Calabria 2020: Katya dei Cinghiali, Mario e l’amore ritrovato

Non dev’essere un momento facile questo per Katya Gentile, della famiglia dei Cinghiali e lo si capisce dalla isterica reazione che ha avuto dopo aver appreso che nella lista del papà c’è un candidato non in regola con le norme che disciplinano la candidatura dei cittadini alle elezioni regionali. Ma non è solo questo il problema che angoscia Katya dei Cinghiali: ce n’è un altro ancora più grande. Ed è quello di ritrovarsi nuovamente, suo malgrado, dopo l’ormai famosa stretta di mano tra il Cinghiale classe ’44 e Maruzzu, di nuovo nella stessa “paranza”. Dev’essere dura oggi per lei spiegare a chi ha ancora due neuroni che funzionano il perché si trova a “sponsorizzare” chi fino a qualche giorno fa accusava, giustamente diciamo noi, di ogni genere di reato: dal ladrocinio continuato e reiterato, alla corruzione. Perché tutti sanno che Katya dei Cinghiali sono anni che ci ammorba con i suoi racconti, molti dei quali si sono trasformati in denunce e interrogatori vari, sulle malefatte di Mario Occhiuto, e in particolare su tutti gli imbrogli avvenuti al quarto piano di Palazzo dei Bruzi. Tutta roba vera diciamo noi.

Katya ha più volte denunciato, con tanto di interrogatorio in Tribunale, gravi fatti di corruzione avvenuti a Palazzo dei Bruzi in merito all’assegnazione di alcuni lavori pubblici: vedi piazza Fera, e affidamenti diretti. Non solo, ha disegnato con i suoi racconti, giustamente diciamo noi, un quadro allarmante di corruzione e gestione della cosa pubblica, nell’era occhiutiana, che dire “malandrinesca”, è dire poco. Un quadro che ovviamente comprende tutti i soggetti che con Mario Occhiuto hanno amministrato fino ad oggi la città, Santelli in primis. Lo stesso Mario Occhiuto, che oggi è di nuovo alleato della famiglia dei Cinghiali di Cosenza. Verrebbe da chiederle: ma per te, oggi, Mario Occhiuto è sempre quello che fino a qualche giorno fa descrivevi come un bugiardo patologico dedito al malaffare, oppure hai cambiato giudizio su lui? E se non hai cambiato giudizio su di lui, e di conseguenza neanche su chi, stando alle tue parole, insieme a lui si è macchiato del disastro in cui versa oggi la città, come fai a “portare” la Santelli? Forse che di colpo sono diventati, entrambi, bravi e onesti amministratori?

Non dev’essere facile per lei rispondere a questa domanda, infatti non risponderà, perché, suo malgrado, non può, ed è per questo che – cinghialmente parlando – capiamo tutte le cazzate che sul suo post ha scritto. Lo sappiamo: non poteva fare altrimenti. Di più, la capiamo finanche nella sua pochezza, specie quando cerca di mettere in scena i suoi rovinosi tripli salti mortali carpiati avviatati, a cui abboccano solo i “mammalucchi”, nel puerile quanto ipocrita tentativo di tirarsi fuori dagli incagli in cui spesso si ficca, come nel nostro caso. La comprendiamo e la capiamo: non dev’essere facile per lei questo ritorno al passato a cui è stata, di fatto, costretta. E non certo dagli eventi dettati dal caso, ma, come sa bene Katya dei Cinghiali, dalla necessità di papà Cinghiale di stringere accordi politici che come sempre hanno al centro “grandi interessi personali” che non possono essere certo danneggiati dal suo atteggiamento ostile nei confronti della Santelli e di Occhiuto. Altro Katya, poverina, non può fare, le tocca stare zitta. Contro i giganti lei da sola non può niente.

Ma non ci fermiamo qui: capiamo inoltre la necessità di scendere in campo a difesa del padre, e per questo capiamo anche l’uso improprio di armi non convenzionali, come la bugia. Anche se questo un po’ ci dispiace perché Katya nel caso di Occhiuto ha detto la verità ma comprendiamo i motivi che la spingono a tanto. Non può fare altrimenti. E pensare che era proprio lei che accusava Mario Occhiuto di dire menzogne. Come cambia il mondo. E in men che non si dica.

Katya ci accusa di aver costruito una fake news sulla candidabilità o meno della signora D’Angelis, unica donna presente nelle lista del padre. E lo avremmo fatto omettendo, o meglio cambiando, nel riportare la legge elettorale, il termine ineleggibile, con il termine incandidabile. E lo dice come se questo potesse stabilire in qualche modo, visto l’insano quanto condizionabile gesto dello scambio dei termini, la veridicità o meno della notizia. Come se bastasse l’assimilazione di un termine, o la sintesi di un articolato di legge di un articolo giornalistico – tra l’altro necessaria, vista la “longaria” della materia – per “condizionare” l’interpretazione o l’applicazione da parte di un giurista, della norma. Roda da ridere una giornata intera, dalla quale traspare, però, anche una sua grande paura (lo si deduce dall’improbabilità del suo argomento sciorinato come contro tesi) che è quella che qualcuno, giuridicamente parlando, attirato magari dalla nostra “sirena”, possa mettere il naso nella faccenda. Che come ha ammesso lo stesso Pino Gentile presenta un grave vizio di forma ma che, a suo dire, non pregiudica la lista. Da qui il vano, e comprensibile (sotto il profilo umano) tentativo di screditare la notizia, messo in atto da Katya, nella speranza di potersi coprire di un abito che oramai non vede nessuno. Come a dire: la regina è nuda.

Noi abbiamo solo posto una questione, una domanda a chi dell’argomento se ne intende: l’ineleggibilità (che per noi che non siamo giuristi equivale a incandidabilità) confessata anche da Pino Gentile, della signora D’Angelis, una volta accertata da chi di dovere, pone, secondo voi giuristi, una questione di ricusazione della lista visto che la signora è l’unica donna presente nella lista, e tale assenza produce una palese violazione della norma sulla presenza di genere? Indipendentemente dall’orribile assimilazione dei due termini che noi ignoranti in materia abbiamo fatto, indipendentemente se la signora sarà eletta o meno, è innegabile che si pone una questione di natura giuridica, vista l’unicità del caso. Tant’è che noi nel titolo dell’articolo abbiamo usato il punto interrogativo: Calabria 2020, centrodestra: Giuseppina D’Angelis non è candidabile. Salta la lista di Pino Gentile?

Sull’ineleggibilità della signora non ci sono dubbi, lo dicono le carte, e la questione è facile da capire anche per chi come noi non ha dimestichezza con la giurisprudenza.

Ma andiamo per ordine e carti ara manu.

Giuseppina D’Angelis, già assessore al Comune di Guardia Piemontese, viene assunta presso il Consiglio Regionale nel mese di settembre 2019, assunzione che suona, come tutte quelle che avvengono a ridosso delle elezioni, politico/clientelare, ma di questo, non c’è prova. Ma come si dice a Cosenza: “ammuccia ammuccia ca para tutto”. Si sa come funzionano certe cose da noi. Dell’assunzione della signora, però, di seguito carta canta.

Guarda il caso qualche mese dopo la signora, che ovviamente è libera di presentarsi con chi vuole, la ritroviamo come unica donna candidata nella lista di Pino Gentile. La cosa ci incuriosisce e approfondiamo. Scopriamo che la signora, dopo una richiesta di accesso agli atti, ha presentato la richiesta di aspettativa dal lavoro, il 30 dicembre, ovvero due giorni dopo la chiusura ufficiale per la presentazione delle liste. Anche qui carta canta.

Un fuori “tempo massimo” che la legge punisce con “l’espulsione” del candidato. E anche qui la legge canta, non c’è possibilità di altra interpretazione. Qui non serve essere azzeccagarbugli per capire, la legge su questo punto è chiara.

https://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/5/20040608133951_10-113-232-21.pdf?fbclid=IwAR12aN7gpgKk4yqJlFUbm9Pj_TIy8nrng6veoN_nQQJOzK4EMEQ17laexrk

Dunque: la signora D’Angelis, prima o dopo la sua eventuale elezione, sarà cacciata dalla lista al 100%, e allora che succederà? La lista di Pino Gentile, formata da soli uomini, continuerà ad essere “a norma” di legge?