pie-ne di portatori di voti e transfughi del centrosinistra, al sistema elettorale che non pre vede il voto disgiunto, e soprattutto al sostegno dei Gentile brothers.
INNANZITUTTO Pino, che a 76 anni, incurante della condanna a restituire 63 mila euro per la Rimborsopoli calabrese, sta facendo la sua ottava campagna elettorale da consigliere regionale. La prima fu nel 1985. Lo affiancano la figlia Katya, che è stata vicesindaco della città e studia da prossimo sindaco, e il fratello Tonino, senatore e più volte sottosegretario.

L’altra famiglia politica, ma di sponda diversa, è quella degli Adamo-Bossio. Il marito Nicola, coinvolto nella maxi-inchiesta di Catanzaro e colpito dal divieto di dimora, e la moglie Enza, combattiva (soprattutto contro il procuratore Gratteri) parlamentare del Pd. In questa tornata sono fuori gioco, colpa delle iniziative giudiziarie, e soprattutto della scelta di Zingaretti di non ricandidare il loro referente Mario Oliverio.
La Lega, che alle ultime Europee a Cosenza e provincia portò a casa il 22,82%, è in imbarazzo per il caso Alfio Baffa, numero due della lista per le regionali.

SI TRATTA di quel personaggio diventato stella del web dopo la pubblicazione di un video che lo riprende in una vasca idromassaggio mentre sorseggia rhum e saluta i suoi amici del “revenge porn”.
“Quindi abbiamo fatto bene – dice Francesco Noto – a scaricare davanti all’albergo di Salvini quando è venuto a Cosenza, una montagna di letame”. Personaggio della città che non si rassegna, Ciccio è famoso perché l’estate scorsa staccò l’amplificazione a un comizio del “Capitano” a Soverato. “La città non sa per chi votare, e molti verranno chiamati dai capi-clientela all’ultimo momento”, èl’analisi di Ferdinando Gentile del Comitato “Prendocasa”. “Una speranza erano i 5stelle (31,17% alle Europee, ndr) ma hanno deciso di trombare il loro candidato prima del voto. Non arriveranno al 4%”. Auguri di buon voto ai cosentini che a urne chiuse brinderanno alla loro immutabile città. Ma con un liquore da Oscar.