di Saverio Di Giorno
Se si dovesse consegnare alla storia questo anno calabrese, infiocchettato, con un biglietto di sopra bisognerebbe scrivere qualcosa del tipo: qui giace la Calabria, morente per omicidio volontario in concorso con ignoti. In concorso con ignoti. È con frasi del genere, infatti, che storicamente in Italia tutte le indagini e le vicende spinose sono state archiviate, buttando in carcere qualche povero disperato per far tacere i media, i giudici e la gente. Ma soprattutto per proteggere gli ignoti che così restano tali.
Questo è stato l’anno di Pasolini. Intellettuale mai digerito dall’Italia. Lui che buttava il corpo nella lotta e con il corpo raccontava e testimoniava gli avvenimenti: anche lui ammazzato da Pelosi in concorso con ignoti, forse vicini alla Banda della Magliana, forse attirato in un tranello per riavere la pellicola del suo ultimo film-denuncia. In concorso con ignoti. Chi sono? Chi sono i mandanti?
Questo è stato l’anno di Bergamini e anche per lui probabilmente ci dovremo accontentare della verità banale, quella che ormai manca solo nelle carte di tribunale. Quella verità che per tutti gli altri è un segreto di Pulcinella in questa Calabria da scadente Commedia dell’Arte. Ma tutto il resto resterà ignoto: i salotti che l’hanno pensato, i luoghi dov’è maturato, le coperture servite. Eppure, i pezzi ci sono: il corpo riesumato che parla, i testimoni muti, gli avvocati compromessi … tutto un altro puzzle. E resteranno tali perché questo è il sistema: una verità parziale è necessaria perché ci sia l’ignoranza sostanziale. Bisogna dare in pasto qualcuno bruciato o qualche fallito perché chi conta possa salvarsi.
Eppure, quelle verità ci sono. Anche se non impresse nei fogli sono impresse nei corpi. Quello martoriato di Pasolini: impossibile che fosse stato il solo gracile Pelosi. Sul corpo di Pasolini si può raccontare l’Italia e le sue miserie: il bigottismo che giudica i diversi, ma anche i Poteri occulti che lui denunciava. Così su quello di Bergamini si possono raccontare la Calabria con i suoi stracci. Il corpo di Bergamini, il corpo di tutta la Calabria. Le verità della carne è quella che resta a chi non ha la verità della Legge scritta dai magistrati incappucciati, a chi non ha la verità delle indagini, la verità della Storia che soffoca sotto la sabbia e nei cassetti. La verità della carne, come Cristo con le sue piaghe quella di tutti i poveri cristi che non hanno altri mezzi per dimostrare le loro verità. Sono i corpi malati dei calabresi che rimandano le loro cure perché non possono pagare quelle costose dei privati, sono i corpi morti dei calabresi perché l’ambulanza è arrivata tardi e non ci sono più, una verità che tossisce, malformata o piegata dai tumori dei corpi nati e cresciuti in territori dove si è sversato e coperto. Le uniche parole vere che possono uscire da un anziano calabrese ad un ragazzo è quello che disse Eduardo De Filippo: “jatevenne”. Andatevene.
Lettera di un padre calabrese a sua figlia (tratto da “Oltrepassare”): https://www.youtube.com/watch?v=8snEHMF8_kI&t=4s
Sono i corpi piegati nei canteri eterni, senza tutele, senza criteri. È questo esercito di sciancati che con la loro stessa esistenza denuncia. Con la loro stessa presenza sbertucciano i tribunali che si affrettano a chiudere le vicende con indagini e sentenze ridicole. Mentre loro impiegano anni per arrivare a qualche carta di sentenza su Pittelli, su Manna e pochi altri ‘ndranghetisti venduti dai loro amici, i corpi dei poveri cristi denunciano i loro padroni arricchiti e protetti.
Di quelle morti bisogna chiedersi: chi ci ha guadagnato? Chi ci ha guadagnato dalla morte di Pasolini? Chi ci ha guadagna dalla lenta morte della Calabria. Ecco quindi che anche quest’anno e ogni volta tocca ripeterli gli unici che continuano in qualche modo a guadagnarci in vari modi: economicamente, politicamente, professionalmente. Guardate le carriere di chi ha obbedito e di chi si è ribellato. Che siano avvocati, giudici, imprenditori, politici o combinazioni di questi: i Manna, Valea, Staiano, Pittelli, Spagnuolo, Greco, Gentile, Citrigno, Morrone, Magorno, Occhiuto… E potremmo continuare per tutto l’anno…